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Appello per le Aree Protette

Dall'Associazione 394, associazione che raccoglie i dipendenti dei parchi nazionali, riceviamo questo appello che sottoscriviamo e appoggiamo. Appena pochi giorni fa inviammo una lettera al Ministro Stefania Prestigiacomo per denunciare il taglio di 50% dei fondi destinati al funzionamento dei Parchi Nazionali, delle riserve e delle aree protette in generale, previsto dalla manovra finanziaria. Evidentemente, purtroppo, il peso politico del Ministero dell'Ambiente e l'attenzione del Governo nei confronti  delle aree protette è tale per cui il taglio previsto è rimasto inalterato nella sua dimensione. Tutto ciò accade nell'anno che la Comunità Internazionale ha dedicato alla tutela della Biodiversità e di cui troppo spesso si parla senza far seguire scelte politiche e comportamenti adeguati affinché la biodiversità sia effettivamente tutelata.

 

 

Cari amici,

le martoriate vicende delle aree protette nazionali, che si trascinano ormai da diversi anni, sembrano ormai essere giunte ad un triste epilogo: la manovra approvata ieri in Senato prevede, infatti, il taglio del 50% dei contributi ordinari agli enti vigilati dai ministeri e, quindi, anche a tutte le aree protette nazionali (Riserve, Parchi Nazionali e Aree marine protette). Il dimezzamento dei finanziamenti comprometterà  totalmente il funzionamento di enti che operano già con scarsissime risorse, umane e finanziarie. Né avrebbe senso, come viene ventilato, rendere i parchi economicamente autosufficienti: ciò non avviene nemmeno per la Cappella Sistina o gli Uffizi (per non dire del Parco dello Yellowstone).

Tutte le riserve e i parchi nazionali costano oggi, infatti, appena un caffè all'anno per ogni italiano. Un costo irrisorio quindi ma che, non senza problemi, consente di attuare fondamentali politiche, anche comunitarie, di conservazione e sviluppo sostenibile nei luoghi di maggior pregio ambientale d'Italia. Non una spesa passiva, quindi, bensì un investimento in grado di generare un significativo indotto principalmente legato al turismo e di cofinanziare importanti progetti comunitari, facendo giungere cospicue somme di denaro nel nostro Paese.

I parchi esisteranno pertanto solo sulla carta oppure, come ha dichiarato il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, si sarà costretti a chiuderne la metà per consentire agli altri di sopravvivere. Quali saranno, allora, le conseguenze?

La fauna, i boschi, il paesaggio, le coste e l'acqua nelle aree naturalisticamente più importanti d'Italia (si pensi a Stelvio,  Dolomiti Bellunesi, Cilento, Gran Sasso, Abruzzo, Sibillini, Gran Paradiso, Foreste Casentinesi, Gargano, Arcipelago Toscano, Aspromonte e molte altre) saranno esposte al saccheggio di speculatori e potenti multinazionali, nonché di bracconieri ed ecomafie. Il turismo calerà. Numerosi animali  già a rischio come l'orso bruno, il camoscio appenninico, la lontra e il capriolo italico, saranno molto più soggetti al rischio di estinzione. Si aprirebbero altre pesanti procedure di infrazione da parte dell'Unione Europea.

Nelle ultime settimane c'è stata una mobilitazione delle associazioni e di singoli parchi, ma non è stato sufficiente: il Ministro, nonostante le rassicurazioni anche a mezzo stampa, non è riuscita a far modificare la manovra di "solidarietà e responsabilità", come l'ha definita ieri Tremonti, che, proprio nell'Anno internazionale per la Biodiversità, cancella di fatto anche i parchi nazionali.

 

L'Associazione "394" del personale delle aree protette ha deciso di testimoniare questo momento gravissimo per i parchi nazionali con un sit-in/presidio a Roma venerdì 23 luglio, con modalità in corso di definizione.

Per maggiori informazioni: http://www.associazione394.it.

