Membro di
Socia della

There are no images for this slideshow.


La più grande e maestosa opera pubblica che si può concepire in Italia è quella della messa in sicurezza dei suoi cittadini, dei suoi manufatti storici e del territorio.

Lo abbiamo scritto più volte e non ci stancheremo di ripeterlo anche in occasione di questo tristissimo e drammatico avvenimento sismico, che ancora in queste ore sta mortificando il Territorio emiliano e le sue popolazioni, che la più grande e maestosa opera pubblica che si può concepire in Italia è quella della messa in sicurezza dei suoi cittadini, dei suoi manufatti storici e del territorio.

Solo per ricordare gli eventi recenti, lo abbiamo sostenuto a proposito del terremoto dell’Aquila, lo abbiamo ripetuto a seguito delle alluvioni in Liguria e lo vogliamo riaffermare oggi. Non è più tollerabile che numerose vite umane, immensi patrimoni storici e interi tessuti produttivi e sociali, vadano perduti senza che nulla venga fatto per scongiurare il loro ripetersi in luoghi diversi, per cause differenti, ma resi ogni volta drammatici dall’incuria del territorio e dei suoi manufatti.

Vogliamo credere, per l’inguaribile visione positiva che ci assiste, che le parole del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini possano essere assunte come impegno programmatico. Se, come egli afferma, sarebbero necessari 15 anni per la messa in sicurezza del territorio, questa dovrebbe rappresentare la vera emergenza da affrontare e su cui far convergere le energie economiche intellettuali e lavorative di questo Paese.

Come può essere tollerabile che in un territorio interamente sismico, a parte la Sardegna e poche altre aree, vi siano strutture come quelle scolastiche di cui appena il 10% sono costruite con criteri antisismici?

Se osserviamo la realtà con maggiore realismo, saremmo tentati di archiviare le pur apprezzabili parole del Ministro con le troppe che in circostanze analoghe abbiamo ascoltato in passato.

Pur avendo grande rispetto e stima del Ministro Clini, accoglieremmo con maggiore fiducia le sue parole se questi impegni verbali fossero accompagnati da fatti concreti come quello di individuare delle priorità a discapito di altre.

Non possiamo certo considerare priorità le cosiddette grandi opere pubbliche, a partire dalla linea ad alta velocità Torino-Lione in Val di Susa, oppure il Ponte sullo Stretto di Messina che ancora incombe e drena risorse economiche ingenti, fino all’autostrada Orte-Mestre e molte altre.

Le parole del Ministro le accoglieremmo con ben altra fiducia se ad esse seguissero impegni concreti da parte del Governo in grado di distogliere fondi, ora impegnati in opere che riteniamo inutili, osteggiate dalle popolazioni locali oltre che devastanti dal punto di vista ambientale, destinando gli stessi fondi a quel risanamento ambientale e abitativo, di cui egli giustamente parla.

 

Il Presidente

Mauro Furlani

Grave ingerenza politica sulla Centrale eolica di Camerino

Abbiamo appreso con stupore, dal sito di “radio C1 in blu”, che il Consiglio dei Ministri avrebbe deciso di autorizzare la Regione Marche alla realizzazione della grande centrale eolica della Comunità montana di Camerino. Una notizia che, se confermata, significherebbe l'installazione, in una delle aree più integre e suggestive dell’Appennino umbro-marchigiano, di 17 gigantesche torri eoliche alte, comprese le pale, circa 120 metri, cioè come grattacieli di 40 piani, a cui si aggiungerebbero le opere riguardanti le strade e le linee elettriche.

L’area è paesaggisticamente vincolata ed è situata, tra 1000 e oltre 1300 metri di quota, tra la Riserva Naturale di Torricchio e il Parco Regionale di Colfiorito. Gli impianti risulterebbero quindi ben visibili dai rilievi circostanti dell’Umbria e delle Marche, nonché dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini.  Proprio per tali ragioni, nel 2008 il progetto era stato doverosamente bocciato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio delle Marche, in fase di valutazione di impatto ambientale. Molte associazioni ambientaliste e comitati, tra i quali il CAI, Mountain Wilderness, Italia Nostra e la LIPU, avevano inoltre nello stesso anno manifestato contro questo devastante progetto, difendendo l'operato della Soprintendenza, duramente e ingiustamente contestato da alcuni rappresentati della Regione Marche e della Comunità Montana di Camerino.

