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Biosfera sotto attacco

Il Gruppo Naturalistico della Brianza ha lanciato ultimamente due proposte che hanno riscosso consenso dal punto di vista teorico, ma “viscosità” burocratiche ed impedimenti determinanti per l’applicazione pratica. Statali, Regione, Amministrazioni Locali vanificano ogni impegno migliorativo, all’ombra, temiamo, della più o meno evidente contrarietà dei grossi gruppi di interesse, propensi a privilegiare, per palesi vantaggi di economia di scala, le grandi opere, alternative a micro-interventi sostenibili, diffusi sul territorio e potenziali motori di una sussidiarietà virtuosa fra pubblico e privato.

Le proposte sono state fatte proprie ed arricchite di contenuti da altre Associazioni lombarde aderenti alla Federazione Nazionale Pro Natura, in particolare l’Associazione per i Vivai ProNatura di San Giuliano Milanese.

Aria, acqua, suolo,sottosuolo. È questa la biosfera. Della difesa della biosfera ci siamo occupati direttamente(Natura e Civiltà”, 2/2015, pag. 30-36; “Servizi a Rete”, Novembre-Dicembre 2016, pag. 62-64) con la prima proposta, quella della TARIFFAZIONE DELLE ACQUE DI PIOGGIA AVVIATE IN FOGNATURA o in collettori superficiali, anziché fatta infiltrare naturalmente nel suolo, ove, giunta alla zona satura, entrerebbe nel grande ciclo dell’acqua.

Della biosfera indirettamente e del corretto impiego di una delle sue risorse si occupa la seconda proposta, relativa alla salvaguardia dell'Acquifero Profondo nella Pianura Nord Milanese (Natura e Società", Dicembre 2018, pag. 8-14; “Natura e Civiltà”, 2/2018, pag. 48-52; “Servizi a Rete”, Novembre-Dicembre 2018, pag. 59-63; “L’ACQUA”, 1/2019, pag. 68-74)ma che potrebbe estendersi anche altrove su altri acquiferi alluvionali della Lombardia e di altre regioni.

Della biosfera si occupa infine una terza proposta, che viene qui presentata per la prima volta e che sollecita un emendamento alla normativa sullo spargimento sulle campagne dei reflui di attività agro-zootecniche e d’altro tipo, in funzione del contenuto in nitrati (apparentemente ignorata dal proponente-legislatore) dell’acqua di pioggia.

Questa proposta nasce dalla collaborazione fra alcuni esperti pubblici e privati, membri di associazioni aderenti alla Federazione nazionale Pro Natura, che propongono l’emendamento di prescrizioni regionali carenti alla luce di quanto evidenziato già nel 2003 in un articolo pubblicato da uno degli autori della presente nota, su "Acque Sotterranee".

1 – DISFUNZIONAMENTO DEI CICLI BIOGEOCHIMICI

Dei cicli di azoto (N) e fosforo (P) e della fioritura algale in Adriatico oggi si parla poco, anche se il problema persiste, e altrettanto si può constatare in merito alla perdita di interi ecosistemi oligotrofi nelle aree umide della pianura. Del resto quindici milioni di abitanti e quaranta milioni di animali d’allevamento espressi come abitanti equivalenti (oltre ai carichi industriali) sono un aggravio tanto alto da non avere termini di paragone in Europa. I depuratori nell’occasione di forti piogge non sono attivi e le acque reflue vengono riversate direttamente nei corsi d’acqua (diluition is solution for pollution…). Per il carico zootecnico va anche peggio. Una norma Europea pone limiti alla quantità di deiezioni che possono essere sparse per unità di superficie (Direttiva Nitrati 91/676/CEE). Data la situazione dei carichi zootecnici presenti e il disaccoppiamento tra attività zootecnica e coltivazione (“le coltivazioni per la produzione di energia hanno distrutto l’agricoltura”, dichiarazione recente di un tecnico dell’industria sementiera) non è infrequente che le pubbliche amministrazioni siano forzate a chiedere proroghe ai limiti di legge. Queste richieste si basano su sottostime dell’apporto di azoto da altre fonti, come è stato dimostrato per gli apporti di azoto dalle precipitazioni atmosferiche nell’area dal Nord Milano fino alle Prealpi Lariane: vedi il contributo di Giovanni Guzzi su: http://www.rudyz.net/apps/corsaro/filibuster.php?env=flb_giovanni&site=giovanni&id=A0000001VP00XO.