 

Il cunicolo geognostico del TAV Torino-Lione

WWF Italia, Pro Natura, Legambiente, Italia Nostra

 

Alta Velocità Torino-Lione

CON LA V.I.A. SUL CUNICOLO DE LA MADDALENA SI PARTE MALE

GLI AMBIENTALISTI CONTESTANO IL PROGETTO LTF E LA LEGGE OBIETTIVO

 

Le associazioni ambientaliste  WWF Italia, Pro Natura, Legambiente e Italia Nostra ritengono non valida la procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) per il cosiddetto cunicolo esplorativo La Maddalena, collegato alla realizzazione della nuova Linea ad AV/AC Torino-Lione.

 

Gli ambientalisti ritengono che il Governo abbia compiuto un passo falso che rischia di avallare procedure falsate e scontentare l’Europa.

 

Le associazioni  contestano che: a) questo intervento possa essere separato dalla valutazione del tunnel di base;  b) la qualità della progettazione di LTF SAS (società pubblica italo-francese incaricata della realizzazione del tunnel); c) il reinserimento dell’intervento di autorità nella Legge obiettivo, che emargina i Comuni e cittadini, nonostante gli impegni assunti sin dal 2005 con gli enti locali della Val Susa e con l’Europa dal 2007. 

Su tutti questi aspetti le associazioni ambientaliste hanno intenzione di avviare iniziative nei confronti dell’Europa e di ricorrere alla giustizia amministrativa

Questi i punti salienti delle Osservazioni inviate dalle associazioni ambientaliste oggi 15 luglio (nei termini previsti per legge) ai Ministeri dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare e al Ministero dei beni e delle attività culturali, nell’ambito della procedura VIA.

 

Le associazioni hanno formato un gruppo di lavoro di 13 esperti, che in  due mesi ha rilevato ben 58 tra carenze, elusioni ed omissioni presenti nella documentazione redatta da LTF SAS, nell’ambito della procedura di VIA in questione che, ad avviso dei sottoscritti, non consentono di considerare tale documentazione rispondente agli standard per la progettazione e agli standard richiesti per la redazione dello Studio di Impatto Ambientale per le “infrastrutture strategiche” stabiliti nel Codice appalti (Dlgs n. 163/2006), nonché, spesso, alla stessa normativa regionale vigente in Piemonte.

 

Nelle Osservazioni, inviate oggi, le associazioni ambientaliste:

-          ritengono la procedura sul c.d. cunicolo esplorativo La Maddalena invalida perché riguardante non approfondimenti geognostici, di cui al c. 9 dell’art. 165 del Codice Appalti, ma parte esecutiva di un intervento (discenderia/galleria di servizio) strettamente funzionale all’operatività del tunnel di base ancora non progettato e, quindi, da trattare in un’unica procedura di VIA riguardante l’intera linea ad AV/AC Torino-Lione;

-          valutano che il grado di definizione del progetto in esame non possa essere in alcun modo considerarsi definitivo, ai sensi dell’art. 166 del Codice Appalti e della Sezione Terza del regolamento sugli appalti, ma sia a malapena, viste le numerose lacune ed omissioni, da considerarsi un progetto preliminare;

-          contestano, alla luce del percorso amministrativo, tecnico ed istituzionale che discende dall’Accordo di Palazzo Chigi del dicembre 2005 e che è stato comunicato ufficialmente anche alla Commissione europea nel luglio 2007, che LTF SAS, con l’avallo del Governo, faccia ricorso alle procedure speciali derivanti dalla Legge obiettivo, dal cui perimetro il progetto in esame era uscito. Procedure che non garantiscono una corretta informazione e partecipazione dei cittadini e relegano gli enti locali ad una funzione puramente esecutiva delle decisioni e direttive governative.

 

 

Attivato dall’ISPRA un progetto di studio del Fratino sulla costa adriatica

Sull’onda di un’esperienza pilota avviata in Abruzzo, il Centro nazionale di Inanellamento dell’ISPRA (ex INFS) ha deciso di coordinare un progetto simultaneo di inanellamento di coppie in riproduzione di Fratino (Charadrius alexandrinus) con anelli visibili a distanza.

Si tratta della prima esperienza su larga scala, anche se limitata nel numero di esemplari marcabili, in quanto coinvolge nella stagione riproduttiva 2010 la costa adriatica centro settentrionale, dall’Abruzzo, appunto, al Veneto, con un approccio di rete.

