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Archivio Rassegna Stampa

IUCN - Incontro a New York per gli investimenti nella conservazione della natura

EEB - UN declares right to a healthy environment: can the EU keep up?

The UN has finally recognised the right to a healthy environment as a universal human right. In a year that has seen people’s basic needs threatened and violated by climate disasters across the globe, the EEB urges the EU to guarantee this right for all, write Ruby Silk and Margarida Martins.

https://meta.eeb.org/2022/09/07/un-declares-right-to-a-healthy-environment-can-the-eu-keep-up/

IUCN - Dragonflies threatened as wetlands around the world disappear

The destruction of wetlands is driving the decline of dragonflies worldwide, according to the first global assessment of these species in today’s update of the IUCN Red List of Threatened Species™. Their decline is symptomatic of the widespread loss of the marshes, swamps and free-flowing rivers they breed in, mostly driven by the expansion of unsustainable agriculture and urbanisation around the world.

https://www.iucn.org/news/species/202112/dragonflies-threatened-wetlands-around-world-disappear-iucn-red-list

EEB - Non-replaceable batteries are bad news for the environment and consumers

Planning to buy a smartphone, an e-bike or any other product that includes a rechargeable battery for Christmas? New research shows that most batteries in today’s products cannot be easily removed, replaced or repaired, resulting in shorter device lifetimes, a loss of rare and valuable materials and billions in unnecessary consumer expenditure, writes Chloé Mikolajczak.

https://meta.eeb.org/2021/12/07/non-replaceable-batteries-are-bad-news-for-the-environment-and-consumers/

IUCN - IUCN World Conservation Congress to be held from 3 to 11 September 2021 in Marseille

The International Union for Conservation of Nature (IUCN) and the French government have agreed to hold the IUCN World Conservation Congress 2020 from 3 to 11 September 2021 in Marseille. The event, originally scheduled for June 2020, was postponed due to the COVID-19 pandemic.

https://www.iucn.org/news/secretariat/202012/iucn-world-conservation-congress-be-held-3-11-september-2021-marseille

EEB - Future farming: cultivating people-friendly food systems

Short-term and insecure contracts, dire working conditions, widespread suffering caused by diet-related diseases. Our current food system leaves a lot to be desired for the people working in and buying from it.

Asger Mindegaard and Celia Nyssens look into needed changes to make the EU food system a driver of social sustainability – for producers, workers and consumers alike.

https://meta.eeb.org/2021/01/13/future-farming-cultivating-people-friendly-food-systems/

IUCN - European bison recovering, 31 species declared Extinct

The European bison (Bison bonasus), Europe’s largest land mammal, has moved from Vulnerable to Near Threatened thanks to continued conservation efforts, according to today’s update of the IUCN Red List of Threatened Species™. With this update, 31 species also move into the Extinct category, and all of the world’s freshwater dolphin species are now threatened with extinction.

https://www.iucn.org/news/species/202012/european-bison-recovering-31-species-declared-extinct-iucn-red-list

Riserva Naturale del Padule di Fucecchio, ieri, oggi e domani. Colloquio con Laura Salaris

A cura di Gabriele Antonacci

Il Padule di Fucecchio è uno dei più importanti sistemi ecologici della Toscana, oggi al centro dell’attenzione per varie criticità inerenti la gestione della Riserva Naturale. Per comprendere gli eventi recenti abbiamo incontrato Laura Salaris, addetta stampa e portavoce dell’associazione “Amici del Padule di Fucecchio per la Biodiversità”, di cui ha fatto anche parte del Consiglio Direttivo. Insegnante di Lingue Straniere in pensione, fin da giovane appassionata di natura e impegnata in movimenti e associazioni ambientaliste, collabora come volontaria con il Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio nell'accoglienza dei visitatori e in altre forme di volontariato.

IUA: Gentile Laura buonasera. Desideriamo proporre ai lettori della rivista on line “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” un quadro della storia, della situazione attuale e del futuro della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio, e Lei ci può aiutare.

