Tornare all’armonia tra piante ed insetti
Beti Piotto
Associazione Italiana Apiterapia
Homo sapiens stravolge armonie naturali che si sono perfezionate lungo milioni di anni di evoluzione e poi, per riparare i danni, propone soluzioni goffe, per non dire assurde. Se un meccanismo ha funzionato bene per milioni d’anni la logica vuole che si torni al modello originale e non che si inventino alternative grottesche.
Oggi incombe pesantemente una crisi degli insetti come mai si era vista prima. Le cause sono numerose ma certamente l’impiego massiccio di pesticidi in un modello di agricoltura intensiva ha un ruolo determinante. Tra le tante vittime degli agrotossici ci sono le api ed altri apoidei che, in condizioni normali, svolgono, gratuitamente e con reciproco beneficio, il servizio ecosistemico dell’impollinazione.
Attualmente le colture dipendenti dagli impollinatori contribuiscono per il 35% della produzione agroalimentare globale (IPBES 2016), mentre 1500, tra specie e varietà coltivate di piante, hanno bisogno del servizio d’impollinazione (Klein et al. 2007), operato in particolare da insetti, per produrre semi e frutti. Il valore complessivo dei servizi ecosistemici forniti dall’impollinazione è stato stimato a livello planetario intorno ai 225 miliardi di dollari (dati del 2010), ma è probabile che la cifra sia sensibilmente più elevata (Hanley et al. 2015). In ambito non agrario gli insetti svolgono un ruolo centrale in una varietà di processi, tra cui il ciclo dei nutrienti, in quanto sono fonte di cibo per livelli trofici più elevati come uccelli, mammiferi e anfibi. Si stima che il 60% degli uccelli sfrutta gli insetti come fonte di cibo e che l'80% delle piante selvatiche dipenda dagli insetti per l'impollinazione (Hallmann et al. 2017), mentre si calcola che le popolazioni di farfalle che frequentano i prati europei siano diminuite del 50% tra il 1990 e il 2011 e che la stessa la tendenza si applica a taxa ben studiati come api e falene. Per quanto riguarda gli uccelli, dal 1980 l'Unione Europea ne ha perso il 57%, tutti legati agli ambienti agricoli. Anche le farfalle, le api e gli altri insetti impollinatori sono in grave declino.
I servizi ecosistemici forniti dagli insetti selvatici sono stati stimati in 57 miliardi di dollari all'anno nei soli Stati Uniti (Losey e Vaughan 2006).
Il modo in cui i sistemi biologici complessi e i corrispondenti servizi ecosistemici, come l’impollinazione, risponderanno ai cambiamenti climatici dipenderà fortemente dal contesto e per questo motivo le previsioni saono difficili e incerte. È comunque molto probabile che un aumento della temperatura di 3,2°C ridurrà l’attuale numero di insetti alla metà entro il 2100. Altri impatti riguarderanno le variazioni della distribuzione geografica dei patogeni che colpiscono gli impollinatori e l’aumento della loro virulenza. E ancora: l’aumento di CO2 in atmosfera porterà alla riduzione progressiva del contenuto di proteine del polline, con conseguenti cambiamenti nella biologia degli impollinatori (Ziska et al. 2016).
Invece di agire sulle cause del dissesto, alcuni paesi orientali procedono talvolta all’impollinazione manuale dei frutteti. Forti di una legislazione permissiva, impiegano persone leggere e bambini capaci di arrampicarsi sugli alberi con una boccetta di polline ed un pennello. Nei paesi industrializzati dell’occidente, invece, si lavora intensamente al disegno e costruzione di droni impollinatori. L’ipocrisia vuole che a questi congegni vengano spesso dati i colori delle api.
L’offerta di droni impollinatori è abbondante, si elencano solo alcuni dei numerosi siti che se ne occupano:
https://www.festivaldelverdeedelpaesaggio.it/droni-ape-fiori
https://www.greenme.it/informarsi/agricoltura/walmart-ape-drone/
https://www.roboticsbusinessreview.com/agriculture/pollination-drones-assist-ailing-bees/
https://www.growingproduce.com/fruits/bee-free-how-growers-can-pollinate-with-drones/
Fig. 1. La risposta di alcuni paesi orientali alla crisi degli insetti pronubi è il ricorso all’impollinazione manuale con l’impiego in taluni casi di mano d’opera minorile che si rivela più agile e leggera.
