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Che noia questi ragazzi... Protestino con più garbo!

Valter Giuliano

Interprete dell’insofferenza verso i flash mob della nuova generazione ecologista, Giovanni Orsina è intervenuto sulle pagine del quotidiano La Stampa (22 maggio). Offrendo uno spunto per riflettere...

Prologo
- Che noia Signora questi profeti di sventura! Questi giovani che non sanno più divertirsi e si preoccupano del futuro del Pianeta. Che per questo si incatenato, imbrattano opera d’arte, monumenti, fontane! Pensi, addirittura il Palazzo del Senato!
Cribbio, sono persino riusciti a infastidire Chicco Mentana! E a irritare il vignettista Osho!
Una guardia giurata è addirittura dovuta intervenire estraendo la pistola, e a Firenze meno male che c’era “Rambo” Nardella...
Questi ragazzotti, “profeti di sventura” non si rendono conto che non li sta più a sentire nessuno?
E poi, che diamine, sono davvero ecovandali, vanno messi in gattabuia. Per fortuna ho sentito che hanno deciso pene più severe.
Imparino a protestare con un po’ più di garbo, senza dare troppo fastidio.
Cambiamenti climatici... è sempre capitato: un giorno c’è il sole, l’altro piove, poi c’è caldo e poi c’è freddo, che sarà mai? I ghiacciai si sono sempre sciolti, lo dice la Storia geologica, e poi, zac!, è arrivata un’altra glaciazione... Le alluvioni? Bisognava pensarci prima, scavare i fiumi dalla ghiaia, rafforzare gli argini, magari farli in cemento che resistono meglio.
Sa cosa diceva, giustamente, Margaret Mead (come non sa chi è? Si informi...): «Il profeta che non riesce a presentare un’alternativa sopportabile e ciò nonostante annuncia l’Apocalisse è parte della trappola di cui postula l’esistenza».

- Peccato Signore, ha incontrato la Signora sbagliata, che non è affatto in sintonia con lei e non vuole affatto condividere la sua ignoranza....
Sa che hanno ragione loro?
Abbiamo sin qui imbrattato il mondo, inquinato le acque, coperto di smog i monumenti, umiliato il Senato – dentro – con frequentatori indecenti.
Il fatto, poi, è che alternative il profeta le annuncia da tempo insieme ai pericoli. Ma prima ancora che venissero a noia, costretti a ripetersi perché inascoltati, chiedevano con insistenza di cambiare radicalmente il progetto di futuro. Perchè oggi, senza una drastica riconversione, stiamo procedendo dritti dritti verso la fine dell’Antropocene.
Come diceva il profeta Guido Ceronetti, corriamo veloci verso Eschede. Che non è solo la sede dal recente campionato europeo di calcio, ma il luogo in cui deragliò tragicamente, il 3 giugno 1998, un nuovo convoglio ad alta velocità partito da Monaco per Amburgo. L’alta velocità, l’ultimo grido della tecnica più avanzata d’Europa, procurò 101 morti e 88 feriti gravi.
Noi siamo un po’ tutti sulla stessa linea. Ad Amburgo è difficile che ci arriviamo.
Anche noi rischiamo di fermarci a Eschede. (cfr V.Giuliano, G.Caresio, In un mondo che corre verso Eschede. Amichevole colloquio con Guido Ceronetti, Parchi n.60 / 2011).
E poi vede, a proposito di alluvioni e dissesto idrogeologico, ad esempio, i “profeti” – capaci di guardare lontano a differenza della miope classe dirigente imprenditoriale e politica – le soluzioni le hanno delineate e suggerite da tempo.
Per restare in Italia, già Antonio Cederna – uno dei profeti inascoltati insieme ad Aurelio Peccei, Girgio Nebbia, Giorgio Bassani, e tanti altri – mise sull’avviso e indicò le misure suggerite dalla Commissione Intergovernativa De Marchi. Qualcuno diede loro ascolto? È così che abbiamo contato centinaia di morti e lasciato l’insicurezza del territorio senza rimedio alcuno. Anche oggi il ministro Fitto stralcia dal PNRR tutto il capitolo della difesa idrogeologica, quasi non fosse il maggior investimento di cui il fragile territorio della penisola avrebbe bisogno...