Laura Salaris: Potrei prendere come riferimento per raccontare questa vicenda l'anno d'istituzione della Riserva Naturale, che risale al 1996.  L’istituzione della Riserva Naturale è stata il risultato delle mobilitazioni negli anni precedenti da parte delle varie associazioni ambientaliste, conclusione di un lavoro importante.  Con l'istituzione della Riserva Naturale da parte della Provincia di Pistoia, si andavano a definire due aree sottoposte a tutela, entrambe facenti parte della riserva ma non contigue; due superfici che nel complesso costituiscono un’area di circa 200 ha, soltanto il 10% di tutta l'area palustre.  Negli stessi anni, nella parte fiorentina veniva istituita una seconda riserva naturale, di appena 25 ha di superficie, su terreni privati; essa in pratica è rimasta un'area protetta solo sulla carta. Quando fu istituita la riserva si diceva da parte dalle province e della Regione che questo era "solo un primo passo", in quanto, data la grande importanza del sito, sarebbe stato necessario un livello di tutela ben maggiore.
Il Centro di Ricerca Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, associazione Onlus, già operativo sul territorio da 6 anni, ebbe fin da subito la gestione della Riserva congiuntamente al Consorzio di Bonifica. I due soggetti avevano ruoli diversi: il Centro svolgeva consulenza tecnica sugli interventi di miglioramento ambientale, gestiva l'educazione ambientale, la promozione e la fruizione pubblica, mentre il Consorzio provvedeva a progettare i lavori e a incaricare le ditte per eseguirli. Del Centro facevano parte realtà varie del territorio: soggetti privati, come associazioni ambientaliste e venatorie, ed enti pubblici, come i comuni e le province di Pistoia e Firenze, l’Università di Firenze ecc.
Il Centro ebbe una convenzione con la Provincia di Pistoia per la gestione della Riserva; aveva a disposizione due dipendenti, ed è stato svolto da allora per i 20 anni successivi un lavoro che noi riteniamo molto importante da tutti i punti di vista. Un lavoro di miglioramento ambientale in quanto è stata attuata un'opera di re-naturalizzazione dell'area, cioè di ripristino dell'area umida, che aveva subito interventi di bonifica, un miglioramento mirato alla conservazione di habitat e di specie. Furono attivati molti progetti, un'attività continua di monitoraggio, di censimento, di ricerca e già nell'arco di pochi anni si cominciarono a vedere risultati nel senso che aumentò in maniera considerevole la presenza di uccelli sia in termini di specie sia in termini di individui. E anche l'estetica di entrambe le aree fu notevolmente migliorata, con notevole impatto sulla promozione di tutta l'area e l'afflusso di visitatori. Fu intrapresa un'ampia attività di divulgazione e di educazione ambientale, con le scuole e anche con gli adulti. Ci sono stati anni in cui sono state coinvolte un gran numero di scuole del circondario, e, oltre ai due dipendenti, erano coinvolte altre figure come guide e collaboratori scientifici. Le attività erano molte ed erano generalmente apprezzate. Era una realtà molto vivace.  Grazie anche al lavoro preparatorio del Centro, avviato già nei primi anni 2000, è giunto anche il riconoscimento della sua rilevanza: il Padule di Fucecchio è entrato nel 2013 a far parte dell'elenco delle aree umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar.  È una convenzione internazionale siglata nel 1971 nell'omonima città iraniana, che rappresenta una pietra miliare nel processo di tutela delle aree umide a livello mondiale. È stato un riconoscimento che ha avuto la sua importanza anche a livello di visibilità, il Padule di Fucecchio è stato più facilmente rintracciabile anche da persone interessate e dagli studiosi.
Tutto questo lavoro si basava su una convenzione con la Provincia di Pistoia C’era una buona collaborazione e quindi le cose per diversi anni sono andate bene.

IUA: Per completare questo quadro in questi giorni rileggevo la “Guida del padule di Fucecchio” che avevo comprato al centro di Documentazione: la cosa che mi ha colpito non è soltanto il valore ornitologico dell’area, ma l’importanza delle specie vegetali, dei mammiferi, degli anfibi. È veramente un qualcosa di straordinario.

