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Socia della

Oasi Pro Natura Poggio Giudio

Recentemente Tuscia Pro Natura ha aggiunto un nuovo tassello nella costellazione delle Oasi della nostra Federazione, ottenendo la gestione del Poggio Giudio, un’area archeologica in pieno centro a Viterbo. L’area in gestione ai nostri soci viterbesi si trova alla base del Riello, dove insiste un sito etrusco chiamato Sorrina (o Surina), che è invece in gestione alla Provincia di Viterbo.

La zona tutelata da Tuscia Pro Natura consiste di un pianoro adiacente delle pareti di tufo che ospitano numerose cavità di origine sepolcrale etrusca. Numerose sono le evidenze che mostrano come queste cavità furono riutilizzate come fornaci in epoca medievale.

Come suggerisce il nome, l’area poi fu per un periodo un cimitero ebraico, in quanto fuori le mura della città. Si può accedere all’area uscendo dalla rinascimentale Porta Faul di Viterbo e percorrendo la Strada Bagni, che fino a pochi anni fa costituiva una delle numerose vie cave etrusche che circondavano la città, ora strada a scorrimento veloce. Arrampicata sulle pareti del poggio, persiste una ricca flora spontanea con ecotipi mediterranei ed aromatici, tra le quali vi sono alcune specie di farfalle e di uccelli. L’area di proprietà dell’archeologo Marino, sarà la prima per la nostra Federazione nel Lazio e tra quelle più con uno spiccato carattere volto alla conservazione del patrimonio archeo-naturalistico tipico di quest’antica regione.

Mancando i servizi essenziali alla fruizione, i nostri soci stanno cercando di approntare l’area alle visite, fornendo l’elettricità attraverso l’uso di energie alternative. Trovandosi al centro di una ricca zona archeologica sarà la base di partenza di escursioni ad anello. La vicinanza dell’Oasi al “Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali” dell’Università della Tuscia potrebbe beneficiare di una rinnovata attenzione e scambio tra associazione, corpo docente e studenti per svolgere ulteriori studi e ricerche nel sito. I nostri soci auspicano inoltre l’apertura di un book-crossing archeo-naturalistico per attrarre visitatori in un sistema che integri volontariato, ricerca universitaria e divulgazione scientifica.

Alcune notizie storiche

L’area di Poggio Giudio si estende a cominciare dal tratto di mura che va dall’attuale porta Faul, a porta Bove, per proseguire verso ovest in direzione del Bullicame. Si tratta di un pianoro, piuttosto ampio, delimitato verso Sud dal fiumicello Urcionio. Quest’ultimo, nel corso del tempo, ha inciso i deposito vulcanici che costituiscono la collina stessa, intaccandola profondamente e marcandola sul suo lato meridionale, con una parete tufacea che a volte assume l’aspetto di vero e proprio strapiombo, segnando un dislivello, in qualche caso, anche di tredici metri.

In alcuni casi l’intervento umano, frutto di vari tipi di attività, ha fatto arretrare il costone tufaceo di diversi metri. Il corso dell’Urcionio è segnato sul suo lato orografico di destra da un percorso viario certamente antico, tuttora utilizzato: l’attuale, frequentatissima, Strada Bagni. La sommità della collina è caratterizzata da terreni agricoli, utilizzati in massima parte come oliveto e da strutture abitative private.

L’area è conosciuta dai Viterbesi come Poggio Giudio. Il toponimo risale probabilmente al corso del Basso Medioevo e si deve al fatto che il luogo fu riservato dall’autorità comunale di Viterbo come area di sepoltura per la comunità ebraica presente in città.

Il toponimo, per la verità, è quasi scomparso dalle carte topografiche attuali: resta nella memoria storica dei viterbesi e nella cartografia storica (Catasto Gregoriano, rimasto in uso a Viterbo per diverso tempo dopo l’Unità d’Italia). Parte del lungo costone che affaccia a mezzogiorno è soggetta a vincolo archeologico. In esso si riscontra la presenza di sepolture a camera ipogeica, con corridoi di accesso, scavate nel banco di tufo. Le sepolture presentano una tipologia databile dal IV secolo a. C., a tutto il I secolo d.C. È senza fondamento, a nostro avviso, la notizia riportata su diverse pubblicazioni che vorrebbe la presenza di strutture sepolcrali a Poggio Giudio risalenti già al VI secolo a.C. Di strutture riferibili a tale periodo al momento non ne sono state identificate. Il ritrovamento, durante lavori di sterro, di materiali arcaici in qualche sepoltura non dimostra l’arcaicità della struttura, ma la sola frequentazione dell’area.

Si riscontrano anche strutture produttive, che sfruttano la presenza su più livelli di ambienti scavati nel tufo. Esse sono relative a calcare; alcune di queste presentano strutture di servizio annesse per la produzione e la lavorazione della calce viva. La calce era un prodotto di elevato valore commerciale ancora agli inizi del XX secolo. Il suo utilizzo va ben oltre il campo dell’edilizia. A due passi del Palazzo dei Papi, il sito di Poggio Giudio è una porta aperta sul mondo etrusco.

Il punto di partenza per la scoperta di spettacolari siti etruschi della Tuscia. Ma allo stesso tempo punto di partenza di itinerari naturalistici e paesaggistici. Dal sito di Poggio Giudio provengono diverse attestazioni epigrafiche, molto rilevanti per la storia della città di Viterbo. In particolare, abbiamo una epigrafe in lingua latina, una in lingua etrusca e una in ebraico, conservate nei musei della città.

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