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Giù le mani dai Carabinieri Forestali. Stop al bracconaggio in Lombardia

Da oltre trent'anni le Associazioni ambientaliste firmatarie questo comunicato si battono per il ripristino della legalità nelle province di Brescia e Bergamo, a viso scoperto e sempre in leale collaborazione con le Istituzioni. Per questo motivo si dissociano con forza da azioni come quella che la settimana scorsa hanno comportato il danneggiamento di alcuni capanni da caccia in Franciacorta e in Val Brembana; gli autori di atti hanno ottenuto l’unico risultato di regalare alle solite sigle venatorie estremiste l'occasione per attaccare l'attività antibracconaggio.

Il danneggiamento dei capanni da caccia, opera di sedicenti animalisti, è stato infatti utilizzato da talune sigle venatorie per attaccare nuovamente gli organi di controllo con la diffusione di un comunicato stampa per così dire "fuori tema". Non poteva mancare poi, come ogni anno, il triste teatrino dei facinorosi “sparatutto” che si oppongono ai controlli dell'attività venatoria. Per costoro la verifica dei carnieri, dei richiami e di tutto ciò che è previsto per legge si trasforma puntualmente in perquisizioni arbitrarie e violenza ai danni di “indifesi cacciatori”, a cui sono accertate violazioni e comportamenti da bracconieri, cioè delinquenti molto spesso abituali.

A tutto ciò quest’anno si è aggiunta la singolare imposizione di indossare un abbigliamento ad alta visibilità da parte delle Guardie venatorie volontarie, tentativo puerile di inficiare l’attività di vigilanza.

È di questi giorni un video che mostra un controllo effettuato dai Carabinieri Forestali in Alone di Casto che è stato infatti utilizzato pretestuosamente per attaccare nuovamente la legittima attività di Polizia Giudiziaria. Evidentemente per taluni l'abbattimento di specie protette e la detenzione di richiami vietati, così come l’uso di reti da uccellagione e trappole, soprattutto in talune "zone franche", sono reati che non andrebbero perseguiti: Monte Ladino di Lumezzane (l'area in cui èavvenuto il controllo), le piane della Val Camonica, Preseglie sono solo alcuni luoghi in cui l'illegalità venatoria èprassi comune e i controlli impediti con vari stratagemmi (strade chiuse da sbarre, recinzioni create ad hoc, staffette che raccolgono gli uccelli protetti per eludere la vigilanza ecc.).

Proficue attività commerciali prosperano grazie al bracconaggio: come accertato a Trescore Balneario in provincia di Bergamo, dove centinaia di richiami vivi di provenienza illegale sono stati sequestrati dai Carabinieri Forestale ad un commerciante, che già aveva subito qualche anno prima analoga sorte a opera dell’ex Corpo Forestale e il cui procedimento penale, incomprensibilmente, era rimasto fermo sui tavoli dell’Autorità Giudiziaria e quindi l’autore dei reati accertati è rimasto impunito.

L'attacco alle Forze dell'Ordine e alla vigilanza venatoria nel suo complesso è una strategia oramai nota e ripetitiva e se si vuole anche noiosa, che ha il solo fine di garantire impunità ai bracconieri e il permanere degli interessi economici e clientelari legati al mondo della caccia illegale.

Non dimentichiamo che queste province sono identificate tra le aree “Black Spot” nel Piano d’Azione Nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici del Ministero dell’Ambiente; in questo contesto di non rispetto delle normative nazionali e internazionali proliferano situazioni inconcepibili come appostamenti fissi di caccia autorizzati in proprietà private recintate, oppure attaccati o trasformati in villette o case, che - grazie alla Legge regionale che le definisce "immobili a carattere rurale destinati al riposo del cacciatore" possono dribblare anche i divieti della legislazione urbanistica e paesaggistica e garantiscono l’elusione dei controlli e il continuo massacro di uccelli protetti.
Gli ambientalisti che operano sul territorio in realtà sono ben consapevoli che molti cacciatori sono contrari all'illegalità e collaborano quotidianamente con segnalazioni puntuali sugli episodi di bracconaggio. Purtroppo questi cacciatori non sembrano trovare voce nelle associazioni che li rappresentano, che invece sembrano solo volere l’allentamento dei controlli e raccontare una favola distorta, dove il bracconaggio è inesistente o residuale e non invece pervasiva pratica come nella realtà.
Le Associazioni ambientaliste chiederanno nei prossimi giorni un incontro al Prefetto, al Procuratore della Repubblica e al Comandante dell’Arma dei Carabinieri di Brescia, alla luce della situazione del bracconaggio fuori controllo e con l’intento di chiedere il massimo impegno dello Stato in difesa della Natura e della legalità.

Milano, 23 ottobre 2020

Cabs
Enpa
Gaia
Gruppo Ornitologico Lombardo
Lav
Lega Abolizione Caccia
Legambiente Brescia
Lipu
Pro Natura Lombardia
WWF Lombardia

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