Fig. 2. Micro-droni impollinatori giallo-neri per sostituire o affiancare le api nel loro lavoro di impollinazione. (Immagini B. Piotto)
Se ci muore la bella pianta di geranio la soluzione non può essere la sua sostituzione con una di plastica! Per la debacle agro-ambientale la soluzione è combattere le cause.
Da dove partire
Il WWF dichiara che oltre 3600 scienziati da 36 paesi, tra cui 240 italiani, affermano che l'attuale Politica Agricola Comune (PAC) è tra i fattori principali che hanno condotto all'attuale emergenza climatica e perdita della biodiversità, oltre ad aver fallito anche gli obiettivi socio-economici per le aree rurali. Il modello di agricoltura intensiva promosso dalla PAC, dice il WWF, porta direttamente alla perdita di biodiversità, all'inquinamento dell'acqua e dell'aria e contribuisce alla crisi climatica (https://www.wwf.it/news/notizie/?uNewsID=52661). In questo panorama si colloca la crisi degli impollinatori.
Numerose associazioni, tra cui anche la Federazione Nazionale Pro Natura, chiedono all’Unione Europea di aumentare in modo significativo il sostegno alla transizione degli agricoltori verso un'agricoltura più sostenibile e rispettosa della natura. Tra le tante richieste, si invita a stabilire una percentuale minima del 10% di superficie agricola destinata ad habitat naturali come siepi, strisce di fiori o stagni e che sia sostenuta la diminuzione della dipendenza dalle sostanze chimiche di sintesi, pesticidi e fertilizzanti chimici, garantendo un maggiore sostegno all’agricoltura biologica e biodinamica.
L’Associazione Italiana Apiterapia (www.apiterapiaitalia.com), dal suo canto, sottolinea l’importanza delle api come insetti fondamentali per l’ambiente e sostiene che i prodotti dell’alveare possono essere efficaci in apiterapia solo se ottenuti in territori sani e liberi da inquinanti. E’ noto che alcuni prodotti apistici possono concentrare prodotti dannosi: la cera, ad esempio, è la matrice in cui le sostanze nocive si concentrano maggiormente e più a lungo termine. Le indagini tossicologiche sulla cera d’api, infatti, sono in grado di descrivere la qualità dell’ambiente in cui le api vivono.
Qualcosa si muove in Europa
Preservare l'abbondanza e la diversità degli insetti dovrebbe costituire una priorità di conservazione primaria. L'intensificazione agricola, compresa la scomparsa dei margini dei campi e nuovi metodi di protezione delle colture, è stata associata a un declino generale della biodiversità di piante, insetti, uccelli e altre specie nell'attuale paesaggio. La perdita maggiore, e finora non riconosciuta, della biomassa di insetti, che avviene anche nelle aree protette, aggiunge una nuova ed inquietante dimensione che avrà effetti a cascata su livelli trofici e numerose altre conseguenze sull'ecosistema. È urgente individuare le numerose cause di questo declino, la sua estensione geografica e comprendere le conseguenze per gli ecosistemi e per i servizi ecosistemici.
