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Socia della

Stato di conservazione dei rettili in Italia

Leonardo Vignoli
Dipartimento di Scienze, Università degli studi Roma Tre

Introduzione

I rettili sono stati considerati in passato animali di "minore importanza" e si è ipotizzato che la loro scomparsa "non faccia molta differenza in un senso o nell'altro". Lo stesso Linneo, nel suo Systema Naturae del 1758, descrisse i rettili come "animali disgustosi e ripugnanti... abominevoli a causa del loro corpo freddo... dell'aspetto feroce... e della loro squallida dimora". Fortunatamente, tali sentimenti sono sempre più superati, poiché gli scienziati rivelano il ruolo significativo che i rettili svolgono in molti ecosistemi.

Malgrado i rettili siano tra i vertebrati il gruppo meno studiato e siano ancora spesso trascurati rispetto ad altri organismi, c'è un crescente interesse nella conservazione della loro diversità biologica. La diminuzione delle popolazioni di rettili, che siano poco osservate o abbiano già una documentazione ampia, desta preoccupazione non solo per il ruolo ecologico cruciale che ricoprono in vari habitat, ma anche per le implicazioni sulla salute generale dell'ambiente, analoghe al declino di altre forme di vita. Qualunque siano le ragioni, la volontà di preservare i rettili e di acquisire una comprensione più approfondita della loro ecologia richiede informazioni dettagliate sul loro stato attuale, sulla loro distribuzione e sui fattori che ne influenzano il declino

Come accade per molte altre specie animali, negli ultimi tempi i biologi della conservazione hanno espresso preoccupazione per il declino dei rettili, alcuni dei quali hanno ricevuto notevole attenzione (come nel caso della crisi delle tartarughe asiatiche). Senza dubbio il numero di popolazioni di alcune specie è in diminuzione, specialmente per i serpenti. Tuttavia, la significativa mancanza di dati sullo stato di conservazione della maggior parte delle specie di rettili in molte parti del mondo ha ostacolato una comprensione completa e un'appropriata valutazione della loro situazione attuale e una proiezione attendibile per quella futura. In alcuni casi, le preoccupazioni per il declino si fondano solo su testimonianze aneddotiche o su una crescente percezione della rarefazione di una specie, senza dati quantitativi a sostegno. È evidente che una delle priorità per gli erpetologi e gli studiosi di fauna selvatica dovrebbe essere quella di chiarire la situazione globale e la distribuzione delle varie popolazioni di rettili (Todd et al., 2010).

I rettili hanno avuto una storia evolutiva lunga e complessa, essendo apparsi per la prima volta sulla Terra nel tardo Paleozoico, oltre 250 milioni di anni fa (secondo le stime della filogenesi molecolare e i primi reperti fossili). Sono considerati un gruppo evolutivamente di successo, in grado di adattarsi a una vasta gamma di ambienti, che spaziano da quelli temperati ai tropicali e desertici, occupando habitat terrestri, d’acqua dolce e marini. All'interno dei sistemi naturali, i rettili svolgono ruoli ecologici cruciali come predatori, prede, consumatori di piante, dispersori di semi; in aggiunta, molte specie rappresentano indicatori biologici della salute dell'ambiente.

Finora sono state descritte 12.060 specie di rettili (http://www.reptile-database.org/db-info/SpeciesStat.html) e le nuove analisi molecolari continuano a portare alla luce numerose specie criptiche che non erano state individuate in precedenza usando le sole analisi morfologiche.

L'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) è leader a livello mondiale nella valutazione dello stato di conservazione e del rischio di estinzione di moltissime specie vegetali e animali nell'ambito del suo programma di Lista Rossa. Anche se l’IUCN ha valutato in modo esaustivo uccelli, mammiferi e anfibi, la valutazione globale dei rettili è stata avviata solo di recente e attualmente, i rettili rimangono uno dei taxa di vertebrati meno conosciuti il cui stato di conservazione è stato valutato per circa l’84% delle specie descritte.

