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Ponte sullo stretto. Vanto dell’Italia o fonte di marchette?

Enrico Martini

 

Ecco 14 buoni motivi per considerare assurda la realizzazione di questo progetto.

1. Il substrato dello Stretto di Messina ospita 18 faglie (una faglia è una frattura di una massa rocciosa che si divide in due parti: queste interagiscono generando reciproci attriti e quindi ampliano e accelerano lo svolgimento di processi erosivi). Le due “torri”, di 398 metri di altezza, destinate a sostenere 3,3 km di ponte sospeso, poggiano pertanto su una base plurifratturata che sta accumulando tensioni gigantesche, già liberatesi una volta in passato, nel tragico terremoto di Messina e Reggio Calabria (1908: 95.000-120.000 vittime secondo due differenti stime).

La torre occidentale, in territorio siciliano, poggerebbe su quattro livelli di materiali detritici, col tempo costipatisi: ghiaia sabbiosa costiera, ghiaia sabbiosa marina, formazioni sabbioso-argillose, conglomerato e arenaria (il conglomerato è una roccia formata da frammenti pietrosi immersi in una matrice più fine, sabbia o argilla, che li salda insieme; l’arenaria è una roccia che deriva dalla cementazione di una sabbia). Sotto la torre è presente la faglia più profonda dell’intero complesso.

La torre orientale, in territorio calabrese, poggerebbe su uno strato di ghiaia sabbiosa costiera e, più in basso, su conglomerato e arenaria. Sono inoltre presenti tre faglie, due delle quali vicine e molto profonde. Infine, sotto il mare, in corrispondenza della futura torre è crollata una paleofrana gigantesca, depositatasi anche sul fondo marino.

Substrato ponte sullo Stretto

Tutto il complesso poggia su un basamento di roccia dura (“Basamento cristallino”), in cui si affondano 16 delle 18 faglie: questo basamento non è elastico, non è plasmabile: resiste alle pressioni fino ad un certo punto per poi spezzarsi: da ciò dipende la genesi delle faglie, che, quasi tutte, partono quindi già da una notevole profondità.

Il precedente schema e quelli che seguono sono desunti da “Alfonso Bosellini, 2021 - Storia geologica d’Italia. Gli ultimi 200 milioni di anni. Zanichelli Editore. 184 pagine”. Bosellini è un geologo che costituisce un’eccezione tra gli studiosi di geologia: riesce ad essere divulgativo e risulta comprensibile più di altri. Il testo citato è arricchito da immagini e schemi che rendono più agevole l’apprendimento.

 

2. La crosta terrestre è formata da un insieme di “zolle” o “placche”; le più estese e massicce sono una ventina e si spostano, con movimenti nel complesso lenti o lentissimi; un continente si trova all’interno di una zolla e viene trascinato passivamente, come un iceberg nel mare. Quando due zolle si urtano, la più pesante scende sotto quella più leggera. L’Italia è da milioni di anni stretta in una morsa tra Zolla Africana e Zolla Euroasiatica. L’Africana è più pesante e sta scendendo da milioni di anni sotto quella Euroasiatica; il movimento continuerà.

L’inabissarsi di una zolla più pesante sotto un’altra più leggera viene detto “subduzione” e si presenta in molte parti del mondo: gli attriti fondono le rocce e si ottengono magmi che vengono “spremuti” e innalzati verso la superficie terrestre). Lo schema mostra un esempio di subduzione.

Cinture di vulcani lunghe anche migliaia di chilometri si rinvengono in molte aree del mondo, in zone di subduzione. Un bell’esempio è rappresentato dalla catena delle Ande. Vi sono poi altri vulcani presenti all’interno di singole zolle: sono i cosiddetti “punti caldi”, “hot spot”. Chiarissimi esempi di questo tipo di vulcani sono quelli dei centri eruttivi, presenti e passati, delle isole Hawaii e Galapagos; un caso del genere è ospitato pure in Italia: si tratta dello Stromboli.

Che lo Stretto di Messina sia un’area di tensione tra le zolle Africana ed Euroasiatica, è testimoniato dai vulcani presenti sulle terre emerse e da quelli sottomarini, numerosi sul fondo del Mar Tirreno, generati dagli spaventosi attriti che si sviluppano in profondità con lo scorrimento della Zolla Africana sotto quella Euroasiatica.

L’immagine che segue è stata tratta da una stampa priva d’intestazione distribuita gratuitamente nello Stand della Società Alenia Spazio (oggi Thales Alenia Space) agli intervenuti ad un congresso tenutosi a Roma nel 1990. I vulcani presenti sul fondo del Mar Tirreno appaiono come tante sporgenze tondeggianti o allungate; tre di questi, Magnaghi, Vavilov, Marsili, sono enormi; Marsili è in realtà una catena di vulcani che misura ben 70 x 30 chilometri.