Laura Salaris: Si, c’era un pool di figure professionali che ci hanno investito molto in termini di studio e in termini di ricerca con passione e con reale interesse.  Questo spiega poi i buoni risultati raggiunti.
Una cosa che ancora non ho detto è il fatto che il Padule di Fucecchio è un luogo tradizionale di caccia. La tradizione della caccia è molto radicata, e inserire un'area protetta in un contesto di questo genere comprensibilmente non era accettabile a tutti, era pur sempre una novità importante. Anche se devo dire che dopo i problemi iniziali col tempo in realtà le relazioni, i rapporti, con i cacciatori da parte del Centro sono andate migliorando. È evidente il fatto che persone che hanno tutto un altro tipo di esperienze fanno difficoltà a comprendere qual è il senso di tutto questo, di una realtà nuova che nasce in una zona che loro avevano sempre considerato loro.  In una realtà come quella il pensiero della conservazione su cui si basa il concetto di area protetta, in qualche modo mettere in atto un tipo di gestione volta non alla caccia bensì alla conservazione degli habitat e delle specie per preservarli per tutelarli, non poteva essere immediatamente comprensibile e accettato dai vecchi padulani, che erano nati e vissuti lì. Avevano a volte difficoltà a comprendere: col tempo loro stessi hanno visto i risultati, e il contrasto non era poi diciamo così forte. Tutto questo è andato in crisi a un certo punto, purtroppo.

IUA: Come mai è nata questa crisi e come si è venuta a creare questa situazione?

Laura Salaris: Le amministrazioni locali facevano parte del Centro. Per tutta la prima fase gli amministratori e i Sindaci della Valdinievole hanno in qualche modo cercato di mantenere un equilibrio tra le istanze diverse, come era nello spirito del Centro, che era un corpo in cui partecipavano vari portatori di interesse. Le amministrazioni diventavano garanti del buon andamento del tutto, in un equilibrio armonico.   A un certo punto si sono verificati dei cambiamenti a livello politico che hanno portato vari amministratori a dare più peso e ascolto alle istanze di alcuni gruppi locali e delle associazioni venatorie, mandando in crisi l’equilibrio precedente.
Alcuni comuni hanno deciso di uscire dal Centro, facendo  mancare in qualche modo la legittimazione alle attività. Di fatto si è preferito compiacere le associazioni venatorie. Quando sono venute a cessare le province nel 2014 è venuta quindi anche a mancare la convenzione con la Provincia di Pistoia: è successo che mentre per gran parte delle altre riserve naturali toscane in qualche modo è stata trovata una soluzione - in quanto la Regione, che aveva acquisito le deleghe dalle provincie,  aveva rinnovato le convenzioni alle realtà che le gestivano – per il Padule questo non si è verificato. In questa dinamica ha senz’altro influito il peso elettorale delle associazioni venatorie.
Lei può capire bene che il Centro, e per chi lo sosteneva come noi, da una realtà che era positiva in tutto e per tutto si è ritrovato in una situazione non del tutto comprensibile.   Si disse che il Centro non aveva i requisiti formali per poter gestire la riserva. Questa argomentazione sembrava un grande pretesto: la Regione ha rinnovato la convenzione ad altre associazioni che in realtà – a nostro avviso - non avevano requisiti assolutamente migliori né diversi perché si diceva che per poter gestire una un'area protetta bisognava essere una realtà associativa a livello nazionale, mentre altre associazioni a cui la convenzione era stata rinnovata non lo erano assolutamente.   Ritengo se ci fosse stata la volontà politica in qualche modo di preservare il Centro una soluzione in tutti i modi si sarebbe trovata.
La perdita di un ruolo e della convenzione ha determinato anche una crisi economica del Centro. Si è cercato comunque di andare avanti, i dipendenti hanno avuto l'orario ridotto pesantemente e  comunque il Centro è riuscito ad andare avanti, svolgendo anche progetti ed interventi commissionati da altre aree protette della Toscana. In questa situazione di crisi si era venuto a creare un gruppo di volontari a vario titolo e di sostenitori che proprio in quella fase (2014-2015) decisero di costituirsi in associazione, con lo scopo in qualche modo di supportare il Centro nelle sue attività. Nacque quindi l'associazione Amici del Padule di Fucecchio per la Biodiversità.
Proprio in quella fase fu creato il nuovo centro visite inaugurato alla fine del 2013. È stato il Centro a intercettare un bando europeo e a predisporre un progetto di massima per partecipare. Nel 2014 il centro visite era appena stato edificato, ma non c'era la possibilità di tenerlo aperto in maniera costante perché le risorse erano state limitate. Fu allora che gli Amici del Padule di Fucecchio  assunsero come impegno principale quello di contribuire a tenere aperto il centro visite e  l’osservatorio delle Morette nei fine settimana, considerato che i dipendenti nei fine settimana erano in genere impegnati in altre attività. Accogliere visitatori, dare informazioni di massima, dare indicazioni era il nostro compito. Questo è durato per molto tempo: dal 2014, ad un mese fa. Siamo andati avanti fino ad ora in tutte queste difficoltà.