L’apporto di fosforo ai terreni della bassa pianura lombarda è spesso inutile, lo dicono da decenni Tommaso Maggiore, Ordinario di Agronomia all’Università di Milano (“alcuni terreni sono miniere di fosforo”), e Gianni Tartari dell’ISPRA, riportando in sede di Assemblea del Contratto di Fiume Lambro Settentrionale i recentissimi dati raccolti a Sud di Milano. Ma le concimazioni fosfatiche continuano ad essere effettuate e attraverso l’erosione dei limi e delle argille il fosforo arriva nelle aree umide e nel mare provocando i danni noti, spesso con maggior effetto rispetto all’azoto (http://www.cisba.eu/images/rivista/biologia_ambientale/ba-2010-1/05-Naldi-Piena-Carichi-N-P.pdf).

La questione è stata sollevata dalla Federazione Nazionale Pro Natura in sede di proposte per il Piano di Bacino del Fiume Lambro Settentrionale con lettera del 17 dicembre 2019 ed è nostro parere che sia a maggior ragione valida per l’auspicato Piano Strategico per il Po.

Il comparto agro-zootecnico nell’area della pianura padano-veneta si configura come fortemente dipendente dall’importazione di mangimi, soprattutto proteici, provenienti da aree esterne al sistema. Ne consegue un apporto netto di nutrienti (particolarmente azoto e fosforo) superiore alle asportazioni e l’insorgenza di inquinamento d’origine agricola delle acque superficiali e sotterranee.

Il problema è di interesse strategico per l’intero comparto agroalimentare italiano, per il quale le esportazioni dall’area padano-veneta di prodotti di origine animale (in particolare prodotti di carne suina e formaggi – in estrema sintesi prosciutto crudo, formaggio Parmigiano-Reggiano e Grana Padano) costituiscono un elemento fortemente attivo nella bilancia commerciale.

La Regione Lombardia,nei documenti sottoposti alle osservazioni in sede di Valutazione Ambientale Strategica sul Programma d’Azione Regionale Nitrati, relativo al massimo carico di effluenti zootecnici distribuibile sui terreni agrari, oltre agli apporti naturali (legati al ciclo dell’azoto), considera, come attuali ulteriori contributi alla quantità totale di azoto dispersa nell’ambiente, apporti da: effluenti zootecnici, fanghi di impianti di depurazione, compost, fertilizzanti chimici, fitofarmaci e diserbanti, nonché apporti puntiformi da insediamenti civili ed industriali.

Non è stato invece quantificato l’apporto di azoto atmosferico, sotto forma di precipitazioni umide e secche. Studi e misure al riguardo attestano invece che tale apporto è tanto significativo da poter modificare la VAS (Valutazione Ambientale Strategica), documento di giudizio sulla sostenibilità di opere o regolamenti di importante impatto sul territorio.

2 – PERICOLO NITRATI

Attualmente la protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole nelle zone vulnerabili ai sensi della Direttiva Nitrati 91/676/CEE è assicurata dal "Programma d'Azione regionale - PdA - 2016-2019”, approvato dalla Regione Lombardia con deliberazione di Giunta del 16 maggio 2016, n. X/5171.

Nell’Allegato n. 10 (marzo 2006) alla Relazione Generale del PTUA (Programma di Tutela e Uso delle Acque) “Definizione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari”, è stato prescritto il valore limite di 170 kgN/ha anno per il totale degli apporti esterni di azoto dei quali è consentita l’aspersione sui terreni agricoli della Regione.

Per confronto, registrazioni effettuate a Brugherio (MI) e Longone al Segrino (CO), ove sono in funzione da parecchi anni stazioni di campionamento e misura, mostrano che le precipitazioni atmosferiche (secche ed umide) apportano al suolo un contributo dell’ordine di alcune decine di kgN/ha per anno. In particolare una campagna di misure effettuata negli anni 1987-1991 (Tartari et al., 1995) ha evidenziato, su Brugherio, con un particolare sistema di campionamento delle precipitazioni secche, una ricaduta totale con valore massimo pari a 56 kg di N/ha per anno.

Per il passaggio dalla concentrazione in nitrati espressa sotto forma di microequivalenti/litro a quella in kg/ha prendiamo in esame la stazione di Brugherio (MB), distante 13,5 km dal centro di Milano, a 150 m circa s.l.m. ed ipotizziamo, per facilità di calcolo, una piovosità indicativa di 1.000 mm/anno; il volume annuo di precipitazione umida unitaria risulterebbe pari a 1.000 l/m2 per anno. Osservando, sulla figura 1 (Tagliaferri et al., 1995), i valori di riferimento per Brugherio (la stazione è indicata nella figura dai simboli quadrato e triangolo neri accostati situati nel secondo riquadro in basso da destra) si rileva che l’azoto totale inorganico (TIN) delle deposizioni umide è di circa 173 μeqN/l (micro equivalenti chimici di azoto per litro). Se ne deduce, con un semplice calcolo (vedi riquadro A), che l’apporto delle sole deposizioni umide a Brugherio è di circa 24 kgN/ha anno.


