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Specie vegetali estinte nell’Emilia-Romagna: una breve rassegna con alcuni casi particolarmente significativi

Alessandro Alessandrini

Secondo le categorie dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), un taxon è estinto quando non vi è alcun dubbio fondato per ritenere che l’ultimo individuo sia morto.
La definizione prosegue fissando alcuni criteri per giungere a questa conclusione: “un taxon è ritenuto estinto quando indagini esaustive in habitat conosciuti o potenziali, in intervalli di tempo appropriati, in tutto l’areale storico di distribuzione non hanno dato luogo ad alcuna osservazione. Le indagini devono essere eseguite in uno spazio temporale adeguato al ciclo vitale e alle forme biologiche del taxon.”
Questa premessa è utile per parlare del lavoro dei naturalisti che, quando affrontano il compito di stabilire se un taxon (specie, sottospecie o categorie inferiori) è estinto devono eseguire una valutazione basata su sopralluoghi mirati, svolti in diversi periodi e analizzando tutti i potenziali habitat. Per fortuna a volte (molto di rado per la verità) la valutazione viene smentita e quindi il taxon viene assegnato ad altre categorie di livello di minaccia. Per questo spesso nelle liste rosse lo status viene indicato come “(presumibilmente) estinto” e non solo per scaramanzia. Ad esempio, in Emilia-Romagna veniva considerata estinta Calamagrostis canescens, elofita montana la cui ultima segnalazione risaliva al 1947 per il Pratignano nell’Appennino modenese, mentre altre segnalazioni precedenti relative ad altre località erano risultate errate oppure non erano mai state confermate. Ritenuta dunque estinta è invece stata confermata proprio al Pratignano nel 2011 (rinvenimento di Matteo Gualmini).
Entrando nell’argomento specifico, si può intanto affermare che, in base a quanto registrato nella più recente Checklist della Flora italiana, edita nel 2018, (Bartolucci F., An updated checklist of the vascular flora native to Italy, Plants Biosystems, 152: 179-303, liberamente scaricabile) risultano Estinte a livello regionale 35 entità; tra queste risultano estinte per tutto il territorio italiano 6 specie. Va tenuto conto del fatto che nella stessa Checklist sono previste anche altre categorie, tra cui interessano qui anche le entità che non sono state rinvenute da molto tempo che risultano oltre 100. In questa categoria, che comprende entità per le quali non è possibile esprimere un giudizio sullo status di presenza, sono certamente presenti anche specie estinte a livello regionale. Ma, va sottolineato, è più facile dimostrare la presenza di una specie che non dimostrarne la scomparsa.
Vengono considerate estinte le entità un tempo presenti con certezza e che rientrano in tutti i criteri seguenti: 1. non sono state rinvenute da molto tempo quindi che nessuno dei ricercatori attuali ha mai confermato e 2. che erano presenti in località oggi completamente trasformate e che quindi non offrono più le condizioni di vita per la specie in questione. Va sottolineato che la flora del territorio regionale sta modificandosi con ritmi accelerati; questa modifica causa la diminuzione di alcune specie fino alla loro scomparsa e l’aumento di altre. Tutte queste rapide modifiche sono causate dall’aumento dell’impatto delle attività umane sul territorio; alcune fasce altitudinali subiscono un impatto minore; si tratta delle fasce dalla collinare alla subalpina; la pianura e la costa invece sono quelle più esposte; anche gli ambienti fluviali sono fortemente minacciati, con effetti diretti sulla flora. Le cause sono molte; alcune esercitano il loro impatto direttamente con la distruzione di habitat: agricoltura sempre più intensiva, aumento dell’urbanizzazione e delle reti infrastrutturali (strade e autostrade soprattutto); altre modificano la flora indirettamente come ad esempio il riscaldamento del clima.

Tentando una prima classificazione delle estinte, è possibile riunirle in alcune categorie, che rivelano problemi ambientali più generali; si tratta infatti di specie di ambienti umidi, di litorali sabbiosi e di commensali dei coltivi.