Ogni Regione ha a disposizione 20 anelli colorati, riportanti una sigla alfabetica di due lettere; in Abruzzo gli anelli disponibili sono 40 e per la prima volta, in via sperimentale, in quella regione 20 degli esemplari marcati sono stati dotati anche di data logger, sorta di minuscoli chip in grado di memorizzare gli spostamenti compiuti dagli individui che li “indossano”.

L’ambizioso obiettivo di questa delicata sperimentazione (l’impatto dei data logger va valutato con estrema cautela) è l’acquisizione di dati concreti sui reali movimenti effettuati dalla specie in Italia e, soprattutto, raccogliere elementi che consentano di capire la portata del fenomeno di dispersione riproduttiva che la interessa.

Piccolo limicolo che predilige i litorali sabbiosi e le zone barenali, il fratino infatti è sempre più minacciato dalla progressiva antropizzazione degli arenili, a partire dalla loro pulizia meccanizzata che, se non regolamentata, ne distrugge sistematicamente i nidi, costruiti già da fine marzo - aprile direttamente sulla sabbia, senza sostanzialmente alcuna protezione se non la capacità mimetica. Forte rischio aggiuntivo è rappresentato dal continuo disturbo arrecato dalle persone che frequentano le spiagge sin dai primi tepori primaverili, spesso con cani non trattenuti a guinzaglio.

In situazioni particolari anche la predazione, soprattutto da parte delle cornacchie, assume caratteri   rilevanti.

Nelle Regioni settentrionali la popolazione nidificante ha subito un preoccupante declino negli ultimi decenni e dappertutto, proprio per i motivi sopra accennati, il successo riproduttivo è talmente modesto da rendere necessario inquadrare al meglio i fattori condizionanti in vista dello sviluppo di misure di salvaguardia, niente affatto semplici da progettare in situazioni di sfruttamento estremo di un turismo balneare non sensibilizzato. Alcuni indizi fanno ritenere che, dopo i primi infruttuosi tentativi di riprodursi, le coppie disertino gli abituali siti di nidificazione, ma non si conoscono ancora le modalità con cui avviene questa dispersione.

Nelle Marche la popolazione nidificante si è stabilizzata ultimamente su un numero complessivo di coppie che frequenta gli unici due siti accertati (Litorale di Senigallia e Lido di Fermo), che si aggira tra le 15 e le 20.

In Abruzzo sono stati di recente individuati due siti piuttosto importanti.

Le osservazioni effettuate a seguito di questo primo anno di sperimentazione iniziano già ad apportare indicazioni interessanti, che si incrementeranno sicuramente nel corso dei prossimi mesi, fornendo anche la possibilità di accertare l’ipotizzata sedentarietà di alcuni esemplari.

Sarebbe auspicabile che anche le Amministrazioni imparassero ad apprezzare l’importanza della specie, non solo da un punto di vista meramente naturalistico ma anche nell’ottica di un’offerta turistica di qualità, inserendo ad esempio la presenza del fratino, o di altri indicatori biologici, e la capacità di mantenere un ambiente litoraneo idoneo alla loro conservazione, fra i parametri di valutazione di qualità delle aree balneari quali la Bandiera Blu.

 

Sostenere le rinnovabili, non le speculazioni

Roma, 24 giugno 2010. Le Associazioni ambientaliste schierate in difesa del paesaggio e contro l'eolico selvaggio intervengono sull'art. 45 della manovra di Tremonti per contrastare il coro di critiche indiscriminate che ne ha accolto l'annuncio e per sostenerne il significato di fondo.

 

L'attuale congiuntura rende inderogabile un riordino e una rimodulazione di tutta la normativa a sostegno delle rinnovabili. Nelle more dell'emanazione di questa nuova normativa si auspica che il Governo blocchi ogni speculazione e imponga una ragionevole moratoria agli impianti eolici.

La normativa attuale accorda agli investitori nelle energie rinnovabili (principalmente eolico e biomasse) un privilegio che obbliga il Gestore Servizi Energetici (GSE) ad acquistare tutti i certificati verdi non assorbiti dalla domanda e che ha l'effetto di mantenerne alto il prezzo sul mercato. Quest'obbligo, introdotto dalla legge finanziaria del 2008, ha trasformato i certificati verdi da strumento che, attraverso il mercato, avrebbe dovuto ridurre al minimo i costi di incentivazione a carico degli utenti a sistema controllato in maniera tale da assicurare gli incentivi più alti d'Europa. 