Figura 1.
Concentrazione dell’Azoto totale inorganico (TIN) in funzione dell’altitudine e della distanza da Milano delle stazioni di misura della rete RIDEP (Tagliaferri et alii, 1995, fig. 3)

Riquadro A

L’equivalente chimico di una sostanza, ad esempio dell’azoto, usando un linguaggio semplificato (anche se scientificamente non rigoroso), esprime il quantitativo di sostanza il cui peso in grammi corrisponde al suo peso atomico (se si tratta di un elemento semplice) o peso molecolare (se si tratta di un composto).

Pertanto un equivalente chimico di azoto corrisponde a 14,0067 grammi di azoto. Nel caso di Brugherio, l’acqua di pioggia contiene in media 173 micro-equivalenti / litro di azoto, cioè 173 x 10-6 x 14,0067 = 2.423 µg (microgrammi) di azoto per litro (ovvero 2.423 x 10-9 kg di azoto per litro).

Dal momento che in un anno su un ettaro di terreno cadono in media 10.000 m3 di pioggia, corrispondenti a 10.000 x 1.000 litri, questa trasferisce al suolo 2.423 x 10-9 kg di azoto (contenuto in azoto di un litro d’acqua di pioggia) da moltiplicare per il numero di litri contenuti nel volume di un solido con base 1 ha (106 dm2) ed altezza 1 m (10 dm).

Il prodotto 2.423 x 10-9 x 106 x 10 kg ci dà 24,23, cioè 24,23 kg di azoto per ettaro all’anno (24,23 kg N/ha anno), disperso con le sole precipitazioni umide.

 

Si tratta di un contributo non trascurabile, essendo pari a circa il 14,3% del limite di 170 kgN/ha per anno ed essendo rappresentativo delle sole precipitazioni umide.

Quale influenza abbia l’apporto di azoto dalle precipitazioni atmosferiche umide e secche sul suolo e di conseguenza sulle acque sotterranee è mostrato dal contenuto in azoto delle acque di alcune sorgenti ubicate nell’area centrale del Triangolo Lariano, in prossimità della stazione di misura di Longone al Segrino, scelte perché sicuramente immuni da eventuali contaminazioni antropiche di origine locale.

Esse sono state oggetto di uno studio pubblicato da uno dei due autori della presente nota (Guzzi, 2003), e mostrano (figura 2) concentrazione di gran lunga eccedente i valori razionalmente prevedibili: in assenza di contaminazione da attività od insediamenti antropici locali, la concentrazione in azoto (espressa come ione nitrico NO3-) non dovrebbe superare in genere l’unità di mg/l.


Figura 2.
Concentrazione media in Azoto totale espressa sotto forma di ione nitrico NO3- nell’acqua di sorgenti del Triangolo Lariano nel biennio 1992-93 e (per le sole precipitazioni umide) nell’acqua di pioggia raccolta presso la stazione di campionamento di Longone al Segrino (CO).

Consigliamo di leggere con attenzione il grafico della figura citata, che riporta dati raccolti nel biennio 1992-93. Il passaggio da ione nitrico ad azoto N è illustrato nel riquadro B. La correlabilità con la concentrazione misurata nelle acque di pioggia raccolte presso la stazione di Longone al Segrino non solo ne indica la provenienza (dalle precipitazioni atmosferiche), ma addirittura permette di evidenziare, ove ubicazione e altitudine sono confrontabili, una eccedenza nella concentrazione di azoto nelle sorgenti rispetto alla stazione di Longone al Segrino che ben si adatta a rappresentare l’ordine di grandezza dell’azoto caduto sul suolo sotto forma di precipitazione secca e non contabilizzato dalla stazione.

La consistenza dell’apporto di azoto dalle precipitazioni atmosferiche nell’area del Triangolo Lariano è ulteriormente amplificata, se misurato per unità di superficie, per l’aumento progressivo con l’altitudine dell’altezza media di pioggia, che compensa largamente la lieve diminuzione dell’azoto rispetto alle precipitazioni sulla pianura.

Riquadro B

Per confrontare i dati riportati nel grafico della figura 2 con quelli poco sopra espressi sotto forma di equivalenti chimici, per chi non pratica quotidianamente queste grandezze, sono necessarie alcune semplici equivalenze.