Specie di ambienti acquatici
Vengono collocate in questa categoria le specie che necessitano di un apporto significativo e continuo di acqua nel suolo o di acqua libera: ambienti fluviali, ambienti lotici sia di acque dolci che salmastre e marine. Nell’Emilia-Romagna continentale gli ambienti umidi hanno subito una fortissima riduzione, per cui la loro estensione è diminuita in modo impressionante; oltre alla riduzione areale gli ambienti acquatici hanno subito anche una forte semplificazione morfologica e quindi anche ecologica; è infatti stato modificato il profilo che in origine era graduale e naturale, ma è stato trasformato in scarpate molto ripide che impediscono la presenza di specie legate a distese fangose che un tempo erano molto estese e caratterizzavano nei periodi a bassa piovosità le zone umide originarie. Dal punto di vista vegetazionale questi ambienti si collocano nei Nanocyperion flavescentis, tipologia peraltro identificata come di importanza europea dalla Direttiva Habitat. Numerose specie estinte o fortemente minacciate sono legate proprio ad habitat di passaggio tra ambienti permanentemente umidi e rive emerse. Questo è un argomento complessivamente sottovalutato; negli ultimi decenni si è infatti assistito a un incremento delle superfici acquatiche in ambiente continentale, a volte anche oggetto di finanziamenti comunitari o con i cosiddetti Regolamenti agroambientali o con progetti LIFE Natura o LIFE Ambiente. Tuttavia, questi progetti hanno avuto come obiettivo il miglioramento dello status di conservazione di specie animali soprattutto ornitiche, mentre il patrimonio vegetale è stato quasi del tutto ignorato o visto in funzione della componente animale. Tra le specie vegetali estinte a livello locale legate agli ambienti umidi se ne possono qui portare ad esempio alcune.

Aldrovanda vesiculosa L. (Droseraceae)
Idrofita completamente galleggiante e di ridotte dimensioni, cattura piccoli organismi con un meccanismo a trappola; un tempo piuttosto diffusa in zone umide di molte regioni italiane, oggi sembra del tutto scomparsa dall’intera area italiana; è in forte declino o estinta in gran parte del suo areale eurasiatico. In Emilia-Romagna era stata anticamente segnalata nell’800 da Antonio Bertoloni che scrive “Legi in paludibus di Gandazzolo”. Poiché queste paludi sono oggi del tutto scomparse, eliminate dalle bonifiche, questa specie è scomparsa.

Marsilea quadrifolia L., Quadrifoglio d'acqua (Marsileaceae)
Felce acquatica radicante sul fondo, vive in acque poco profonde ed è in grado di superare periodi di emersione. Un tempo molto diffusa in diverse località di pianura; era infatti nota in tutte le province; gli ultimi dati sono relativi al Parmense; oggi sembra invece del tutto scomparsa, dopo una regressione durata diversi decenni.

Hippuris vulgaris L., Coda di cavallo acquatica (Plantaginaceae)
Di ambienti umidi e paludi, vive in acque non particolarmente profonde; sopporta anche condizioni temporanee di relativa aridità. Di distribuzione subcosmopolitica, come molte altre idrofite, in Italia questa specie è attualmente nota per numerose regioni. In Emilia-Romagna era anticamente piuttosto diffusa, accertata in tutte le Province, da cui è però progressivamente scomparsa a causa della scomparsa degli ambienti di vita. L’ultimo rinvenimento documentato è del 1975 per Valle Santa nel Ferrarese. Da allora mancano del tutto notizie.

Lathyrus palustris L., Cicerchia palustre (Fabaceae)
Specie a distribuzione generale di tipo circumboreale, quindi di climi freddi; la sua distribuzione italiana è limitata ad alcune regioni settentrionali dove tuttavia vive in condizioni critiche e minacciate. In Emilia-Romagna era nota per una sola località del Ferrarese, lungo il Panaro a Bondeno, dove venne raccolto un campione nel 1907, conservato nell’Erbario ferrarese. Dopo questo rinvenimento la specie non è più stata confermata. I fiumi nella pianura emiliana sono stati fortemente alterati, con arginature, irrigidimenti, confinamenti. Ciò ha causato la scomparsa di diverse specie tra cui anche Lathyrus palustris.

Limosella aquatica L., Limosella (Scrophulariaceae)
Pianta annua, a distribuzione circumboreale. In Italia presente attualmente in poche regioni: Lombardia, Piemonte e Calabria, mentre in numerose altre è scomparsa, ovvero non confermata da molto tempo. Per l’Emilia-Romagna venne segnalata in diverse località dal Piacentino al Modenese; ma si tratta di segnalazioni molto antiche e mai in seguito confermate.

Myosurus minimus L., Coda di topo (Ranunculacee)
Pianta annua, di piccole dimensioni a distribuzione generale subcosmopolitica; vive in ambienti temporaneamente inondati su diversi substrati, da calcareo-marnosi ad argilloso-limosi. In Italia è tuttora presente in 4 regioni meridionali, mentre risulta scomparsa in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna. In quest’ultima era nota per una sola località al confine tra Modenese e Mantovano: Tramuschio. Da questa unica stazione vennero prelevati nel 1910 i campioni per la distribuzione nella Flora Italica Exsiccata. L’ultima segnalazione risale al 1947; la località venne successivamente del tutto modificata per cui, nonostante apposite e ripetute ricerche, non risulta più presente.