Tutte le popolazioni animali sperimentano presumibilmente un certo livello di fluttuazione normale nell'abbondanza, che varia a seconda della specie o della popolazione in questione. Le popolazioni di rettili sono sempre più studiate da parte di zoologi ed ecologi, e l’accumulo di informazioni sempre di maggiore dettaglio è fondamentale per riuscire a distinguere tra i declini naturali e quelli antropogenici, per determinare se le fluttuazioni nella distribuzione o nell'abbondanza rappresentino un "declino" reale. Pertanto, il monitoraggio a breve termine, che fornisce istantanee limitate delle dimensioni della popolazione, può rivelare lo stato attuale, ma non può rivelare le tendenze a lungo termine della popolazione o le cause di tali andamenti. Per questo motivo, il valore degli studi a lungo termine e dei dati da essi generati non deve essere sopravvalutato a dispetto delle difficoltà intrinseche della loro conduzione (sforzo di personale ed economico). Tuttavia, anche l'accumulo di dati provenienti da numerosi studi a breve termine può rivelare una traiettoria di declino generalizzato delle popolazioni di una specie e indicare le priorità di conservazione di una determinata specie o popolazione.

Stabilire un nesso causale tra un fattore specifico e il declino delle popolazioni di rettili può essere difficile, ma è di primaria importanza per una conservazione efficace. Sebbene in alcuni casi un solo fattore possa avere un impatto significativo su una popolazione, quasi sempre più fattori interagenti influenzano l'abbondanza e la distribuzione di una specie. Diversi fattori sono stati identificati come minacce per le popolazioni di rettili e sono implicati nel declino di almeno alcune specie, tra cui la perdita e la frammentazione dell'habitat, il prelievo non sostenibile, la contaminazione ambientale antropogenica, i cambiamenti climatici, le specie invasive, le malattie e il parassitismo. Altri due fattori raramente menzionati, ma di grande importanza per la sopravvivenza delle popolazioni di rettili sono l'indifferenza sociale e gli interessi particolari o politici. L'indifferenza sociale può costituire un ostacolo rilevante per la tutela dei rettili, dato che molti di essi sono oggetto di derisione o paura personale, una sfida che necessita di essere superata prima che si possa suscitare un genuino interesse per la loro salvaguardia. Allo stesso modo, le strategie di allocazione di risorse per la conservazione della biodiversità da parte di organizzazioni non governative e dei governi statali, provinciali o nazionali difficilmente sono indirizzate a riconoscere la situazione delle specie in declino e la necessità di uno sforzo di conservazione. L’orientamento di interessi particolari o politici innegabilmente ha un impatto considerevole sulla conservazione di molti rettili.

Quasi una specie di rettili su cinque è minacciata di estinzione, mentre un'altra specie su cinque è classificata come carente di dati. La percentuale di specie di rettili minacciate è più alta negli ambienti d'acqua dolce, nelle regioni tropicali e nelle isole oceaniche, mentre la carenza di dati è più elevata nelle aree tropicali, come l'Africa centrale e il Sud-est asiatico, e tra i rettili fossori. È riconosciuta la necessità di concentrare l'attenzione della ricerca sulle aree tropicali che stanno vivendo i tassi più drammatici di perdita di habitat, sui rettili fossori per i quali c'è una mancanza cronica di dati e su alcuni taxa, come i serpenti, per i quali il rischio di estinzione può attualmente essere sottostimato a causa della mancanza di informazioni sulla demografia delle popolazioni. Le azioni di conservazione devono in particolare mitigare gli effetti della perdita di habitat e del prelievo antropico, che sono le minacce principali per i rettili (Cox et al., 2022).

 

Diversità e stato di conservazione dei rettili in Italia.

Secondo la più recente checklist (Sindaco e Razzetti, 2021), l'erpetofauna italiana è rappresentata da 101 specie (42 anfibi e 59 rettili). Per quanto attiene ai rettili, cinque specie sono tartarughe marine, di cui solo Caretta caretta si riproduce regolarmente sulle spiagge italiane; Dermochelys coriacea e Chelonia mydas sono osservate regolarmente lungo le coste italiane, mentre Lepidochelys kempii ed Eretmochelys imbricata sono presenti nel Mediterraneo solo con individui osservato occasionalmente. Quattro specie sono aliene naturalizzate nell'ultimo secolo (Trachemys scripta, Chamaeleo chamaeleon, Indotyphlops braminus e Eryx jaculus). Più difficile è accertare se alcune specie ben radicate siano realmente autoctone o se la loro presenza sia dovuta ad antiche introduzioni mediate dall'uomo (le cosiddette specie "parautoctone"). Anche se i dati biogeografici e genetici supportano fortemente l'introduzione da parte dell’uomo di alcune specie in tempi antichi (ad esempio Testudo marginata, T. graeca ed Emys orbicularis in Sardegna), per altre (Chalcides chalcides, C. ocellatus, Podarcis siculus, Natrix maura e Hemorrhois hippocrepis in Sardegna, Podarcis filfolensis a Linosa e Lampione, Mediodactylus kotschyi in Puglia e Basilicata) non è ancora chiara l’origine.