Ora, e dopo alcune azioni legali tentate dalla Regione, si apprende addirittura che il via libera del Consiglio dei Ministri sarebbe arrivato grazie alle azioni politiche intraprese dal consigliere regionale Angelo Sciapichetti e dall'on. Mario Cavallaro, il quale si sarebbe fatto portavoce in Parlamento e a livello governativo con i ministri competenti per una “positiva soluzione della vicenda”. Manifestiamo quindi tutta la nostra indignazione per questi fatti, che consideriamo un grave atto di ingerenza politica tesa ad interferire con il normale corso della procedura di valutazione di impatto ambientale, che dovrebbe invece attenersi ad argomenti strettamente tecnici. Una ennesima dimostrazione di arroganza da parte di una classe di amministratori abituata ad utilizzare il potere politico  per il raggiungimento dei loro scopi, anche a costo di passare sopra i disposti normativi.

Nella convinzione che gli obiettivi di riduzione di “gas serra” possano essere raggiunti principalmente mediante una seria politica di risparmio e di autoproduzione e senza dover sacrificare gli angoli ancora incontaminati dell’Appennino, ci appelliamo alla Regione Marche affinché ponga immediato rimedio agli altissimi rischi ambientali dell’eolico selvaggio, innanzitutto attraverso il leale riconoscimento e il rispetto del ruolo di altre autorevoli istituzioni, come le Soprintendenze, preposte alla tutela di fondamentali beni comuni, come il paesaggio e l'ambiente.

 

Associazione Sibilla Appenninica

Altura

Federazione Nazionale Pro Natura

WWF Marche

Mountain Wilderness

Italia Nostra onlus Umbria

Nostra onlus Sezione di Spoleto

Comitato Difesa Monte Mezzano

 

Tolentino (MC) - Inaugurata l'Oasi Faunistica delle Grazie

Sabato 21 aprile si è inaugurata ufficialmente l’Oasi Faunistica delle Grazie, affidata in gestione alla Federazione Nazionale Pro Natura dalla Provincia di Macerata.

Al mattino bambini e ragazzi delle Scuole di Tolentino, città in cui l’area di 167 ettari ricade, sono arrivati all’Oasi con i mezzi messi a disposizione dell’Azienda ASSM, oppure in bicicletta insieme agli insegnanti e a molti loro genitori. Ad attenderli vi erano le guide dell’Associazione “il Pettirosso” e altre che hanno accompagnato i ragazzi lungo il percorso illustrando le caratteristiche naturalistiche dell’area.

Il pomeriggio la visita era riservata alla cittadinanza. Seppure quasi tutte le persone fossero di Tolentino, poche in realtà conoscevano l’area, a dimostrazione di come talvolta significativi ambienti naturali si possono trovare a poca distanza da casa propria. Ai visitatori sono stati offerti piccoli spuntini gentilmente messi a disposizione da produttori agricoli locali.

La gestione da parte della Federazione Pro Natura per l’anno in corso ha comportato la riprogettazione e la stesura dei testi di tutte le bacheche, la piantumazione di numerose essenze arbustive per schermare il sentiero, la risistemazione di tutta l’area oltre che, previsto per legge, i monitoraggi della fauna omeoterma presente nell’area. A questo proposito verrà aperto uno spazio in cui sarà possibile avere un aggiornamento dei monitoraggi e le foto scattate con foto trappole sia di uccelli che di mammiferi.

 

In allegato alcune foto della giornata.

15 associazioni unite per denunciare gli impatti delle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi nel Mediterraneo

15 Associazioni per la difesa dell'ambiente marino e degli animali, si uniscono per denunciare gli impatti delle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi nel Mar Mediterraneo.

Oltre alla Federazione nazionale Pro Natura e alla federata Pro Natura Mare Nostrum, troviamo le principali associazioni animaliste ed ambientaliste italiane, come ENPA, Animalisti Italiani, LIDA, Comitato Parchi Italia, ed anche importanti enti che si occupano di ricerca sull'ecosistema marino e sui Cetacei, come il Centro Studi Cetacei, Ketos, Aeolian Dolphin Research, Centro Ricerca Cetacei, Bottlenose Dolphin Research Institute, Istituto per gli Studi sul Mare. Inoltre sottoscrivono il documento alcune delle più note associazioni internazionali sempre in prima linea con le loro campagne di attivismo per la protezione e conservazione della Biodiversità marina, come Oceana, Sea Shepherd Conservation Society e The Black Fish.