Stratiotes aloides L., Coltellaccia, Erba coltella dei fossi (Hydrocharitaceae)
Idrofita radicante, a distribuzione europeo-caucasica. La presenza italiana attuale è limitata a due regione, dove risulta introdotta. E’ invece estinta in Lombardia ed Emilia-Romagna, dove era nota nel Piacentino e nel Ferrarese. Per quest’ultimo era stata segnalata da Campana che ne aveva inviato un campione ad Antonio Bertoloni che così lo riportò nella Flora Italica: “Habui ex paludibus Ferrariensibus a Prof. Campana”. Oggi la specie non è più presente allo stato spontaneo; viene invece conservata ex-situ nell’area “La Bora” presso San Giovanni in Persiceto.

Specie di prati umidi e di altri habitat
Sono state qui riunite specie di altri habitat, dai prati umidi e mesici, alle formazioni forestali planiziarie fino alle rupi fresche; chiude questa parte un approfondimento sulle commensali delle colture.

Cirsium canum (L.) All., Cardo biancheggiante, Cirsio canuto (Asteraceae)
Specie a distribuzione generale Sud-Est europea, in Italia è attualmente accertata nel Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Lombardia. Di ambienti umidi, ai margini di acque scorrenti, era in Emilia nota nel Modenese nei fontanili di San Faustino alla periferia settentrionale di Modena. Il sito è stato del tutto trasformato, con la scomparsa dei fontanili; in precedenza, nei primi decenni del secolo scorso, campioni essiccati vennero distribuiti in numerosi esemplari nelle Schedae ad Floram Italicam Exsiccatam. Gli ultimi accertamenti risalgono al 1947; un campione è infatti conservato nell’Erbario di Modena, raccolto da Antonio Vaccari.

Spiranthes aestivalis (Poir.) Rich., Viticcini estivi (Orchidaceae)
Orchidacea a distribuzione mediterraneo-atlantica, vive in prati umidi dalla zona costiera fino alla fascia montana inferiore; in generale minacciata come l’habitat di vita non di rado oggetto di modifiche distruttive. In Italia risulta segnalata in 12 regioni del Centro-Nord e in Sardegna; tuttavia in ben 5 è estinta o non confermata; in Emilia-Romagna la sua presenza venne accertata da Pietro Zangheri al Bardello, un importante prato umido lungo la costa ravennate, a nord del Lamone. Qui, dove è stata cercata invano da diversi decenni, non risulta più presente.

Ranunculus mutinensis Pignatti, Ranuncolo modenese (Ranunculaceae)
Ranuncolo di ambiente forestale e radure, del gruppo R. auricomus, nel quale sono state descritte numerose agamospecie. R. mutinensis era noto al Bosco di Nonantola e al Bosco della Saliceta (o Bosco di San Felice), importanti formazioni forestali relitte nella pianura modenese distrutte per far luogo a coltivi negli anni ’50 del secolo scorso. Oggi sono in atto interventi di ricostituzione, ma questo Ranuncolo è irrimediabilmente scomparso. Venne raccolto da Adriano Fiori e distribuito nella Flora Italica Exsiccata, Si tratta dell’unico esempio di estinzione a livello globale, poiché si trattava di endemismo puntiforme dell’Emilia-Romagna.

Ambrosia maritima L., Ambrosia marittima (Asteraceae)
Asteracea annuale a distribuzione mediterranea, vive in ambienti sabbiosi litoranei. La sua presenza in Italia è ormai accertata solo in Sardegna, mentre in 14 regioni dell’Italia continentale e Sicilia è scomparsa o non confermata. In Emilia-Romagna era nota lungo tutta la costa, dal Ferrarese alla Mesola fino al Riminese. Oggi invece risulta del tutto scomparsa, mentre appare sostituita dalle meno esigenti congeneri A. tenuifolia e A. psylostachya che sono molto diffuse. La scomparsa appare verosimilmente conseguente alla profonda trasformazione e degradazione che hanno subito gli ambienti litoranei.

Appartiene alla categoria “non confermate” (si spera di ritrovarla) anche Maresia nana, nota anticamente per le dune costiere del Ferrarese, rinvenuta e segnalata da Augusto Béguinot nel 1910. ma mai finora confermata.