Partendo dalla concentrazione di azoto N, espressa sotto forma di ione nitrico NO3- dell’acqua di pioggia di Longone al Segrino, pari a circa 8,71 mg/l, ricaviamo la concentrazione in milligrammi di azoto N come segue:

8,71 mg/l (concentrazione dello Ione nitrico dell’acqua di pioggia) diviso per 62 (peso dell’equivalente chimico dello ione NO3-, ottenuto sommando tre volte il peso atomico dell’ossigeno - 16+16+16 - e una volta quello dell’azoto 14) e poi moltiplicato per 14 (peso atomico dell’azoto), ci permette di ottenere come risultato

1,96 mg/l (che è la concentrazione dell’azoto N nell’acqua di pioggia).

Già abbiamo dimostrato (vedi riquadro A) che occorre moltiplicare la concentrazione in azoto dell’acqua di pioggia, espressa in mg/l, per il fattore 10 per ottenere l’entità di azoto portata dalla pioggia su un ettaro di superficie espressa in kgN/ha anno, nel caso che sul sito cadano rigorosamente 1.000 mm d’acqua/anno.

Deduciamo pertanto che le sole precipitazioni umide comportano nell’area del Triangolo Lariano un apporto d’azoto alloctono, nella circostanza specifica, di 19,6 KgN/ha anno, sicuramente aumentabile di un 20-30% in proporzione con l’altezza delle piogge annue, superiore al valore di 1000 mm/anno, preso in considerazione per comodità, anche se per difetto. A questo occorre poi aggiungere l’apporto dalle precipitazioni secche, dell’ordine della decina di kgN/ha anno.

Accanto a quanto sopra esposto occorre considerare la natura non puntuale di questi valori, confermata dal contenuto in azoto di altre stazioni sul territorio regionale; si tratta di valori relativamente omogenei su aree interessate dai principali flussi delle masse d’aria che s’irraggiano dalla pianura milanese verso le aree circostanti, ma comportano significative diversificazioni rispetto ad altre aree, morfologicamente simili, situate in valli di provincie circonvicine.

3 – EQUILIBRI NATURALI E INTERESSI CONTINGENTI

Le valutazioni sopra presentate dimostrano che l'azoto contenuto nelle sole precipitazioni atmosferiche apporta al suolo un contributo compreso fra 21 e 56 kgN/ha per anno. Il confronto col limite dettato dalla normativa per le Zone Vulnerabili ai Nitrati, pari a 170 kgN/ha per anno, ingenera preoccupazione, ma addirittura lascia perplessi la constatazione che la Regione Lombardia abbia chiesto alla Commissione Europea di poter derogare rispetto a questo limite (Deroga concessa con innalzamento del limite a 250 kgN/ha per anno e ratificata con Decreto N. 5403 del 10/06/2016 della Direzione Generale Agricoltura).

Non si ritiene che alla luce della situazione attuale, succintamente sopra illustrata, tale deroga ed altri provvedimenti nello stesso senso assunti da altre Regioni, consentano di migliorare lecondizioni ambientali dell’intero bacino del Po e neppure essere d’aiuto per il settore agricolo che si intende favorire.Infatti per gli apporti di azoto e fosforo si è finalmente affermata la convinzione che una migliore gestione dei suoli non possa prescindere dalla riduzione delle quantità dei nutrienti dispersi sui suoli oltre il limite di utilizzazione. A questo riguardo una pubblicazione dell’Unione Europea: “Buone pratiche per ridurre la perdita di sostanze nutritive in Lombardia” (https://ec.europa.eu/environment/water/water-nitrates/pdf/leaflets/Leaflet_Lombardy_IT.pdf) fornisce indicazioni aggiornate sul carico di nutrienti compatibili con una gestione razionale dei suoli, ma le stesse sono in larga misura inapplicate e spesso neppure note agli imprenditori agricoli.

È nostra convinzione invece che una economia sana e destinata ad un futuro non effimero debba essere caratterizzata da una conduzione sostenibile del comparto agricolo.

Confidare nell’efficacia della lungimiranza dei monaci cistercensi dei primi secoli del secondo millennio anche rispetto ai cambiamenti epocali cui occorrerà adeguarsi per una sopravvivenza che sembra già compromessa, appare eccessivo: la pratica agricola da essi introdotta, appoggiata da modelli di organizzazione e aggregazione sociale particolarmente appropriati, ha permesso secoli di prosperità. Sono poi succeduti, ancora irrisolti, momenti di crisi, con creazione di gravi disparità sociali solo recentemente attutite da una generale rincorsa ad una ambigua (apparentemente generalizzata e ridistribuita) redditività.

