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Paleo e neo-gretini uniti nella lotta ai cretini

Ferdinando Boero

Quarant'anni fa parlavamo delle generazioni future che avrebbero ereditato da noi il debito ecologico causato dal nostro momentaneo benessere. Una volta udii un'obiezione a questa preoccupazione: perché dovremmo preoccuparci delle generazioni future? Cosa hanno fatto per noi?
Le generazioni future sono arrivate e si sono accorte del debito ereditato, e molti di noi "anziani" stanno reagendo alle loro rimostranze come quel signore che si rifiutava di preoccuparsi per loro. Le obiezioni alle proteste giovanili si concentrano su Greta Thunberg e, in Italia, chi protesta per il clima viene ascritto, con non celato intento derisorio, alla categoria dei gretini. Gli appellativi dedicati ai giovani che protestano sono tutti di decisa denigrazione: eco-ansiosi, eco-terroristi, eco-catastrofisti. Il prefisso eco- è, ovviamente, quello di ecologia, non quello di economia.
Questo livore forse cela un senso di colpa, oppure è solo egoismo. Il bello è che gli "anziani", dal Papa con la sua Enciclica Laudato Si', ai rappresentanti dei paesi di tutto il mondo, sono unanimi nel'ammettere che  la situazione ambientale, a livello planetario, è grave. Hanno iniziato a farlo nel 1992, con la Convenzione di Rio de Janeiro sulla biodiversità, messa a rischio dagli impatti antropici, e hanno continuato con convenzioni ulteriori, con protocolli, con dichiarazioni sempre più allarmate. Il tutto basato sulle risultanze della ricerca scientifica sul clima e sulla biodiversità. Preso atto dei moniti della comunità scientifica, i decisori hanno deciso di accettare di essere preoccupati per lo stato del pianeta.
Le ansie degli ecoansiosi, quindi, si basano sulle risultanze delle ricerche della comunità scientifica, non su loro convinzioni campate in aria. Che ne sanno, loro, di ambiente? Beh, tanto quanto la gente comune che non se ne occupa professionalmente. Ma se i grandi di tutto il mondo sono preoccupati per lo stato del pianeta, è normale che lo siano anche i giovani: dovrebbero esserlo tutti, non solo i giovani!

Fermiamoci un attimo a questo primo atto di questa storia. Chi nega che ci sia un problema dice che non tutta la comunità scientifica è d'accordo, e porta come prova le opinioni di fior di scienziati. In Italia i paladini di questa sdrammatizzazione della situazione sono Franco Prodi e Antonino Zichichi. I due, però, non sono esperti di clima. Prodi ha pubblicato un solo articolo scientifico in cui sostiene che le preoccupazioni siano infondate, ma l'articolo è stato poi ritirato dalla rivista perché... infondato. Zichichi... lasciamo perdere: ha perso la sua reputazione negando la scientificità dell'evoluzione. In fisica sarà un campione, ma in altri campi, dalla biologia all'ecologia, la sua opinione vale quanto quella di un avventore al bar che abbia ecceduto nel consumo di bevande alcoliche. Riformuliamo la posizione della comunità scientifica: gli scienziati che si occupano di clima e di ambiente sono unanimemente convinti che le nostre attività stiano cambiando lo stato del pianeta e che il cambiamento sia a noi sfavorevole. Una parte della comunità scientifica che NON si occupa di clima e di ambiente, è scettica al riguardo. Ma, aggiungo io, non riesce a pubblicare articoli scientifici che possano confutare le posizioni di chi, invece, dice che i problemi ci sono.
In una situazione del genere, a chi dar retta? Beh, i decisori non hanno avuto dubbi, visto che le convenzioni, i protocolli e altri gesti formali sono stati sottoscritti. Le obiezioni degli scettici sono infondate: i motivi per essere ansiosi ci sono tutti.

L'altra obiezione che si oppone ai giovani che protestano è: ma loro, cosa propongono? Non hanno proposte!!!! Anche questa obiezione è infondata. Non sono i giovani a dover fare le proposte, sono gli scienziati e i tecnologi a doverlo fare. Chiedere che siano loro a farle equivale a chiedere a un malato: hai un bel lamentarti per i tuoi malesseri, cosa proponi per eliminarli? Ma il malato può solo dire di star male, non gli si può chiedere di fare quel che dovrebbe fare il medico e magari, visto che non sa come rispondere, dirgli che non ha motivo di lamentarsi!
Questa stupida opinione, inoltre, è confutata dal fatto che molti paesi, e l'Unione Europea per prima, hanno lanciato programmi che si prefiggono la sostenibilità e la decarbonizzazione. L'abbandono dei combustibili fossili e lo sviluppo di metodologie che producano energia da fonti rinnovabili fa parte del programma di molti paesi: vento, sole, geotermia, onde, correnti, fiumi sono fonti di energia che non prevedono la combustione e la produzione sostanze climalteranti, prima di tutto l'anidride carbonica. Volete tornare alle lampade a petrolio, dicono... e invece è esattamente il contrario: il fine di queste proposte è di uscire finalmente dall'era della combustione, mentre chi non vuole farlo è ancorato al passato.
I giovani non propongono proprio niente: chiedono agli anziani che diano seguito alle loro preoccupazioni e che sviluppino il rinnovamento che dicono di voler sviluppare. Le soluzioni sono a portata di mano, e ci sono anche grandi investimenti per migliorarle: il nostro paese ha ricevuto 209 miliardi per realizzare il PNRR che altro non è che la versione italiana del Next Generation EU e dell'European Green Deal. Next Generation vuol dire proprio "prossime generazioni" e, quindi, i "gretini". E il nuovo patto verde significa proprio che si deve cambiare. Il Papa, in Laudato Si', chiede la conversione ecologica, e l'Unione Europea, con il New Green Deal, si prefigge la transizione ecologica. Quell'eco- che viene associato ad ansie, terrorismo e paranoie, è in effetti l'ispiratore delle nuove politiche. Bisogna solo attuarle. Ed è quello che chiedono i giovani.