Inoltre, i kWh considerati per il rilascio dei Certificati Verdi sono quelli previsti e non quelli a consuntivo, un meccanismo che assicura implicitamente cospicui finanziamenti senza interessi. A ciò si aggiunge il fatto che l'incentivo è erogato sulla base della produzione dell'impianto e non per l'energia effettivamente utilizzata dalla rete, una disposizione apparentemente ragionevole se non fosse che la scarsa prevedibilità della produzione eolica rende difficile al gestore della rete assorbirne tutti i quantitativi prodotti, a tutela della sicurezza della rete stessa.

Con simili privilegi, questo sistema ha favorito, particolarmente nel settore dell'eolico, speculazioni e infiltrazioni mafiose, documentate in decine di inchieste giudiziarie, ed ha determinato un'aggressione gravissima ai valori naturalistici, culturali, economici del paesaggio e al territorio protetto in tutta Italia, attraverso la sregolata installazione di pale eoliche persino dove il vento è scarso.

L'art. 45 della manovra si propone di abrogare questo privilegio e occorre darne atto al Ministro Tremonti: in tempi di crisi, mentre si chiedono sacrifici ai cittadini italiani, sarebbe moralmente inaccettabile mantenere una normativa che pesa per 600 milioni di euro all’anno sulle bollette degli utenti e favorisce la speculazione.

Tuttavia, il taglio imprevisto, oltre a minare in modo generalizzato il principio della certezza degli investimenti, potrebbe scoraggiare anche le altre fonti rinnovabili, mettendo a rischio l'impegno preso con l'Unione europea per il 2020. È ormai evidente che occorre un riordino complessivo della materia delle incentivazioni alle rinnovabili che tenga conto di tutte le esperienze fin qui maturate, del diverso potenziale di ogni tecnologia e di un accurato bilancio di costi e benefici per ogni impianto autorizzato. 

Ci auguriamo che questo sia anche il senso delle critiche all'art. 45 della manovra da parte del Sottosegretario Saglia e che non sia più ritardata l'emanazione di rigorose normative di riordino, comprensive di linee guida nazionali per la corretta installazione degli impianti ad energia rinnovabile solo là dove sia assicurata una sufficiente ventosità e dove non ne traggano detrimento i prioritari valori ambientali, naturalistici, culturali e economici legati al paesaggio .

Nel frattempo, anche alla luce dei recenti scandali, il problema non può più essere ignorato. Occorre fermare subito le speculazioni, o con l'art.45 (che segna comunque, al di là dei suoi limiti, una virtuosa inversione di tendenza), o con una moratoria che blocchi per il tempo necessario l'installazione di nuovi impianti eolici industriali.

 

Italia Nostra, Amici della Terra, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Comitato Nazionale del Paesaggio, Altura, Fare Verde, Comitato per la Bellezza, Associazione per la Wilderness, VAS - Verdi Ambiente e Società, Federazione nazionale Pro Natura.

 

La Federazione Pro Natura esprime la sua preoccupazione sugli ingentissimi tagli delle risorse destinate ai parchi nazionali

La Federazione Nazionale Pro Natura ha scritto al Ministro Stefania Prestigiacomo per esprimere la sua preoccupazione riguardo agli ingentissimi tagli previsti per il 2011 delle risorse destinate ai parchi nazionali.

Se queste riduzioni di trasferimento di fondi, dallo Stato alle aree protette, circa il 50% che andrebbero a sommarsi a quelli che già subiti in questi anni, dovessero essere confermate, verrebbe messa a rischio la sopravvivenza stessa di molti parchi.

Nell’Anno internazionale dedicato alla conservazione della biodiversità una tale riduzione di erogazioni, inevitabilmente si rifletterebbe su attività di conservazione, di ricerca, di divulgazione e di educazione risultando indubbiamente un segnale del tutto contraddittorio.

La mancata erogazione di questi fondi, tra l’altro, metterebbe a repentaglio economie di intere comunità spesso poste in aree disagiate, che hanno trovato proprio nella presenza delle aree protette un volano significativo per la loro sopravvivenza.

