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Socia della

Comunicare con i giovani nel 2023

Edoardo Ricci

PREMESSA
Questo articolo non ha la pretesa di trovare soluzioni a problemi complessi, ma di mettere sotto i riflettori come l’attività delle associazioni ambientaliste, specialmente di gruppi attivi a livello locale e di medio-piccole dimensioni, influenzi e potrebbe incentivare la partecipazione attiva dei ragazzi tra i 18 e 30 anni. Con questo articolo, noi giovani ci rivolgiamo al mondo delle associazioni classiche, per eliminare il pregiudizio antico che le nuove generazioni siano sempre più pigre e disinteressate alla vita sociale rispetto alle precedenti. Cerchiamo allora di capire come mai realtà storiche attive sui temi ambientali e di protezione della natura e del territorio stiano subendo un declino di iscritti o, nei migliori dei casi, una lenta crescita, e perché questo accade in un momento storico nel quale in televisione e sui giornali sentiamo ogni giorno che c’è sempre più attenzione sui temi dell’ecologia e della protezione dell’ambiente. Questo ovviamente è un ragionamento molto generalista, non tutte le piccole associazioni sono in questa situazione, e anzi ogni anno nuovi gruppi nascono e altri esplodono di attivisti e volontari, vedi i gruppi più politicamente rumorosi e mediaticamente seguiti come “Ultima Generazione”, “Extinction Rebellion” e “Just Stop Oil”. Come mai questi gruppi sono così dominanti nel dibattito pubblico? Cos’hanno questi movimenti di diverso per attirare tutte queste attenzioni? Ma prima mettiamo una base sulla quale costruire il nostro ragionamento: I giovani sono interessati all’ambiente? Ho intervistato diversi studenti appartenenti all’Alma Mater Studiorum di Bologna. Studenti di corsi di laurea diversi e quindi con background diversi, ma che nel corso del mio lavoro ho notato avere dei punti in comune nelle loro argomentazioni, punti che ora andremo ad analizzare uno a uno.
    
CI INTERESSANO I TEMI AMBIENTALI?
La risposta in breve sarebbe sì, ci interessano i temi ambientali, o quanto meno molto più che in passato. Fortunatamente questa sensibilità oggi è molto più diffusa, ma ci sono delle notevoli differenze in base a molti fattori sociali, noi prendiamo in considerazione l’età: Secondo ISTAT: “L’età rappresenta un’importante determinante della variabilità delle preoccupazioni ambientali. I giovani fino a 24 anni sono più sensibili delle persone più adulte per quanto riguarda la perdita della biodiversità (il 31,1% tra i 14 e i 24 anni contro il 19,4% degli over 55), la distruzione delle foreste (26,2% contro 20,1%) e l’esaurimento delle risorse naturali (30,3% contro 22,6%).” (https://www.istat.it/it/files//2023/05/TODAYCOMPORTAMENTIAMBIENTALI2022.pdf). O ancora da ANSA: “Gli adolescenti italiani si dimostrano sempre più sensibili ai temi che riguardano la sostenibilità, intesa maggiormente come rispetto e difesa ambientale (41%), ma anche presa in considerazione dal punto di vista sociale (23%) e alimentare (33%).”(https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/teen/2021/09/30/adolescenti-come-greta-thunberg-sempre-piu-sensibili-alla-sostenibilita-ambientale_c980ef7d-d593-4727-b742-64185a061c8f.html) Questi dati hanno avuto la loro rappresentazione pratica con tutto ciò che ha riguardato il movimento Fridays For Future nato grazie a Greta Thunberg. Una partecipazione giovanile senza precedenti, un fenomeno sociale e culturale che dobbiamo studiare bene: come ha fatto una ragazzina di soli 15 anni a mettere in moto un fenomeno così grande e complesso? Sicuramente trovarsi nel luogo giusto nel momento giusto ha aiutato, ma tantissimo di quello che ha dato forza a FFF è stata la sua capacità comunicativa e l’abile utilizzo di uno strumento estremamente potente: i social.