IUA: Sono state fatte altre scelte amministrative che hanno determinato la crisi attuale o ci si è limitati a non rinnovare la convenzione con il Centro?

Laura Salaris: Sì, è intervenuto un altro fatto: la scelta della precedente Giunta Regionale di assegnare i beni della riserva ad alcuni comuni e al Consorzio di Bonifica. Questa era una decisione già ipotizzata da tempo, e contro la quale ci eravamo mobilitati. Era stata denominata già allora lo "spezzatino" perché in qualche modo andava a smembrare i beni della Riserva, andando in qualche modo a vanificare una gestione unitaria e coordinata. Noi l'avversammo fin dall'inizio insieme alle altre associazioni ambientaliste. Nel maggio del 2019 organizzammo una marcia dal centro visite di Castelmartini fino alla riserva a cui parteciparono anche le altre associazioni.  Ebbe un notevole riscontro sulla stampa perché fu veramente molto partecipata. All'indomani di tale evento sembrava che potessero aprirsi degli spiragli di dialogo, in quanto fu istituito un tavolo regionale di confronto con le associazioni. Ma a fine mandato l'assessore Fratoni divise i beni della Riserva: il Centro Visite a Larciano e l’osservatorio delle Morette a Ponte Buggianese (l’Area Righetti era già proprietà del consorzio di Bonifica).  La convenzione con i comuni e con il Consorzio si occupò della divisione dei beni della Riserva, ma non specificò chi e come avrebbe dovuto assicurare una gestione complessiva. Questa è stata una demolizione di fatto della Riserva. Il Centro che precedentemente svolgeva un ruolo di gestione e di consulenza tecnico-scientifica è stato messo da parte. Esso ha conservato la sua sede e ha continuato a svolgere visite guidate nell'area protetta, anche se l'area protetta non era più gestita, e nel corso del tempo si è andata deteriorando. La situazione di abbandono attuale è dovuta a questi vari passaggi.
Noi come associazione Amici del Padule ci siamo impegnati finora anche in piccoli lavori di manutenzione e supporto nei censimenti e in altre attività di ricerca. Riparazioni che si sono rese necessarie perché non erano stati fatti lavori importanti.  Abbiamo resistito, abbiamo continuato a impegnarci tutti questi anni anche per mantenere l’attenzione su questa realtà e perché ci dispiaceva che il Centro fosse chiuso nei giorni festivi. Soprattutto i primi anni c'era moltissima gente che arrivava, la situazione era ancora bella.   Prima che si venisse a creare questo deterioramento nei giorni festivi in primavera c'era veramente un afflusso enorme di visitatori e ci dispiace che adesso la situazione sia questa. Però abbiamo deciso di smettere per lanciare un allarme, per dare un segnale forte.  Riteniamo che non soltanto si debba recuperare quello che si è perso, ma che se possibile si debba fare anche un passo avanti: perché un servizio come quello dell'apertura delle strutture di visita in un'area protetta dovrebbe essere finanziato.
Ci aspetteremmo non soltanto un ritorno a una buona gestione, ma un passo in avanti: l'area protetta ricade su appena il 10% dell'area palustre, ed esiste già negli atti programmatici della Regione un documento in cui si prevede l'ampliamento della Riserva. Un documento che risale al 2013, si chiama “Strategia Regionale per la Biodiversità”, dove si prevede l'ampliamento della Riserva.
Sinceramente credo che abbiamo toccato il fondo da cui si deve risalire; speriamo che qualcosa di concreto accada nell'arco di un tempo ragionevole.

IUA: Ammettiamo che tutto vada per il meglio, e la Regione finalmente intervenga, cosa si potrebbe fare?