Dunque, oltre alle difficoltà di adempiere da parte dei parchi alle finalità di protezione, si sommerebbero anche effetti depressivi dal punto di vista economico e turistico.

La Federazione Nazionale Pro Natura auspica che il Ministro Stefania Prestigiacomo sappia modificare quanto al momento previsto nella finanziaria per le aree protette in modo tale che esse siano in grado di svolgere a pieno le funzioni di tutela per le quali sono state istituite.

La Federazione Pro Natura ricorre alla Commissione europea contro il tracciato del Gasdotto denominato “Rete Adriatico”

La Federazione Nazionale Pro Natura, insieme a molti comitati e comunità locali, comuni, province ecc. ha aderito al ricorso presentato presso la Commissione Europea contro il tracciato del gasdotto  denominato “Rete Adriatica” che secondo il progetto dovrebbe attraversare  una buona parte dell’Appennino compromettendo molte aree di grande valore naturalistico oltre che facenti parte della rete natura 2000 e protette dalle normative nazionali.

Il gasdotto  di proprietà della Snam Rete Gas s.p.a. avrà come partner per la distribuzione la Società British Gas, dovrebbe avere una lunghezza complessiva di 687 chilometri, da Massafra Prov. di Taranto a Minerbio Prov. di Bologna.

La struttura prevede una tubatura di diametro 1200 mm posta a 5 metri di profondità e una servitù di 40 metri.

Il tracciato “Rete Adriatica” interessa – direttamente o indirettamente – numerose aree naturali protette in particolare:

*  parchi nazionali della Maiella, dei Monti Sibillini, del Gran Sasso – Monti della Laga;

*  parco naturale regionale del Velino – Sirente;

* siti di importanza comunitaria – S.I.C. e/o zone di protezione speciale – Z.P.S. “Area delle Gravine”, “Valle Ofanto-Lago di Capaciotti”, “Valle del Cervaro-Bosco dell’Incoronata”, “Sorgenti ed Alta Valle del fiume Fortore”, “Bosco di Castelvetere in Valfortore”, “Bosco di Castelpagano”, “Sella di Vinchiatauro”, “La Gallinola-Monte Miletto- Monti del Matese”, “Maiella”, “Maiella sud-ovest”, “Monte Genzana”, “Parco nazionale della Maiella”, “Fiumi-Giardino-Saggitario-Aterno-Sorgenti del Pescara”, “Velino-Silente”“Fiume Topino”, “Boschi bacino di Gubbio”, “Boschi di Pietralunga”, “Valli e ripristini ambientali di Argenta, Medicina e Molinella”, “Valli di Medicina e Molinella”, “Biotopi e ripristini ambientali di Budrio e Minerbio”, “Valle Benni”.

Nel ricorso si chiede di verificare la congruenza delle procedure adottate con le normative vigenti, in particolare la VIA  oltre che l’adozione di opportuni provvedimenti per la corretta osservanza del quadro normativo comunitario e nazionale in materia.

 

Il ricorso verrà patrocinato dal Gruppo d’Intervento Giuridico o.n.l.u.s

 

Pro Natura esprime preoccupazione per i decreti attuativi del Federalismo demaniale

 La Federazione nazionale Pro Natura esprime grande preoccupazione per i decreti attuativi del Federalismo demaniale approvato con grande enfasi prima in bicamerale e poi dal governo.