Lo scenario
Questo è lo scenario che vive l’Italia con improvvidi governanti che si iscrivono, di fatto, alla lista dei negazionisti, a braccetto con tutta la destra europea.
Quella, per intenderci, che difende la distruttiva pratica della pesca a strascico responsabile della desertificazione dei mari, e che fino all’ultimo ha cercato di opporsi, a metà luglio scorso, alla Nature Restoration Law a sostegno del recupero della biodiversità europea, promulgata nel quadro globale sulla biodiversità delle Nazioni Unite di Kunming-Montreal. A favore della nuova Strategia Europea per la Biodiversità, uno dei pilastri fondamentali del Green New Deal Europeo, al Parlamento hanno votato i rappresentanti Socialisti e Democratici,Verdi, Left, i Liberali di Renew e 21 parlamentari Popolari. A supporto della legge si erano espressi oltre 7 mila scienziati e accademici europei, centinaia di associazioni ambientaliste, ed erano state raccolte oltre un milione di firme di cittadini.
La sfida, alle prossime elezioni europee del 2024 sarà proprio tra questi due schieramenti.
Ma la nostra speranza è che anche i Popolari e la destra rinsaviscano sul tema ambientale, prendendo consapevolezza della realtà almeno per quanto riguarda la crisi climatica, che rischia di compromettere il comune futuro.
Altrimenti è inutile andare in TV a piangere lacrime di coccodrillo, come ha fatto il ministro Pichetto Fratin, che non ha altro effetto se non sancire la propria stoltezza e incapacità di affrontare seriamente i rischi per il futuro da consegnare ai giovani che lo reclamano.
Fanno loro da supporto le testate principali e più seguite dell’informazione, appiattite sulla voce del Padrone. Sembrano non essere in grado di guardare oltre il dito dei giovani attivisti imbrattatori per cercare di spiegare cosa indichi. Si indignano per le vernici biodegradabili e il carbone vegetale, e per inesistenti danni al patrimonio artistico, ma nulla fanno contro la situazione delle nostre città, dove crescono le morti per inquinamento e dove le opere d’arte vengono erose, giorno dopo giorno dal cocktail micidiale che entra anche nei nostri polmoni.
Inadeguati, ipocriti, irresponsabili. I primi, che ci governano, come i secondi che dovrebbero aiutarci a comprendere la realtà decodificando le notizie, spesso nascose dal potere.
La noia e il fastidio che i ragazzi del nuovo impegno ambientalista suscitano in alcuni (non in chi scrive, cha a 17 anni era impegnato come loro e stava per temere che la sua battaglia, durata una vita, fosse persa per sempre) non hanno di certo contaminato Papa Francesco. Lui non sembra annoiarsi affatto e avverte sulla necessità di cambiare radicalmente il nostro sistema economico e il modello di sviluppo che su di esso si appoggia. Radicalmente!
Il Vescovo di Roma si erge, tra i pochi leader mondiali, a consapevole testimone «dell’urgenza drammatica di prenderci cura della casa comune».
Invita i giovani di tutto il mondo a non accontentarsi «di semplici misure palliative o di timidi e ambigui compromessi. Le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro». Bisogna «farsi carico di quello che purtroppo continua a venir rinviato: ossia la necessità di ridefinire ciò che chiamiamo progresso ed evoluzione. In none del progresso si è fatto troppo regresso» .
Parole forti in cui segnala con forza la necessità di un cambiamento delle visione antropologica alla base dell’economia e della politica. Per «ascoltare la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri».
Sono forse state proprio le parole del Papa a indurre all’appello sei Presidenti del Mediterraneo – Sergio Mattarella, Zoran Milanovic (Croazia), George Vella (Malta), Marcelo Rebelo de Sousa (Portogallo), Natasa Piric Musar (Slovenia) e Katerina Sakellaropoulou (Grecia) – che sottolineando la gravità della crisi climatica invitano l’Unione Europea e gli altri Paesi del Mediterraneo ad attuare da subito politiche concrete per mettervi riparo. senza più perdere tempo e al di là di compromessi per ragioni politiche o economiche.
Ormai non ci sono dubbi e a fianco di Papa Francesco e del Presidente Mattarella ci sono migliaia di scienziati in tutto il mondo, tranne un residuale manipolo di mercanti di dubbi.
O di qualche ministro ignorante che scambia il tempo con il clima. Sul pianeta tutto accade e tutto si modifica, da sempre. Quel che è cambiato è che avviene tutto troppo in fretta, pochi decenni per i ghiacciai in confronto a secoli. E i giovani si preoccupano per i cent’anni che hanno di fronte e che desidererebbero vivere almeno come li abbiamo vissuti noi. Ma per colpa nostra saranno costretti all’emergenza, a cominciare dall’acqua e dal cibo, che a noi non sono mai mancati, e dalla qualità del respirare che a loro rischia di esser compromessa.
Per questo chiedono risposte serie e vere. Per questo si mobilitano. Per questo non si accontentano più di qualche “lavaggio verde” fatto di corsa, per propaganda.
Così la sfida con gli effetti nefasti del riscaldamento globale sarebbe persa in partenza. E la condanna delle future generazioni alla sete, alla fame, alle guerre per le risorse naturali si prospetta come lo scenario più probabile. Che giustamente rifiutano, disposti a tutto.

Epilogo
Non useranno più vernici, non imbratteranno più i monumenti.
In questo scenario in cui ci si illude che tutto possa proseguire come prima, con governanti ignoranti e sistema informativo colluso, i ragazzi attivano l’intelligenza sbeffeggiandoli.
Hanno infatti deciso di imbavagliare i personaggi dei monumenti per denunciare che quei bavagli li vogliono mettere a loro, cui si vorrebbe impedire il diritto alla protesta – sino alla previsione del reato di associazione a delinquere! – contro l’inettitudine di un Governo che non fa nulla per fermare la crisi climatica e predisporre misure per la transizione ecologica, ma anzi si muove all’opposto, continuando a sostenere le fonti fossili climalteranti. Cambieranno forse modalità di intervento, ma per fortuna continueranno a essere loro. Per seguitare a inchiodarci alle nostre responsabilità.
Perché gli ecoterroristi siamo stati noi. Ci indigniamo contro le vernici biodegradabili e il carbone vegetale, ma cosa abbiamo fatto per difendere le nostre città dove crescono le morti per inquinamento? Siamo stati inadeguati, ipocriti, irresponsabili. Non abbiamo chiesto e preteso abbastanza, siamo stati troppo garbati e corretti e non ci hanno ascoltati.
Mio caro Signore la colpa è nostra, è sua.
Lei è libero di continuare, nel suo egoismo, ad annoiarsi.
Io ho deciso di attivarmi per rimediare ai miei sbagli e aiutare il mio nipotino a sperare nel futuro.

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