Un primo passo fondamentale per la pianificazione della conservazione e la definizione delle priorità è la valutazione dello stato delle specie in base al loro rischio di estinzione. Da oltre quarant'anni l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) valuta lo stato di minaccia globale delle specie e pubblica i risultati nella Lista Rossa IUCN delle specie minacciate, aggiornata periodicamente. Inoltre, numerosi Paesi hanno pubblicato liste nazionali di specie minacciate, spesso basate sui criteri dell'IUCN e linee guida per l'applicazione dei criteri della Lista Rossa IUCN a livello regionale. I criteri IUCN per la classificazione delle specie minacciate nelle liste rosse sono stati costruiti principalmente per essere applicati su scala globale e l'utilizzo del sistema su scala nazionale può essere problematico. Tuttavia, la maggior parte degli sforzi di conservazione sono condotti a livello nazionale e quindi c'è una grande richiesta di liste rosse a livello nazionale. Il Comitato Nazionale Italiano per l'IUCN è uno dei 49 comitati nazionali riconosciuti dall'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN). Sebbene i comitati nazionali applichino i medesimi criteri per stabilire il rischio di estinzione delle specie, le discrepanze tra le liste rosse nazionali e la Lista Rossa IUCN globale o continentale esistono e possono avere importanti implicazioni per la pianificazione della conservazione. La lista rossa nazionale italiana può ad esempio riflettere non solo il rischio di estinzione, ma anche la rarità locale, l'importanza culturale di alcune specie o popolazioni, il valore di conservazione, il declino della popolazione locale, le priorità di conservazione, o una combinazione di diversi di questi fattori. Ovviamente, la stima di tali parametri misurata per specie il cui areale è solo parzialmente incluso in Italia può differire dalle stime fatte a scala di intero areale/globale. Per i rettili, la lista rossa italiana include le valutazioni di tutte le specie native o possibilmente native in Italia, nonché quelle naturalizzate in Italia in tempi preistorici. Da quando è attivo il Comitato Nazionale Italiano IUCN, ha prodotto una prima lista rossa dei vertebrati in cui sono inclusi i rettili nel 2013 poi aggiornata nel 2022. Facendo riferimento alla lista rossa IUCN europea per le specie di rettili presenti sul territorio italiano, al 2023 risultano 54 specie per le quali è stato stimato lo stato di rischio di estinzione. Di queste, 40 (74,1%) non è considerato minacciato (Least Concern – LC), 7 (13%) è prossimo ad essere minacciato (Near Threatened – NT), 5 (9,3%) sono minacciate o in pericolo critico di estinzione (1 Critically Endangered – CR, 4 Vulnerable- VU), mentre 2 (3,7%) specie sono carenti di dati (Data Deficient – DD) (Figura 1). È utile comparare lo stato di conservazione dei rettili italiano con quello delle specie di rettili a livello mondiale per valutare se la nostra fauna sia a maggiore o minore rischio di estinzione rispetto alla media nei vari paesi del mondo. A livello globale, la percentuale di specie minacciate di estinzione è pari al 18,1%, circa il doppio di quanto si rileva in Italia, mentre le specie non a rischio rappresentano il 61,8% del totale. Oltre alla proporzione delle specie minacciate, un’altra importante discrepanza nella valutazione dello stato di conservazione dei rettili italiani e mondiali è evidenziata dalle specie carenti di dati per le quali non è stimabile il rischio di estinzione che a scala mondiale (14,6%) è pari a circa quattro volte quella in Italia. Quest’ultimo dato riflette ovviamente i diversi livelli di diversità di specie nelle aree tropicali rispetto a quelle temperate e parimenti il differente sforzo di ricerca profuso in tali aree. Ci sono, infatti, ancora delle aree del mondo ad altissimo tasso di endemismo ed elevata biodiversità che sono in larga parte inesplorate (sudest asiatico e parte della regione neotropicale in particolare). Se confrontiamo la stima del rischio di estinzione per i rettili italiani riportato dal Comitato Italiano IUCN nel report del 2022 possiamo osservare che le specie considerate presenti sul territorio italiano sono 48 e quelle valutate a rischio di estinzione 12 pari al 25% del totale. Tale valutazione diverge significativamente dalla categorizzazione fatta dalla IUCN Europa (9,3%) risultando una percentuale quasi tripla. Tale discrepanza è dovuta principalmente alla valutazione di alto rischio di estinzione per sei specie nella lista nazionale e nessuna nella lista IUCN Europa, mentre le specie vulnerabili sono più o meno le stesse come anche l’unica specie in pericolo critico di estinzione, la lucertola delle Eolie, condivisa dalle due liste. È importante ricordare che alcune discrepanze tra queste liste sono attese. Ad esempio, il caso di specie minacciata a livello nazionale/non minacciata a livello globale può essere un disallineamento previsto, a patto che la specie non sia endemica del paese (ad esempio, la categoria più alta a livello nazionale è spesso un riflesso del rischio più elevato di estinzione che una sottopopolazione corre rispetto all'intera popolazione globale). Quindi, supponendo che tutte le valutazioni riguardino le stesse specie e siano condotte con un errore pari a zero, si prevede che le specie minacciate a livello nazionale siano più numerose di quelle a livello globale.