Il rischio, neppure tanto ipotizzato, è quello di assistere nei prossimi anni ad una devastazione di settori ambientali rilevanti e ad una alterazione irreversibile di aree naturali fondamentali e di settori paesaggisticamente pregevoli.
Il passaggio di aree naturali importantissime come 5150 km di spiagge, 550 chilometri quadrati di laghi, 1300 km di fiumi, miniere e ben un milione di ettari di terreni agricoli e molto altro agli enti locali non può che destare appetiti speculativi su dei settori che in passato ne sono rimasti, almeno in parte al riparo.
Le prime dichiarazioni dei politici, questa volta praticamente con schieramenti trasversali, hanno messo in rilievo la necessità di una “valorizzazione” di questi beni immobili trasferiti alla gestione degli enti locali i quali a loro volta, potranno darli in gestione e cederli a privati per appianare i loro bilanci.
Il termine valorizzazione può assumere significati differenti, tuttavia in questo caso l’unico significato è quello di dare valore economico a queste proprietà che comuni, regioni e province, si troveranno a gestire.
La Federazione Pro Natura teme pertanto che gli enti locali, nuovi proprietari di questi beni, assediati da problemi di bilancio gravissimi, saranno legittimati a mettere mano ai loro nuovi gioielli più pregevoli come le spiagge, i laghi o i fiumi per appianare e far fronte alle incombenze di bilancio.
Spiagge, laghi, fiumi, aree agricole, che in passato, proprio perchè appartenenti allo Stato, erano difficilmente raggiungibili dalla speculazione locale, vengono ora a trovarsi molto, troppo vicini, agli appetiti speculativi locali.
In un tessuto sociale e politico, spesso condizionato da affari illegali, Pro Natura ritiene che il rischio concreto nei prossimi anni sia quello di mettere in mano alle bramosie fameliche di speculatori beni collettivi che dovrebbero essere patrimonio pubblico e perciò inalienabili e indisponibili.

 

Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei

Eurobats Projects Initiative ha promosso un accordo sulla conservazione delle popolazioni dei pipistrelli europei (www.eurobats.org) col sostegno finanziario del Ministero dell’Ambiente.

Il progetto è denominato Bats and lighting of monumental buildings. Le finalità sono quelle di informare sugli effetti biologici dell’inquinamento luminoso, con particolare attenzione alle conseguenze negative dell’illuminazione decorativa degli edifici monumentali sui chirotteri (pipistrelli) e agevolare l’adozione di procedure volte alla tutela integrata dei beni ambientali e culturali, coerenti col principio della sostenibilità e con l’esigenza di contrastare la perdita della biodiversità.

La Federazione nazionale Pro Natura collabora all’iniziativa contribuendo alla diffusione dei materiali informativi prodotti:

Illuminazione notturna e tutela dei chirotteri

Aspetti rilevanti per la tutela delle biocenosi, con particolare riferimento a entomofauna e chirotterofauna, nelle normative in materia di inquinamento luminoso

 

La Federazione Pro Natura aderisce ai referendum sull'acqua

Il fine settimana del 24 e 25 aprile è iniziata la raccolta di firme per i tre refendum promossi dal Comitato Acqua Bene Comune, ai quali aderisce la Federazione Pro Natura. Riportiamo di seguito il documento illustrativo del Comitato.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, una rete associativa cui aderiscono più di ottanta organizzazioni nazionali e più di mille comitati territoriali, accomunati dalla consapevolezza dell’importanza dell’acqua come bene comune e diritto umano universale, dalla necessità di una sua salvaguardia per l’ambiente e per le future generazioni, sottopone all'attenzione della cittadinanza e della società civile le seguenti proposte volte alla riappropriazione sociale del bene acqua e alla promozione, attraverso gli Enti Locali, di una gestione pubblica e partecipativa dei servizi idrici. Premesso che la gestione del servizio idrico integrato in Italia è attualmente normata dal famigerato Art. 23bis della Lg. 133/2008 che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, facendo largo forzatamente all’ingresso di privati: il recente Art. 15 del D.L. 135/2009 che ha modificato l'Art. 23bis muove passi ancor più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici, prevedendo l'affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%; la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubblica, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011. Noi pensiamo che questo sia un epilogo da scongiurare, per un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, perché espropria l’acqua potabile dal controllo degli Enti locali e dei cittadini, perché consegna al mercato l’acqua con tutte le ripercussioni sociali che questo può generare. Pertanto, alla luce di quanto sopra chiediamo che 1) riconosca nel proprio Statuto Comunale il Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico; 2) riconosca con una delibera o un OdG del consiglio comunale il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e si impegni ad inserire questo principio nel proprio Statuto Comunale in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un Ente di Diritto pubblico. 3) intraprenda tutte le azioni opportune al fine di contrastare i provvedimenti previsti dall’ art. 23bis Lg. 133/2008, come modificato dal’Art. 15 D.L 135/2009, che condurranno alla messa a gara della gestione del servizio idrico integrato ed alla consegna dell’acqua ai privati entro il 2011.

www.acquabenecomune.org