La controriforma delle aree protette: ddl 4144
La proposta di legge licenziata dall’ottava Commissione della Camera sulle aree protette segna un deciso passo indietro sia rispetto alla normativa attualmente in vigore, la 394/91, sia rispetto alle aspettative espresse in questi anni da quasi tutte le principali Associazioni ambientaliste in azioni pubbliche, convegni, comunicati e documenti.
Le tappe forzate con le quali il presidente di commissione, l’On. Ermete Realacci, ha voluto portare a termine l’iter procedurale ha di fatto reso impossibile l’analisi approfondita degli emendamenti prodotti per migliorare quanto meno i punti particolarmente critici.
Le stesse Associazioni hanno inviato alla Commissione emendamenti motivati e strutturati che tuttavia non sono stati presi in considerazione.
Al momento permangono, all’interno della proposta di legge licenziata dalla Commissione, quasi tutti gli elementi più critici e pericolosi che, qualora confermati durante l’iter parlamentare, sostituirà la Legge 394/91, una normativa che ha consentito di proteggere oltre il 10% del territorio italiano.
Quella in discussione è una legge di arretramento culturale e gestionale, non in grado di svolgere la sua funzione di protezione e neppure di dialogare efficacemente con le normative europee recepite dal nostro Paese.
Uno dei primi punti critici riguarda la struttura gestionale dei parchi. Nella nuova proposta di legge il peso politico e amministrativo delle comunità locali assume un ruolo decisamente preminente rischiando di privare i parchi nazionali di una dimensione nazionali relegandoli all’interno di logiche e spinte localistiche e di parte.
L’esclusione dalla struttura di governo delle aree protette della rappresentanza scientifica, sia direttamente nei consigli direttivi che nelle figure apicali direzionali, presidenti e direttori, rischia di impedire una guida tecnica efficace e indipendente, difficilmente in grado di opporsi alle spinte corporative e di parte.
I direttori non saranno più assunti da speciali elenchi nazionali basati sui titoli e sulle competenze specifiche ma direttamente chiamati dai presidenti che, a loro volta, saranno di nomina politica. Lo stesso vicepresidente verrà nominato dai membri designati dalla comunità del parco.
Altro punto estremamente ambiguo e pericoloso è quello della gestione faunistica. Anche se in alcuni punti si parli di divieto di caccia, in altri si introduce la possibilità di una gestione faunistica in cui l’abbattimento non sembra più essere un caso estremo e marginale.
Tra l’altro affidare i prelievi a privati con la sola menzione dell’uso di metodi selettivi non pone al riparo di un utilizzo di modalità impattanti nei confronti delle componenti faunistiche non oggetto di prelievo. Anche per quanto riguarda aree contigue al parco, nelle quali ora la caccia è esercitata dai residenti, la stessa trova una estensione con l’espressione “aventi diritto”.
Non inferiori le criticità insite nella farraginose norme relative alle aree marine protette che non approdano mai ad una chiara definizione gestionale.
L’affidamento della gestione ad un consorzio di enti locali con l’inserimento della comunità scientifica o, in alternativa di associazioni ambientaliste, non sembra discordarsi dalla logica che ha ispirato l’intera normativa, quella di una gestione dei beni di altissimo valore ambientale ignorando tuttavia che essi sono anche un patrimonio pubblico comune che, così, viene pericolosamente esposto ad interessi particolari.
In realtà una modifica della 394 avrebbe dovuto prevedere un’armonizzazione della stessa alle sopraggiunte norme comunitarie. Invece oltre ad un lapalissiano passaggio "i siti Natura 2000 concorrono ai fini della conservazione..." non viene data agli stessi dignità di aree protette nazionali, mentre manca il recepimento della convenzione internazionale Ramsar (2 febbraio 1971) che inserisce le zone umide nella classificazione delle aree naturali protette.
Il ddl 4144 rappresenta in realtà una norma che tradisce totalmente lo spirito che aveva animato gli estensori della 394/91: la tutela della natura, la conservazione della biodiversità diventano obiettivi assolutamente secondari, snaturando totalmente il significato delle aree protette ed i valori che hanno portato all’istituzione delle stesse.
E così si stanno recidendo le più importanti radici identitarie del nostro paese: la Natura e la Bellezza.
Piera Lisa Di Felice, vicepresidente - Mauro Furlani, presidente