Per valutare lo sforzo di conservazione verso specie di rettili di interesse comunitario, un’analisi dei target dei progetti europei LIFE Natura può essere rappresentativa di quanto interesse tali animali suscitano nella Comunità Europea, uno dei maggiori organi di politiche di conservazione a livello mondiale. Interrogando il portale pubblico dei database LIFE (https://webgate.ec.europa.eu/life/publicWebsite/search/advanced) si può verificare che di 1869 progetti LIFE Natura cofinanziati dall’Unione Europea dal 1992 a oggi, solo il 2% (39) ha come organismo target una o più specie di rettili. Se escludiamo le specie marine, solo l’1% (23) dei progetti LIFE Natura ha come obiettivo la conservazione di specie di rettili terresti o d’acqua dolce dei quali solamente 3 sono svolti esclusivamente in Italia. È evidente quindi come, a dispetto di uno stato di conservazione non ottimale, le specie di rettili non siano attenzionate con strumenti di tutela alla stessa stregua di altri vertebrati. Nel bando LIFE Natura del 2022, delle 122 proposte di progetti LIFE Natura valutate dalla Commissione Europea solo due erano inerenti alla conservazione di specie di anfibi e rettili e solo una di queste è stata finanziata tra le 33 totali. Si tratta di un progetto incentrato sulla conservazione della lucertola delle Eolie, Podarcis raffonei, endemica dell’arcipelago omonimo (Conservation of the Aeolian wall lizard, through translocation, reintroduction, and habitat restoration. LIFE22-NAT-IT-LIFE-EOLIZARD/101114121) che prevede diverse azioni al fine di garantire la tutela e la persistenza a lungo termine per uno dei vertebrati europei a più alto rischio di estinzione.

 

Il caso della lucertola delle Eolie (Podarcis raffonei)

La lucertola delle Eolie, Podarcis raffonei (Mertens, 1952), è considerata tra gli elementi di maggior pregio che caratterizzano la diversità dell’erpetofauna su scala regionale e nazionale.Specie endemica esclusiva delle Isole Eolie, Podarcis raffonei, sopravvive attualmente in sole quattro stazioni relitte e geograficamente isolate tra loro con una consistenza numerica stimata in circa 2000 individui, ed è per questo stata inclusa tra le specie criticamente minacciate di estinzione (CR) nella Lista Rossa dell’IUCN.