A sud dell’Etna, in corrispondenza dei Monti Iblei ed aree limitrofe, rimangono i resti di un vulcano, più esteso ancora dell’Etna, attivo milioni di anni fa (l’Etna ha mezzo milione di anni). Nelle Isole Eolie esistono ben 45 centri eruttivi, 2 attivi (Stromboli e Vulcano), gli altri attivi in passato a partire da 400.000 anni fa. Vari indizi di un’attività vulcanica tuttora presente si rinvengono in mare tra le isole (liberazione di gas e vapori subacquei, ebollizione delle acque).

Questi i movimenti negli ultimi 30 milioni di anni nell’area del Mediterraneo occidentale: genesi di un “gorgo” gigantesco e spostamenti di Baleari, Corsica, Sardegna, fondo dell’antico Mar Tirreno, Microplacca Adriatica (africana).

movimenti nell’area del Mediterraneo occidentale

 

3. I calcoli perché un ponte tra Sicilia e Calabria sopporti indenne un sisma di eccezionale magnitudo sono errati in partenza: si è ipotizzato un fenomeno di magnitudo pari a quello del 1908; in tutto il mondo si calcola che i ponti, in zone sismiche, siano chiamati a sopportare eventi pari almeno al doppio di quelli avvenuti in precedenza: per il ponte sullo Stretto questa precauzione non è stata attuata.

 

4. La Calabria si è lentissimamente alzata, come testimonia la presenza di terrazzi marini sulle sue coste; sempre lentissimamente si sta spostando verso sud-est, la Sicilia, invece, verso nord.

 

5. Il Ponte deve poter oscillare, sia verticalmente sia trasversalmente, sotto l’impatto di venti notevoli; si consideri che varie volte si sono presentati nell’area fortissimi venti di scirocco, di libeccio e pure, negli ultimi tempi, anche cicloni mediterranei (“Mediterranean Hurricanes”, abbreviato, “Medicanes”, con formazione centrale “ad occhio di ciclone”).

La libertà di movimento del ponte cozza con la presenza di binari ferroviari (anche se questi, nel primitivo progetto presenti in numero di quattro, sono stati poi ridotti a due). Restereste tranquilli voi stando su un treno (o su un veicolo) che può oscillare verticalmente fino a  22 metri, e trasversalmente di più, non si sa di quanto, ad un’altezza sul mare di oltre 70 metri?  

L’incompatibilità tra ponti sospesi giganti e ferrovie è legata al fatto che i primi devono reagire elasticamente alle sollecitazioni (del vento come del transito dei convogli), mentre le rotaie sono rigide; se sul ponte i binari potrebbero oscillare, sempre entro modestissimi limiti, nel punto di tensione tra le porzioni terminali fisse di strada ferrata (quelle sulla terraferma) e quelle sospese (sul ponte) la situazione con tutta probabilità diventerebbe ingestibile per un ponte di siffatte dimensioni e massa, anche se si fossero disposti giunti elastici estensibili di notevole potenza. Un treno Frecciarossa, evoluzione della categoria Eurostar Italia Alta Velocità, pesa circa 450 tonnellate. Un treno merci, a seconda del carico, può raggiungere le 2500 tonnellate; vi immaginate, su un ponte del genere, che sconquasso e che usura provocherebbe il passaggio ripetuto di treni merci che si incrociassero, con in più file di TIR in lenta marcia sulle due carreggiate ed in presenza di un vento fortissimo?

 

6. Col tempo la salsedine corroderebbe qualunque ponte del genere: si pensi a quanto è avvenuto a carico del ponte Morandi a Genova!

 

7. La Sicilia è poverissima di acqua e già ora ne importa dalla Tunisia tramite navi cisterna. Dove si pensa di trovare l’acqua necessaria per impastare decine di migliaia di tonnellate di cemento? Vi è chi parla di 300.000 tonnellate, considerate pure le opere stradali degli svincoli.

 

8. Se anche, per assurdo, il ponte, una volta costruito, reggesse ad un terremoto disastroso, certo non vi riuscirebbe un manufatto in costruzione, specie se in uno stadio avanzato.

 

9. Mafia e ndrangheta hanno espresso grande soddisfazione per la costruzione del ponte (esistono intercettazioni telefoniche in proposito).

 

10. Si è mai ipotizzato quale ghiotta occasione un ponte del genere costituirebbe per un gruppo terroristico? Un finto peschereccio potrebbe lanciare droni con esplosivi ad alto potenziale: sbriciolamento del manufatto ed enorme pubblicità per il gruppo terroristico stesso. S’intende  dotare il ponte di batterie di missili antiaerei e di una guarnigione attiva 24 ore su 24?

 

11. Ci si chieda perché, presa visione del progetto, tutte le ditte straniere interessate a concorrere per costruire il ponte, si siano ritirate e ne siano rimaste solo due, italiane: giudico probabile che queste fossero interessate ad incassare (ancor prima di iniziare i lavori) il previsto 20% di anticipo del costo globale.