AL PASSO CON I TEMPI
C’è chi li vede solo come una perdita di tempo e un mezzo di disinformazione, ma se ci fermiamo a questa visione rischiamo di non apprezzarne il potenziale e di non vedere quanto oggi le grandi piattaforme siano parte integrante del tessuto socio-economico globale e italiano: “In Italia, a Gennaio 2022, su una popolazione residente di circa 59 milioni di persone, si contano circa 50 milioni di persone connesse a internet (84,3%) e circa 42,2 milioni di utenti attivi iscritti ad almeno un social media (71,6%).” (https://italiaindati.com/internet-e-social-network/) “In Italia, i giovani tra i 18 e i 30 anni, i primi cresciuti durante il boom dei social network e del web 2.0, sono il 14% della popolazione, la percentuale più bassa di tutta Europa. Di questi, il 91% è iscritto a un social network”. (https://www.repubblica.it/tecnologia/2012/11/21/news/italia_il_91_dei_giovani_social-47128623/).
In caso servisse un’altra prova di quanto siano rilevanti i social nella comunicazione, vi sfido a trovare un singolo personaggio pubblico o politico che non sia presente e attivo su Facebook o Twitter. È ormai evidente che stiamo vivendo un cambiamento nel modo di comunicare. Anche i giornali stanno spostando sempre di più le loro risorse online, spinti dalla crisi della carta stampata e dal sempre più frequente utilizzo dei social come mezzo di informazione. Per raggiungere le nuove generazioni e rendere più rilevanti le nostre associazioni, non possiamo ignorare queste piattaforme e questo cambiamento. Ogni social ha le sue regole, i suoi modi di esprimersi e soprattutto un target diverso: se vogliamo comunicare con un pubblico adulto, utilizzeremo principalmente Facebook; se vogliamo raggiungere i ragazzi, useremo Instagram, e così via. Ma come si applicano queste informazioni alle associazioni ambientaliste? Ci interessa davvero come opportunità? Ci deve interessare. Altro fattore emerso durante le interviste è quanto sia difficile per chi non è già all'interno di questo sistema conoscere associazioni, soprattutto locali e più silenziose; “Non sapevo che ci fosse anche a Bologna”, parlando di una delle associazioni ambientaliste più importanti e conosciute al mondo. È una risposta che già potrebbe farci riflettere, ma che mostra una criticità importante nel rapporto che abbiamo con l'esterno: non facciamo pubblicità. La parola "pubblicità" nel mondo del volontariato e delle associazioni senza scopo di lucro è spesso quasi malvista. Non c'è nulla di male nell'investire fondi e tempo nella promozione di ciò che si fa all'interno delle associazioni, anzi, ciò permette di far parlare i fatti e di raggiungere sempre più persone. I social sono straordinari in questo senso: una buona pagina social permette di valorizzare il proprio lavoro e di diffonderlo, raggiungendo un vasto pubblico in modo totalmente gratuito (in maniera anche molto più efficiente che appendendo volantini per strada). E la pubblicità non è l'unico servizio che possiamo ottenere; i social permettono anche di fare informazione di ottima qualità. Soprattutto su piattaforme che consentono contenuti più complessi, come YouTube, negli ultimi 10 anni sono nati moltissimi canali di divulgazione scientifica. Gli esempi, anche solo in Italia, sono moltissimi: da Dario Bressanini, Ruggero Rollini, il canale "Entropy for life" di Giacomo Moro Mauretto, "Barbascura X", "Zoosparkle" e Andrea Boscherini sono seguitissimi da ragazzi e adulti, che ne hanno riconosciuto un tipo di contenuto che manca altrove e che ha un valore. Il tema degli influencer è vastissimo, ma ci dimostra che quel tipo di comunicazione funziona ed è richiesta. Ancora una volta possiamo prendere ciò che sta già accadendo su internet come esempio virtuoso da portare nelle nostre associazioni.