Prima dell’arrivo dell’uomo, la lucertola delle Eolie era verosimilmente diffusa su gran parte delle isole dell’arcipelago. Oggi, invece, P. raffonei rimane confinata a Vulcano sul promontorio di Capo Grosso, a Strombolicchio, Scoglio Faraglione e La Canna. In tutte le isola maggiori dell’arcipelago, è presente la lucertola campestre P. siculus con cui P. raffonei si ibridizza e con la quale è in atto un processo di esclusione competitiva che sembra avere relegato P. raffonei in ambienti sub-ottimali (rocce esposte con poca vegetazione) e portato all’estinzione locale della lucertola delle Eolie dalla quasi totalità delle isole principali. Sull’isola di Vulcano, l’ultima ad essere stata colonizzata dall’uomo per via dell’intensa attività vulcanica che si è interrotta solo alla fine del XIX secolo, e l’ultima isola maggiore dove ancora sopravvive P. raffonei, è stato possibile osservare l’interazione tra la lucertola delle Eolie e la lucertola campestre introdotta dall’uomo. Quando negli anni ’80 e ’90 il dr. Massimo Capula descrive la lucertola delle Eolie, riconoscendola come specie distinta dai taxa siciliani, P. raffonei era ancora presente con diverse popolazioni sull’isola di Vulcano. Nell’arco di tre decadi oggi troviamo una singola popolazione di lucertola delle Eolie su un piccolo promontorio, e P. siculus presente e abbondante nel resto dell’isola. Insieme all’ arrivo di P. siculus sul promontorio, la sopravvivenza di questa popolazione è minacciata da un cambiamento di gestione del pascolo sull’isola. Infatti, fino al 2015 il promontorio veniva usato da pastori locali per il pascolo invernale delle capre. Da quando questa pratica è stata interrotta, la vegetazione avventizia ha iniziato una crescita incontrollata, andando a coprire le essenze tipiche del promontorio e favorendo un ambiente idoneo alla crescita demografica del ratto. La combinazione di questi due fattori sta determinando un peggioramento dello stato di questa popolazione di lucertola delle Eolie. Sono infatti diminuiti negli ultimi anni sia il numero di individui che le condizioni di salute delle lucertole (intese come massa corporea). Per migliorare lo stato di conservazione generale della lucertola delle Eolie e salvaguardare la sopravvivenza della popolazione di Capo Grosso nasce il progetto LIFE EOLIZARD.

LIFE EOLIZARD è un progetto quinquennale che vede la collaborazione di diversi enti di ricerca Nazionali e Internazionali coordinato dal Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi Roma Tre. Per garantire un futuro alla lucertola delle Eolie questo progetto prevede diverse azioni ambiziose e innovative: da una parte la protezione della popolazione di Capo Grosso controllando il numero di ratti e ripristinando l’habitat idoneo, contemporaneamente, l’istituzione di nuove popolazioni di P. raffonei e di un Santuario che ne garantisca la sopravvivenza a lungo termine. Per la creazione del Santuario è necessaria la disponibilità di isolotti “lizard-free” ovvero dove non sia presente la competitiva lucertola campestre. Isolotti con tali caratteristiche esistono nell’arcipelago ma sono tutti di dimensioni pari o inferiori a quelli ad oggi colonizzati dalla lucertola delle Eolie, e proprio per l’assenza di popolazioni vitali di lucertola non garantiscono la presenza di un habitat idoneo a supportare popolazioni di lacertidi. Per questo EOLIZARD ha previsto la traslocazione della lucertola campestre da due isolotti di dimensioni significativamente maggiori, gli isolotti di Lisca Bianca e Bottaro prospicienti l’isola di Panarea, per la creazione di nuove popolazioni di P. raffonei. Nei primi tre anni di progetto, tramite delle trappole a caduta disposte a rete sui due isolotti, saranno catturate le lucertole campestri presenti su Lisca Bianca (Fig. 7) e Bottaro, che dopo una breve detenzione saranno poi liberate sull’Isola di Panarea, abitata anch’essa da P. siculus. Contemporaneamente, nei centri di riproduzione in cattività costruiti appositamente con i fondi del progetto al Bioparco di Roma e a Malfa (Salina), saranno allevate in cattività lucertole delle Eolie provenienti dalle popolazioni di Scoglio Faraglione (Fig. 8) e Capo Grosso. Gli individui riproduttori saranno scelti grazie ad analisi genetiche e genomiche che permettono di caratterizzare gli individui e creare le coppie più idonee secondo criteri oggettivi, determinando la più alta varietà genetica possibile nelle nuove popolazioni a garanzia della massimizzazione della fitness degli animali da rilasciare nel santuario.

 

Letteratura citata

- Cox, N., Young, B. E., Bowles, P., Fernandez, M., Marin, J., Rapacciuolo, G., ... & Xie, Y. (2022). A global reptile assessment highlights shared conservation needs of tetrapods. Nature, 605(7909), 285-290.

- Sindaco, R., & Razzetti, E. (2021). An updated check-list of Italian amphibians and reptiles. Natural History Sciences, 8(2), 35-46.

- Todd, B. D., Willson, J. D., & Gibbons, J. W. (2010). The global status of reptiles and causes of their decline. Ecotoxicology of amphibians and reptiles, 47, 67.

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