Asplenium sagittatum (DC.) Bunge (Asplenium hemionitis L., Scolopendrium h. Sw.), Scolopendria emionitide (Aspleniaceae)
Felce a distribuzione strettamente mediterranea, molto rara in tutto il territorio italiano; vive all’imboccatura di grotte, in fessure rupestri, pozzi e altri ambienti su calcare, umidi e ombrosi. In Emilia-Romagna era nota per una sola località nei Gessi romagnoli, dove venne rinvenuta e documentata da un collaboratore di Antonio Bertoloni, che lo pubblicò nella sua Flora Italica (“Habui ex districtu Forocorneliensi in monte Mauro alla Grotta di Tiberio a Tassinario”). Oggi è scomparsa per le modificate situazioni morfologiche e la conseguente diminuita umidità. Campioni prelevati da questa località vennero distribuita anche nelle Schedae ad Floram Italicam Exsiccatam. È in atto un tentativo di reintroduzione con materiale tratto da stazioni toscane, ma i risultati sono ancora da valutare.

Un ultimo argomento che va affrontato è quello delle specie commensali dei coltivi. Si tratta di piante con una storia biogeografica molto particolare; si ritiene infatti che siano giunte nel nostro territorio seguendo l’espansione della coltivazione dei cereali partendo dalla Mezzaluna fertile; in generale, semplificando molto, si tratta di una parte delle cosiddette archeofite, ovvero di piante esotiche ma il cui ingresso è precedente alla scoperta dell’America e quindi che possono essere considerate parte del patrimonio biologico nativo. A causa dell’intensificazione della lotta alle commensali messicole (che secondo alcuni rientrano nelle le cosiddette infestanti o malerbe) molte tra queste piante si sono drasticamente rarefatte, fino a scomparire da ampi territori oppure ad adattarsi marginalmente in altri habitat. Si tratta inoltre di specie annuali, adattate alle operazione colturali e quindi scarsamente competitive; può apparire paradossale, ma la sospensione del disturbo può causarne la scomparsa.

Tra gli esempi di estinzione regionale che possono essere proposti: Nigella arvensis, Camelina alyssum e Turgenia latifolia, i cui più recenti accertamenti risalgono a oltre un secolo fa. Anche Camelina sativa subsp. microcarpa (Andrz. ex DC.) Bonnier risulta scomparsa; gli ultimi accertamenti risalgono al 1937 per alcune località del Piacentino. Su quest’ultimo argomento può essere proposto un caso particolarissimo; fino a pochi anni fa infatti Gypsophila vaccaria (=Vaccaria hispanica), una Caryophyllacea commensale dei coltivi a cereali, era scomparsa in Emilia-Romagna, pur essendo un tempo ampiamente diffusa; è stata però rinvenuta da Giorgio Faggi, valente esploratore della flora romagnola, nella Pineta di Cervia proprio lungo la fascia che venne distrutta da una tromba d’aria alcuni anni fa. Evidentemente questo evento catastrofico ha riportato alla luce la “banca-semi” che nel caso specifico ha permesso a questa rara e bella specie di ripresentarsi nel territorio regionale; la sua presenza, tuttavia, ha molto probabilmente un destino breve; poco competitiva, sarà infatti facilmente sopraffatta dalla ricostituzione del manto vegetale.

Alcune conclusioni
Sono stati presentati alcuni esempi di specie vegetali scomparse dal territorio dell’Emilia-Romagna.
La prospettiva è che nei tempi futuri scompariranno anche altre specie, sia di ambienti umidi che di altri, principalmente in alta montagna. La componente boreale e i relitti glaciali sono molto minacciati a causa del riscaldamento globale. Le specie di climi freddi già oggi stanno diminuendo la loro presenza e stanno spostandosi verso l’alto, almeno finché sono disponibili aree di maggiore altitudine. Tra le specie per la quale mancano rinvenimenti negli anni più recenti va citato almeno Eriophorum scheuchzeri Hoppe di zone umide altomontane che è prossimo alla scomparsa. Allo stato attuale le possibilità di conservazione in situ sono assai poche; occorrerebbe intanto avviare un serio programma di monitoraggio, scientificamente orientato, delle specie più minacciate, tantopiù che molte delle specie minacciate si trovano in aree protette. In casi estremi sarebbero da attivare progetti di conservazione ex-situ. Alcuni esempi sono già in corso di realizzazione, ma si tratta di esperimenti lodevoli ma volontaristici. Come spesso purtroppo avviene, gli Enti pubblici sono quasi del tutto assenti. persino quelli che avrebbero tra i loro fini fondativi proprio quello della conservazione della natura.

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