La crisi ambientale odierna non tarderà a colpire anche il settore trainante dell’agricoltura padana. Si tratta della crisi di un equilibrio ormai precario ma che reclama sostegno coraggioso, lungimirante e integrale. Occorre evitare la parcellizzazione di un “unicum” che coinvolgeva suolo, assetto idraulico, conduzione agricolo-zootecnica, per raggiungere i gangli culturali ed etici di una popolazione e dell’intero territorio circostante.

In tale contesto si inserisce pertanto qualunque azione mirante a restituire speranza di futuro ed entusiasmo innovativo ad un territorio, ad una società oggi più complessa ma votata alla conquista di nuovi e indispensabili equilibri o al disfacimento, per le generazioni e le attività che vi dovranno convivere in futuro.

La gestione razionale ed equilibrata dei suoli rappresenta uno degli anelli guida e modello di percorso per questa convivenza rinnovata.

Non si tratta di penalizzare un settore, ma di potenziarlo vaccinandolo rispetto a tutte le crisi che possano diffondersi in esso: gli equilibri biologici che proponiamo siano modello di equilibrio integrale della società locale e delle Società. Non già competitività esasperata e guerre dei dazi, ma collaborazione internazionale, con scambi leali di conoscenze e pratiche gestionali in ambiti omogenei, per prevenire crisi locali in una atmosfera di collaborazione feconda(Si tratta di quella “globalizzazione della solidarietà”, lanciata da Papa Giovanni Paolo II nel discorso sulla Globalizzazione pronunciato il 27 aprile 2001 all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze e ripresa da Papa Francesco il 7 febbraio 2015 nell’occasione dell’inaugurazione di EXPO 2015).

4. - LA PROPOSTA DI Pro Natura

Con l’obiettivo di ricostituire e mantenere gli equilibri naturali dei nutrienti del suolo, in tutte le sedi, dai Piani di Bacino (vedansi le osservazione al Piano di Bacino del Fiume Lambro Settentrionale, presentate il 17 dicembre 2019, o il contributo alla stesura del Piano strategico per il Po), Pro Natura chiede ai firmatari e/o responsabili dei documenti un impegno a:

1 - integrare con gli apporti atmosferici quelli già computati provenienti da effluenti di origine zootecnica, fanghi di depurazione, fertilizzanti, fitofarmaci, ecc., pur mantenendo la soglia limite degli apporti azotati al livello non eccedente le effettive asportazioni da parte delle colture.

2 - Impegnarsi a sostenere le misure prefigurate dall’Unione Europea promuovendo: il miglioramento delle misure di stoccaggio dei reflui zootecnici; lo sviluppo di piani di concimazione per tutti i terreni agricoli; promuovendo (e promuovendo i controlli) modalità di smaltimento appropriate; promuovendo l’utilizzo di colture intercalari di copertura.

3 - Si ritiene inoltre che, come richiesto da alcune associazioni di categoria, la sostenibilità dei nostri sistemi agricoli non possa prescindere dalla reintroduzione nei sistemi colturali di colture proteiche ora abbandonate (pisello proteico, trifogli, …) che sottraggano la zootecnia dalla dipendenza di fonti alloctone, ristabilendo l’equilibrio tra i terreni coltivati e il carico zootecnico.

Dette misure, da sole comunque inadeguate, potrebbero sollecitare una maggiore consapevolezza sia degli operatori del settore, sia delle comunità coinvolte, dell’importanza di una attenzione responsabile ai comportamenti quotidiani, dal punto di vista sia della fornitura sia dell’utilizzazione (non già “consumo”) di beni e servizi.

Il comparto agricolo-zootecnico della Lombardia e di altre regioni padane è destinato a soccombere se non si auto-imporrà comportamenti apparentemente gravosi ma d’avanguardia e destinati ad un brillante futuro.

BIBLIOGRAFIA

- Guzzi U. (2003). Nitrati nell’acqua delle sorgenti del Triangolo Lariano (Como) e composti dell’Azoto nelle deposizioni atmosferiche. Acque Sotterranee, XX (5), Segrate, pp. 9-24.

- Tagliaferri A., Di Girolamo F., Tartari G., Elli M., 1995. New type forestry damage and wet deposition in Lombardy. Agr. Med. Special Volume. pp. 266-277.

- Tartari G., Consuma A., Balestrini R., Valsecchi S., Camusso M., 1995. Total Atmospheric Deposition measurements using an innovative dry deposition sampler. Life Chemistry Reports, vol.13, Malaysia. pp. 159-175.

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