CREARE UNA COMUNITY
Questa componente è molto variabile e cambia da gruppo a gruppo. Sicuramente possiamo dire che creare legami tra persone all'interno della stessa associazione è importantissimo. Quello che possiamo fare per incentivare questo meccanismo è non trascurare la salute sociale delle nostre associazioni. Organizzare eventi e cene è un modo per conoscersi tra soci, ma è anche importante creare canali come WhatsApp e Telegram per comunicare in maniera più o meno informale. La coesione è una chiave importantissima per attirare persone dall'esterno. Mi è capitato di parlare con ragazzi che in vari ambiti associativi si sono allontanati perché non si sentivano accolti o in contatto con il gruppo, o che dopo mesi non avevano ancora avuto modo di conoscere altri soci. Questa struttura permette di rimanere in contatto anche quando, come spesso accade a noi studenti, ci si sposta o trasferisce per motivi di lavoro o studio. Il senso di appartenenza rende più solida anche in quei casi la partecipazione e il legame con l'associazione. Un discorso simile va fatto tra le diverse associazioni: organizzare momenti di scambio di idee e di socializzazione, oltre a progetti e collaborazioni, permette di avvicinare i vari gruppi e prevenire il fenomeno, molto frequente tra le piccole associazioni locali, di rivalità e campanilismo, che vanno poi a minare la credibilità del gruppo.

UNIVERSITÀ E SCUOLE
Un altro capitolo da aprire quando si parla di coinvolgimento giovanile e di educazione ambientale. Iniziamo parlando delle università, in particolare per quanto riguarda le associazioni con un'inclinazione più orientata alla ricerca e alla protezione della natura rispetto alla sola divulgazione. La possibilità di collaborare con i vari atenei è un'ottima occasione per collegare sempre meglio il mondo accademico e scientifico alle persone comuni e per creare progetti con una utilità sia scientifica che sociale. Negli ultimi due anni, la mia attività di rappresentante degli studenti mi ha permesso di parlare molto con i ragazzi di Scienze Naturali e Scienze Biologiche; molto spesso mi è stato segnalato il desiderio di partecipare ad attività extracurricolari di interesse naturalistico e di avere difficoltà nel venire a contatto con queste opportunità. Il ruolo che le associazioni potrebbero avere potrebbe essere proprio quello di intercettare questo interesse e organizzare assieme a professori e agli atenei attività di citizen science, proporre tirocini, tesi di laurea e stage. Organizzare questo tipo di eventi è anche un ottimo modo per farsi pubblicità davanti a un pubblico già interessato al tema Natura, diventando un catalizzatore di opportunità per i giovani appassionati e uno stimolo per coloro che stanno cercando di entrare in questo mondo. Un esempio di grande successo di cui ho avuto esperienza diretta sono i campi di volontariato come quelli organizzati dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, ai quali partecipano sia adulti che ragazzi con un lodevole successo. Per quanto riguarda invece le scuole, soprattutto la primaria e l'infanzia, si sta vedendo un forte interesse e una sensibilità ambientale importante nei docenti, che sempre più spesso sono loro i primi a contattare le associazioni locali per creare attività per i giovanissimi. Meno scontata è la situazione alle scuole medie e superiori, dove le Scienze già vengono insegnate poco, e quelle Naturali ancora meno. Potremmo noi, come lobby ambientalista, chiedere che questa situazione cambi? Forse sì, ma è un lavoro che richiede coraggio e una forte coesione. Vedremo nei prossimi anni se si riuscirà a raggiungere tale obiettivo. Uno dei ruoli sociali che le nostre associazioni dovrebbero avere è proprio quello di tradurre e portare alle masse le scoperte e gli insegnamenti che il mondo scientifico ci offre, e riuscire ad entrare nelle scuole e nelle università ci permette di colmare una carenza educativa nella scuola italiana, offrendo una migliore opportunità di apprendimento per i ragazzi.

CONCLUSIONE
Il filo conduttore dietro a questa piccola ricerca è sempre uno solo: se si vuole rendere inclusiva e aperta a tutti la partecipazione alla vita associativa, l'unico modo per farlo è discutendo di politiche giovanili, comunicare con i ragazzi e capire nei singoli centri cosa loro vogliono portare alla collettività e cosa la collettività può offrire loro. Alcune associazioni già fanno questa cosa, e i risultati si vedono. Anche questo articolo da solo mostra che da parte di molti c'è un interesse ad avvicinarsi ai giovani, ma accettare il cambiamento e le novità spesso è più difficile di quanto vorremmo credere e alcuni fanno ancora molta fatica. La parola chiave è dialogo.

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