Laura Salaris: Al di là di quello che sarà il futuro del Centro, che ovviamente conserva delle risorse umane che non dovrebbero andare disperse, è assolutamente fondamentale che la Regione assicuri in modo chiaro una gestione competente dell'area protetta, individuando un soggetto, senza tuttavia escludere gli enti locali.
La riserva andrebbe ampliata, magari con gradualità e con un approccio tecnico, ma senza porre altro tempo in mezzo.
Speriamo che quanto previsto dagli atti di programmazione regionale, che rappresenta anche un obiettivo prioritario dell'agenda 2030, venga messo in atto.

 

Bibliografia

- “PIANO AMBIENTALE ED ENERGETICO REGIONALE”, Obiettivo B.1 Conservare la biodiversità terrestre e marina e promuovere la fruibilità e la gestione sostenibile delle aree protette REGIONE TOSCANA – 2013

- AAVV “Guida del Padule di Fucecchio, natura, storia, tradizioni, itinerari”, Quaderni del Padule di Fucecchio N° 8, 2017.

L’Assemblea della Federazione Nazionale Pro Natura

Elvio Massi

Nella splendida cornice di “Casa Archilei”, Centro di Educazione Ambientale di Fano, gestito dalla Associazione Naturalistica Argonauta, si è svolta lo scorso 16 aprile, l’annuale Assemblea Ordinaria della Federazione Nazionale Pro Natura, con la presenza dei rappresentanti (in proprio o per delega) di 35 Associazioni aderenti di tutta Italia.
Dopo i saluti del Presidente dell’Argonauta Luciano Poggiani, che ha ricordato il ruolo che da oltre 50 anni porta avanti sul territorio la Associazione con le strutture dalla stessa gestite (Lago Vicini, Stagno Urbani, Casa Archilei), si è passati a trattare l’o.d.g.
L’Assemblea ha preso atto che, a seguito della cessazione delle attività esercitate, vengono estromesse dalla Federazione 14 associazioni locali, che di fatto non esistono più.
Indi il Presidente uscente Mauro Furlani ha presentato la relazione morale sulle attività svolte. Ha ricordato che si è tornati ad una Assemblea in presenza dopo gli anni della pandemia ed ha ringraziato l’Associazione Argonauta per l’ospitalità e tutti i presenti intervenuti. Ha fatto un quadro della situazione generale del paese, richiamando grandi temi quali il persistente consumo di suolo, i lavori impattanti previsti nel PNRR, il risanamento delle periferie degradate, le questioni energetiche irrisolte. Ha ricordato le azioni legali intraprese dalla Federazione Pro Natura contro la costruzione delle piste da sci sul Monte Catria e contro altri scempi ambientali in Italia. Ha evidenziato come spesso il ricorso giudiziario rimanga l’unica arma in mano alle Associazioni e che su questo è necessaria una riflessione dal momento che richiedono grande dispendio di energie, con esiti non sempre positivi. Ha menzionato la partecipazione della Federazione a importanti Comitati di rilievo nazionale in materia ambientale quali:
- il Comitato “Cambiamo l’Agricoltura”;
- il Comitato Olimpiadi Milano-Cortina;
- il Comitato Grandi Eventi;
- i Rappresentanti designati nei Parchi Nazionali e nei Parchi Regionali e nelle Riserve Marine.
Ha fatto notare in proposito che di solito queste nomine vengono fatte d’intesa dal Gruppo interassociativo delle Organizzazioni Ambientaliste, ma che di recente una Associazione Nazionale è uscita dal Gruppo per essere svincolata nelle nomine e poter agire in autonomia.
Ha ricordato inoltre che la Federazione partecipa da tempo a diversi Organismi Internazionali (IUCN, EEB, CIPRA ITALIA).
Sulla questione dei grandi predatori (lupi, orsi, ecc.), che è tornata di grande attualità per le vicende recenti, ha affermato che serve una attenta riflessione sulla materia, con analisi tecniche e culturali adeguate, senza cedere a facili conclusioni, ricordando che dove può la natura si riprende i suoi spazi, gli animali spesso si difendono da invasioni dei loro territori. Comunque – ha affermato – serve una seria stima degli animali presenti nelle varie aree ed una riflessione culturale profonda, basata su documenti scientifici (ha citato ad esempio il documento prodotto dall’Associazione aderente alla Federazione Canislupus).