Api bottinando su flora spontanea (Foto B. Piotto)
Per fortuna, nell’Unione Europea molti paesi considerano il ruolo degli impollinatori strategico. La Germania, ad esempio, ha annunciato (2019) l’applicazione di un “Piano d’azione per la protezione degli impollinatori” (Aktionsprogramm Insektenschutz 2018), che prevede un investimento di 100 milioni di Euro, di cui ben 25 milioni destinati alla ricerca. La decisione deriva dalla costatazione che negli ultimi 30 anni si è assistito ad una perdita del 75% della biomassa di insetti (Hallmann et al. 2017). Il piano del governo tedesco comprende alcune delle raccomandazioni dell’autorevole entomologo Lars Krogmann, del Museo di Storia Naturale di Stuttgart, che nel 2018 ha coordinato il gruppo di scienziati tedeschi che ha elaborato un piano in 9 punti, con raccomandazioni per invertire il declino degli insetti. Il piano fa fare passi avanti nella giusta direzione perché mira a contrastare la scomparsa di insetti con azioni concrete:
• limitazione dell’uso di pesticidi e, in particolare, l’eliminazione graduale, entro dicembre 2023, di qualsiasi utilizzo del glifosato, l’erbicida ad ampio spettro più comune e più contestato del mondo, che spesso finisce per eliminare le piante autoctone su cui fanno affidamento gli insetti; l’utilizzo del glifosato da parte delle agenzie governative e della compagnia ferroviaria nazionale verrà gradualmente eliminato; sarà esaminato anche l’effetto sugli insetti dei farmaci usati nella medicina veterinaria (alcuni trattamenti antiparassitari nei bovini possono danneggiare gli scarabei stercorari);
• si prenderanno misure per ridurre l’inquinamento luminoso, che può disturbare il comportamento degli insetti notturni, impedendo loro di trovare cibo o compagni per accoppiarsi;
• 25 milioni di euro del piano saranno destinati alla ricerca e al controllo, con lo sviluppo di una rete nazionale di monitoraggio degli insetti, parte di un più ampio programma di studio della biodiversità, e ricerche sulle possibili cause dei declino degli insetti e sui modi più promettenti per invertire il trend; inoltre, sostegno alla formazione in materia di tassonomia, in quanto i tassonomisti qualificati per identificare le migliaia di specie di insetti in Germania sono pochi;
• difesa dell’agricoltura estensiva e sostenibile;
• aumento della biodiversità nelle praterie;
• aumento della naturalità nel verde pubblico e difesa di insetti pronubi, anche selvatici;
• sostegno a una capillare sensibilizzazione della popolazione su questi temi; in queste imprese il ruolo dei cittadini assume infatti un’importanza decisiva.
In conclusione, invitiamo a meditare sulle parole del poeta Franco Arminio: “…oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, significa rallentare più che accelerare...”
Bibliografia
Aktionsprogramm Insektenschutz, Gemeinsam wirksam gegen das Insektensterben, 2018. pp.66.
https://www.bmu.de/fileadmin/Daten_BMU/Pools/Broschueren/aktionsprogramm_insektenschutz_kabinettversion_bf.pdf
Hallmann C.A., Sorg M., Jongejans E., Siepel H., Hofland N., et al., 2017. More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas. PLOS ONE 12(10): e0185809.
https://doi.org/10.1371/journal.pone.0185809
Hanley N., Breeze T.D., Ellis C., Goulson D., 2015. Measuring the economic value of pollination services: Principles, evidence and knowledge gaps. Ecosystem Services 14: 124-132.
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2212041614001156
IPBES, 2016. Summary for policymakers of the assessment report of the Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services on pollinators, pollination and food production. S.G. Potts, V. L. Imperatriz-Fonseca, H. T. Ngo, J. C. Biesmeijer, T. D. Breeze, L. V. Dicks, L. A. Garibaldi, R. Hill, J. Settele, A. J. Vanbergen, M. A. Aizen, S. A. Cunningham, C. Eardley, B. M. Freitas, N. Gallai, P. G. Kevan, A. Kovács-Hostyánszki, P. K. Kwapong, J. Li, X. Li, D. J. Martins, G. Nates-Parra, J. S. Pettis, R. Rader, and B. F. Viana (eds.). Secretariat of the Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, Bonn, Germany. 36 pages.
https://www.ipbes.net/system/tdf/spm_deliverable_3a_pollination_20170222.pdf?file=1&type=node&id=15248
Klein A.M., Vaissière B.E., Cane J.H., Steffan-Dewenter I., Cunningham S.A., Kremen C., Tscharntke T., 2007. Importance of pollinators in changing landscapes for world crops. Proceedings of the Royal Society B 274: 303-313.
Losey J.E., Vaughan M., 2006. The economic value of ecological services provided by insects. Bioscience 56(4):311–323.
Ziska L., Pettis J.S., Edwards J., Hancock J.E., Tomecek M., Clark A., Dukes J.S., Loladze I., Wayne Polley H., 2016. Rising atmospheric CO2 is reducing the protein concentration of a floral pollen source essential for North American bees. Proc. R. Soc. B 283: 20160414.
https://royalsocietypublishing.org/doi/full/10.1098/rspb.2016.0414