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Le specie di uccelli di interesse conservazionistico a rischio di estinzione in Italia

Marco Gustin
Responsabile Specie Ricerca Lipu

Per analizzare le specie a rischio di estinzione in Italia e nel mondo, ci si avvale di una metodologia autorevole e sperimentata quale quella della Red List dell’IUCN. Il concetto di Lista Rossa è stato infatti introdotto dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), per promuovere un approccio standardizzato che riguarda tutta la biodiversità, compresa la Classe degli Uccelli.

La metodologia e i criteri messa a punto dall’IUCN per la predisposizione delle Liste Rosse, ci permettono di valutare, il rischio di estinzione a livello di specie, fornendoci informazioni sul loro stato di conservazione, nonché sull’efficacia delle azioni che potrebbero essere intraprese per contrastarne i fattori di minaccia individuati.

Essendo gli Uccelli affidabili indicatori dello stato di salute dei nostri ecosistemi, non è un caso che agli uccelli sia stata dedicata una particolare attenzione da parte di coloro che fanno ricerca e grazie ai quali è stato possibile in molti casi avviare le prime attività legislative per la salvaguardia e la gestione di queste specie come nel caso della prima Direttiva Europea funzionale a questo scopo legiferata nel 1979 (Direttiva Uccelli 79/409), poi aggiornata nella 2009/147/CE.

E’ noto che gli ambienti italiani ospitano una fauna molto diversificata, essendo il nostro paese al centro
del bacino del Mediterraneo, ed essendo l’Italia tra i paesi europei tra quelli più ricchi e diversificati. Inoltre, complessivamente circa il 10% della fauna italiana è endemica e molte di queste specie sono seriamente minacciate dall’attività umana.

Sebbene in Italia circa il 21% del proprio territorio sia costituito da SIC (Siti di Interesse Comunitario) e ZPS (Zone a Protezione Speciale), all’interno della Rete Natura 2000, le azioni di conservazione sono tuttora largamente insufficienti a contrastare l’aumento delle pressioni antropiche sulle specie animali e vegetali.

La recente pubblicazione della Lista Rossa nazionale degli uccelli nidificanti nel 2021, ha avuto lo scopo
di aggiornare e valutare il rischio di estinzione delle specie ornitiche presenti in Italia.

Il nostro paese ospita quasi 300 specie di uccelli nidificanti, includendo anche quelle alloctone naturalizzate, un numero in continua e graduale positiva evoluzione, considerando che solo pochi anni fa il numero di specie nidificanti era inferiore alle 250 specie.

La recente Lista Rossa nazionale degli uccelli nidificanti, ha evidenziato che per un certo numero di specie vi è stato un netto aumento delle popolazioni nidificanti soprattutto nel caso di rapaci, in particolare quelli comuni (poiana, gheppio e sparviere) ma non solo (aquila di bonelli, grifone, aquila reale) così come per le specie legate alle zone umide. In profonda crisi invece le specie legate agli ecosistemi agricoli e alle praterie montane.

Ma quali sono le categorie del rischio di estinzione proposte da oltre un ventennio dalla IUCN?  

Si parte dalle specie che si ritiene siano estinte con certezza (Ex, Extinct), fino alla categoria a Minor Preoccupazione (LC, Least Concern), per le specie che non rischiano l’estinzione nel breve o medio termine.

Tra le specie estinte e quelle a Minor Preoccupazione troviamo le specie che rientrano nelle categorie che corrono un crescente rischio di estinzione: Vulnerabile (VU, Vulnerable), In Pericolo (EN, Endangered) e In Pericolo Critico (CR, Critically Endangered), per le quali vi è certamente bisogno di interventi specifici mirati per mitigare le minacce più importanti nei loro confronti ed evitare il rischio concreto di estinzione.
Oltre alle categorie di maggior rischio altre specie possono essere classificate come
Quasi Minacciate (NT, Near Threatened) se sono vicine ad una delle categorie di minaccia, o Carenti di Dati (DD, Data Deficient), qualora non si abbiano sufficienti informazioni per valutarne lo
stato. Esistono cinque criteri per assegnare una specie a una categoria della Lista Rossa che sono evidenziati nella tabella che segue.