Passando al ruolo svolto dalla Federazione nel contesto dell’ambientalismo nazionale ha fatto presente che sono insorte difficoltà di confronto negli ultimi anni con altre Associazioni, in quanto sono emerse chiusure: ognuno cerca di difendere i propri contesti (come ad es. sui temi energetici). La Federazione – ha detto –ha cercato di ampliare i propri spazi di azione, ma è difficile, è diventato più complesso negli anni. Ha ricordato che la Federazione ad oggi gestisce cinque Oasi naturalistiche in tutta Italia (tra cui lo Stagno Urbani di Fano) e che di recente si sono aggiunte altre aree, con l’acquisto dell’Oasi di Lago Freddo (Asti) e di altri siti. Ha evidenziato che la Federazione ha ricevuto il Premio Nazionale del paesaggio per il progetto “Dal bosco al paesaggio” (il riconoscimento ufficiale è arrivato con il Decreto del Ministero della Cultura del 14-03-2023). Ha ricordato anche le strutture gestite dalla Federazione, citando ad es. le due case rurali a Scontrone (una dedicata al Museo sulla Casa degli Appennini ed una destinata a Centro di Educazione Ambientale per le scuole) e l’Oasi di Poggio Giudio nella Tuscia, di recente acquisizione, con reperti archeologici.
Passando a trattare i rapporti con le Associazioni aderenti e le Organizzazioni Regionali ha ricordato che i tre anni di pandemia Covid hanno influito (alcune Federate hanno cessato le attività) ma che ora si può riprendere ad avere contatti più diretti e che occorre rendere più visibili le attività delle Federate, attraverso gli strumenti di cui disponiamo: il sito Web e la rivista “Natura e Società” diffusa a tutti i soci.
Lamenta in proposito uno scarso invio di materiali sulle loro attività da parte delle Associazioni Federate e sollecita a dare maggiori comunicazioni in proposito. Ricorda inoltre che serve dar vita –ove possibile- alle Organizzazioni Regionali della Federazione, perché servono e sono utili per interfacciarsi meglio con le Regioni e le Province. Ricorda altresì i numerosi materiali che vengono pubblicati a livello locale: molte pubblicazioni delle Federate (ad es. “Obiettivo Ambiente” di Pro Natura Piemonte) sono di notevole pregio e spesso c’è una ricchezza locale superiore a ciò che si vede.
La rivista nazionale “Natura e Società” ora viene pubblicata solo online, ma ha una capacità di diffusione ampia; gli ultimi numeri sono diventati più corposi e gli articoli più approfonditi grazie al contributo di un pregevole Comitato di Redazione, con nomi di rilievo. La rivista è quindi motivo di soddisfazione e va curata.
Elenca le Organizzazioni regionali della Federazione esistenti che sono quelle di Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Lombardia, Toscana, Abruzzo e Marche. Questi organismi spesso sono riconosciuti ufficialmente dalle stesse Regioni (come ad es: dalle Marche) e consentono di fare le designazioni per i propri rappresentanti negli Enti Parco. A tal proposito auspica vivamente la costituzione di una Pro Natura regionale in Sicilia, una realtà che è ricca di iniziative e attività.
Sui rapporti con le altre Associazioni e movimenti ambientalisti e con il mondo giovanile ha svolto una analisi approfondita. Ha rilevato che ultimamente le Associazioni storiche hanno difficoltà a muoversi a causa dello scarso ricambio generazionale, spesso vengono viste dai giovani come “establishment” e questo è un grosso limite per l’associazionismo. Auspica quindi un maggior spazio alle giovani generazioni ed una rinnovata attenzione alle tematiche care ai giovani.
Sulle attività di vigilanza ambientale ha affermato che il Coordinatore nazionale ha svolto un lavoro egregio, sono state fatte attività importanti, è una interfaccia con le Amministrazioni locali, merita attenzione anche per la delicatezza dei problemi da affrontare.
Ha rinnovato i propri ringraziamenti per le attività svolte alla Segreteria di Torino, al Comitato Scientifico e al Comitato di Redazione. Ha formulato un augurio ai componenti del nuovo Consiglio Direttivo che verrà eletto, di avere una visione prospettica, capacità di azione, spirito di collaborazione ed anche amicizia tra le persone, che è sempre fondamentale trattandosi di volontariato.