Altra obiezione: è inutile che lo facciamo noi, ditelo alla Cina e all'India. Noi non possiamo pensare di cambiare le cose in modo unilaterale. Come dire: visto che ci sono Cina e India, e molti altri paesi, che inquinano anche più di noi, è inutile che ci comportiamo virtuosamente. Tanto vale continuare così. Un ragionamento spregevole. Anche perché la Cina, l'India etc. producono in gran parte le merci che compriamo proprio noi. Abbiamo chiuso le fabbriche in occidente e le abbiamo aperte in oriente per due motivi principali: costo bassissimo della manodopera e assenza di leggi che proteggono l'ambiente. Abbiamo ipocritamente trasferito le produzioni inquinanti dove l'inquinamento non è un reato ma, così facendo, abbiamo continuato a contribuire, per procura, al degrado dello stato del pianeta. La globalizzazione dell'economia deve fare i conti con la globalizzazione dei nostri impatti: l'economia globale genera il cambiamento globale. Sono i giovani ad averlo determinato? Loro stanno subendo queste scelte. Hanno tutte le ragioni per protestare. E poi: sono i paesi che più hanno goduto del "miracolo" del benessere a dover fare i primi passi verso la sostenibilità, anche approvando leggi interne che abbiano portata globale. Tipo: in Italia non si importa nulla che sia stato prodotto infrangendo le leggi in vigore in Italia. Se un paese produce beni e servizi con procedure per noi illegali, quei beni e qui servizi non sono esportabili da noi: non compriamo merce prodotta da chi inquina per produrla.
Ci siamo accorti con il Covid quanto dipendiamo da "quei paesi". Dobbiamo innovare tecnologicamente e sviluppare nuovi modi di produrre e di consumare, senza consegnarci con mani e piedi legati a chi controlla la produzione di beni per noi essenziali. Pensavano di sfruttarli e ora sono loro a tenerci in pugno. Chi ha determinato questa situazione merita le riprovazioni dei giovani e deve rimediare ai propri errori.

L'ultima obiezione posta ai "gretini" consiste nell'accusarli di dire no a tutto. Questa è proprio buona. I "gretini" dicono no a cose che, evidentemente, ci hanno portato nella situazione attuale. Dicono sì a tutte le innovazioni che stanno iniziando ad evolvere e che ci permetteranno di mettere in atto la transizione ecologica. Chi accusa i "gretini" di dire no a tutto, in effetti dice no a tutte le innovazioni e vuole restare al lume a petrolio (la combustione).

Conclusioni
Ho 72 anni, ma quel che dicono i giovani adesso lo dicevo anche quando avevo la loro età, e lo sostengono tutte le associazioni ambientaliste da altrettanto tempo, Pro Natura per prima. Non eravamo in molti a dirlo, e la situazione era meno grave di oggi, ma c'erano già tutti gli elementi per capire dove saremmo arrivati. Molti "vecchi" avvertono della gravità della situazione da quando erano "giovani" e , quindi, oggi restano dalla parte dei giovani attuali che, però, proprio come i vecchi, non sono una categoria monolitica. I "gretini" non sono la maggioranza dei giovani (e dei vecchi). Sono, purtroppo, una minoranza. In effetti, comunque, le avanguardie sono sempre minoranze, ma possono fare la differenza.
L'importante non è avere ragione ma riuscire a farla valere. I paleo-gretini (noi vecchi) e i neo-gretini (i giovani) cercano di dar forza alle loro opinioni anche con atti dimostrativi ma la dura realtà insegna che, in Italia, essere a favore dell'ambiente non paga da un punto di vista elettorale. Forse anche perché chi non vuole la conversione e la transizione ecologica (prima di tutto chi basa la sua ricchezza su pratiche produttive inquinanti) ha enormi capitali a disposizione e li usa per generare consenso attraverso i molti media che controlla.
Poco male, per la natura. Non siamo così forti da poterla alterare in modo irreparabile, anche perché dipendiamo dalle condizioni che stiamo alterando, con chiaro intento suicida: quando le avremo alterate oltre i limiti di nostra tolleranza delle nuove condizioni (da noi generate) saremo nei guai e smetteremo di alterarle. La natura troverà altre soluzioni. I gretini, infatti, non chiedono che si salvino delfini, panda e balene, sono preoccupati per il loro futuro di umani. Vogliono un benessere che sanno sarà loro negato a causa dell'egoismo delle generazioni che li hanno preceduti.

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