 

12. Come per la linea ad alta velocità Torino-Lione, a sostegno della necessità della quale si presentarono stime esagerate di molte decine di milioni di tonnellate di merci da trasportare annualmente in futuro, così anche per la costruzione del ponte si ipotizza un transito di utenti enorme, pari a circa 15 volte il transito che si verifica oggi, con i traghetti. Attualmente transitano in un anno lungo lo Stretto di Messina circa 7.500.000 persone, un quarto delle quali pendolari tra Sicilia e Calabria o viceversa. Webuilt, colosso delle costruzioni, afferma che, quando il ponte sarà terminato, transiteranno 119.720.000 persone all’anno (6000 veicoli l’ora, 52.560.000 all’anno, più 73.000 treni). Che Webuilt abbia scambiato il ponte sullo Stretto per quello di Manhattan o di San Francisco?

 

13. Il tunnel sotto la Manica è paurosamente passivo perché il costo del transito è molto più alto rispetto all’impiego dei traghetti. A quanto ammonterà il costo del pedaggio per il ponte? Io, comunque, non utilizzerei mai un ponte del genere neppure se il transito fosse gratuito.

 

14. Il presidente dell’I.N.G.V. (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha recentemente svolto una relazione di fronte alla Commissione Ambiente della Camera e alle Commissioni riunite Ambiente e Trasporti sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Ha affermato .”Siamo pronti a collaborare ad un adeguamento del progetto per evitare il problema dei venti e delle accelerazioni legate al suolo, tenendo presente che il ponte potrebbe essere un giorno area epicentrale di un terremoto, ma gli ingegneri dovrebbero essere in grado di costruire un’opera capace di resistere, anche perché i ponti più sono lunghi più oscillano con frequenze più basse rispetto ai terremoti”. Titolo su Internet: “Ponte sullo Stretto, l’INGV mette a tacere i catastrofisti. “Collaboreremo affinché resista ai terremoti”. Sottotitolo: “... Il Ponte sullo Stretto è dunque fattibile in piena sicurezza”. Sì, e la torre calabrese alta 398 metri destinata a reggere, con la consorella siciliana, un impalcato di 3300 metri di lunghezza, che ospiti due treni e quattro file di TIR, poggiando su tre faglie e una paleofrana gigantesca, riuscirebbe a resistere ad un terremoto lievemente superiore a 7 nella scala Richter-Kanamori (dato e non concesso che il livello distruttivo restasse pari a quello del terremoto di Messina)? Tenete presente che l’energia dovuta alla spinta dell’Africa e al suo infossarsi sotto l’Europa si sta accumulando nell’area da oltre un secolo e prima o poi dovrà trovare uno sfogo. Apocalittico! Pongo un quesito: l’offerta di pronta collaborazione ad un adeguamento del progetto formulata di fronte a tre Commissioni del Parlamento cela forse il profumo di ricche consulenze future? Io non so cosa rispondere (cosa dite? Mi state dando del bugiardo? Come vi permettete?). Ai lettori la risposta!

Chi volesse approfondire l’argomento potrebbe cercare dati resi noti da InfoAut  (InfoAut: www.infoaut.org) e dall’Indipendente (www.lindipendente.online). Ho scritto anche io in proposito: una relazione di 371 righe e quasi 30.000 battute: risale al 2009 e venne pubblicata sul Notiziario di Pro Natura Genova. Andrebbe aggiornata; ad esempio i binari ferroviari sono scesi da 4 a 2 mentre le corsie per i veicoli su gomma sono rimaste sei, due per ogni senso di marcia, più due di emergenza. Non ho il tempo di riprendere l’argomento; effettuata una rilettura, mi sembra che, nel complesso, la situazione sia ben poco variata. Chi desideri ricevere questa relazione mi indichi l’indirizzo mail a cui inoltrarla. Buona lettura, buon fegato radioattivo (purtroppo).

Concludendo, a mio giudizio l’Italia è un Paese che ospita una classe politica che lascia molto, troppo a desiderare, ed una comunità con un numero esagerato di furbi, indifferenti, ignoranti saccenti e presuntuosi, una comunità tutta tesa a riempirsi di selfie, di tatuaggi, di chiacchiere di gossip e su campionati di calcio, anche se il momento attuale vede un entusiasmo sfrenato per certi tennisti (compreso il capitano non giocatore) che, Lorenzo Sonego a parte, hanno trasferito la residenza fiscale a Montecarlo, pur guadagnando ogni anno milioni e uno di loro decine di milioni di euro. Un Paese con un Presidente della Repubblica che riceve al Quirinale questi evasori, il che, a mio giudizio, costituisce un affronto per tutti gli italiani ligi al dovere di pagare le imposte nella Nazione che li ha visti nascere, e da genitori italiani. Connazionali che pagano anche per tutti gli evasori il necessario per ospedali, scuole, infrastrutture, stipendi delle forze dell’ordine, delle forze armate e così via.

Potrebbe forse succedere che io ad un certo punto venissi colto dallo sconforto e perdessi la voglia di continuare, nel mio piccolo, a lottare; ho la netta sensazione, però, che chiuderò gli occhi, magari col pannolone e pieno di acciacchi, ma mantenendo intatta fino all’ultimo la capacità d’indignarmi e il desiderio di trovare la forza di essere attivo! Finora, ottantaquattrenne, è così.

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