 

Criteri per l’inclusione delle specie in una categoria della Lista Rossa IUCN.
Criterio Descrizione

Criterio

Descrizione

A

Popolazione in declino

B

Distribuzione ristretta in declino

c

Piccola popolazione in declino

D

Distribuzione molto ristretta o popolazione molto piccola

E

Analisi quantitativa del rischio di estinzione

 

Nessuna specie si è estinta in Italia dall’inizio del millennio. Alcune specie, anche oggetto di reintroduzione, poi fallita (gobbo rugginoso), si sono estinte nel novecento (ad esempio gru e avvoltoio monaco). Altre che si erano estinte in passato come falco pescatore (Toscana) e gipeto (Alpi) sono tornate a nidificare in Italia grazie a progetti di reintroduzione andati a buon fine (il falco pescatore è tornato a nidificare anche in Sardegna).

Le specie che rientrano in una categoria a rischio di estinzione sono 71, pari al 25.5% delle specie valutate, mentre circa la metà delle specie di uccelli nidificanti in Italia non è oggi a rischio di estinzione imminente.

Nel complesso lo stato di conservazione degli uccelli nidificanti in Italia è migliorato, anche se tale miglioramento come detto in precedenza non si registra in tutti gli ambienti. Molte specie mostrano una tendenza ad una certa tolleranza ambientale, ben adattate all’elevata densità di popolazione umana in particolare nelle aree più abitate come quelle planiziali.

Per la maggior parte degli ordini tassonomici si è osservata una stabilità o un miglioramento. Le uniche eccezioni sono rappresentate dai Falconiformi e dai Galliformi, nei quali lo stato di conservazione per questi ultimi si è complessivamente deteriorato, anche a causa della riduzione significativa delle praterie montane, a causa dell’abbandono delle aree agropastorali, che provoca un aumento “naturale” della riforestazione con la conseguente chiusura delle aree aperte. Al contrario, proprio per l’aumento delle foreste la grande maggioranza delle specie ornitiche forestali mostra popolazioni stabili o in aumento. Anche i cambiamenti climatici incidono negativamente su diverse specie di galliformi che caratterizzano gli ambienti montani quali pernice bianca e coturnice.

In ogni caso, le minacce più importanti per gli uccelli nidificanti in Italia, sono il cambiamento dei sistemi naturali, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e l’agricoltura, così come l’aumento del numero di specie alloctone invasive che sono fortemente in aumento e di cui purtroppo conosciamo ancora molto poco in termini di interazione con quelle autoctone. Molte specie, più di quanto si creda, sono minacciate dal bracconaggio.

Nonostante la moltitudine di informazioni, molti processi che determinano lo stato di conservazione di diverse specie di uccelli rimangono ancora sconosciuti.

Nel complesso rispetto alla lista rossa precedente (2012), quella più recente (2021) evidenzia un aumento delle specie nelle categorie più a rischio (CR e EN).

In totale, il 3,9% delle specie di uccelli valutate è stato classificato In Pericolo Critico (CR) (contro il 2,8% del
2012), il 9,3% in Pericolo (EN) (contro il 9,1% nel 2012) e l’14,4% Vulnerabile (VU), mentre tale categoria
risultava del 18,3% nel 2012.

Non ci sono solo notizie negative. Ad esempio, aquila di Bonelli e grifone sono passate dalla categoria CR a EN, e NT rispettivamente, grazie ad un evidente miglioramento del loro status di conservazione.

Il numero limitato di coppie e l’estrema localizzazione dei siti riproduttivi rappresentano la minaccia principale per la maggior parte delle altre specie incluse nella categoria CR, come ad esempio voltolino,
schiribilla, mignattino comune, categoria che include nello stesso ambiente anche alcune specie di Passeriformi quali forapaglie comune e migliarino di palude tutte appartenenti a specie di ambiente acquatico.
Molte delle specie a rischio di estinzione importanti a livello conservazionistico sono minacciate dalla trasformazione degli habitat e dai cambiamenti nei sistemi agricoli come le specie legate agli ambienti aperti e steppici (ad es. calandra, averla capirossa e soprattutto lanario, la specie più a rischio di estinzione oggi in Italia).

In conclusione, sempre più specie sono minacciate dalla perdita di habitat e per cause dirette come le uccisioni legali e illegali o a causa degli effetti ancora poco conosciuti dei cambiamenti climatici, così come ancora poco conosciuta per diverse specie è l’entità reale delle singole popolazioni. A tutto ciò occorrerà porre rimedio se non vogliamo accrescere nei prossimi decenni il numero di specie nelle categorie di estinzione più elevata.

Non c’è dubbio, infine, che una maggiore attenzione andrà posta sulle specie che hanno una porzione significativa della popolazione europea concentrata nel nostro paese: queste dovranno avere la massima priorità. Sicuramente coturnice (l’Italia ospita il 26% della popolazione mondiale) e berta minore (l’Italia ospita il 65% della popolazione mondiale) sono tra queste.

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