Da questo fronte comune è nato un documento che spiega in dettaglio le ragioni del dissenso. All'inizio viene illustrato l'impatto delle attività di ricerca, estrazione e coltivazione di idrocarburi sull'ecosistema marino con particolare attenzione verso i Cetacei. Questi mammiferi marini, occupando il vertice della catena trofica, rappresentano una specie sentinella della salute del mare. Attraverso il bioaccumulo e la magnificazione concentrano nei loro tessuti tutti gli inquinanti presenti nel mare i quali, nella maggior parte degli episodi di spiaggiamento, rappresentano una costante concausa di morte. Infatti dall'iniziale attività di prospezione, attraverso tecniche ad alto impatto acustico che disturbato il particolare sistema uditivo e di orientamento dei delfini e delle balene, fino all'attività estrattiva vera e propria da una piattaforma permanete, con sversamento a mare e in atmosfera di inquinanti, queste attività sono la causa di danni irreversibili a breve e soprattutto a lungo termine, che pagheremo caro anche sulla nostra pelle. Per queste ragioni a questa specie di particolare rilevanza biologica, come previsto dalla normativa nazionale e comunitaria, si deve offrire tutta la tutela e la salvaguardia necessarie a favorire un monitoraggio costante per la conservazione dell'intero ecosistema marino come fonte di salute e benessere del cittadino e fattore centrale dell'economia del turismo e della pesca.

Il testo prosegue con l'elenco di una serie di considerazioni per mostrare come negli Studi di Impatto Ambientale delle Società Petrolifere proponenti i progetti di ricerca di petrolio e gas, siano svalutati o assenti alcuni aspetti fondamentali alla sicurezza dello svolgimento dell'attività per evitare, in linea con un principio precauzionale, quegli impatti che vanno a danneggiare l'ambiente, considerato nella sua globalità. Tra queste considerazioni troviamo: l'assenza della trasparenza e cronologia delle operazioni, l'assenza di una attenta e approfondita valutazione di tutti gli impatti ambientali (chimico, atmosferico, acustico etc. etc.), l'assenza di studi approfonditi sulla presenza di Cetacei nelle aree oggetto dei progetti di ricerca, l'assenza della valutazione di tutta la regolamentazione che tutela e protegge l'ecosistema marino e i Cetacei etc. etc.

Questo testo è stato inviato ai Ministeri della Repubblica Italiana e ai principali Enti preposti al monitoraggio e al controllo di queste attività e dei loro impatti (ISPRA, ARPA, Comando Generale delle Capitanerie di Porto etc. etc.), per richiedere di valutare attentamente e di analizzare con accuratezza questi aspetti prima di rilasciare i permessi di ricerca ed estrazione. Solo operando in linea con tali considerazioni e rispettando un principio precauzionale si potrà assicurare la salvaguardia di una Biodiversità marina, sempre più minacciata, la tutela dell'ecosistema marino, il rispetto delle attività legate al turismo e alla pesca, fulcro dell'economia marittima italiana, e naturalmente la difesa della salute pubblica. Di fatti viene sottolineato come rilasciare autorizzazioni alle Compagnie petrolifere, senza valutare attentamente tutti questi dati, significa giocare pericolosamente d'azzardo contro un ecosistema in cui i Cetacei vivono da sempre e con danni annunciati che si rifletteranno inevitabilmente sulla vita di tutti i cittadini che vivono nel Mediterraneo.

Il testo rappresenta un piccolo passo verso un reale e concreto impegno da parte delle Istituzioni edelle Autorità per la protezione dell'ecosistema marino e conservazione della Biodiversità, spesso tutelati solo sulla carta. L'Italia e l'intero bacino Mediterraneo possiedono un patrimonio naturalistico UNICO, che deve essere conservato e salvaguardato come risorsa inestimabile di vita, salute e sviluppo ecosostenibile.

Se qualche Associazione volesse unirsi nel firmare il documento e nel partecipare a questa campagna, in linea con le tematiche sopra descritte, può comunicarlo mettendosi in contatto a questo indirizzo mail: docdolittle@hotmail.it

Si ringraziano Giuseppe Notarbartolo di Sciara, Marco Affronte, Maddalena Jahoda, Giovanni Di Guardo, Giovanni Bearzi, Sandro Mazzariol, Gianni Pavan, Franco Tassi, Carmelo Nicoloso, Ilaria Giangrande e Fabrizia Arduini.

 

Comunicato in allegato

Montorso di Loreto: No alla lottizzazione, Sì al recupero della fornace Hoffmann

Comunicato Stampa

 

Nell’anno 2012 che senso ha prevedere a Montorso di Loreto, vicino a quella spianata nota alla gran parte degli italiani come la “spianata del Papa”, in un comune che non ha bisogni abitativi, una nuova lottizzazione di circa 30.000 metri cubi in una area prevista atutela marina integrale ai sensi degli artt. 31 e 32 delle norme tecniche di attuazione del Piano Paesistico Ambientale Regionale fatte proprie dal PRG, nell’area della ex fornace Hoffmann, riconosciuto esempio di archeologia industriale?

 

Questa è la domanda che si sono poste le sette principali associazioni ambientaliste delle Marche (a cui si è aggiunta anche la Polis Nova di Recanati) che le ha portate a richiedere per iscritto:

-     al Comune di Loreto di porre fine alla cementificazione del territorio di Montorso (dove, ultima notizia, è previsto anche l'arrivo di un McDonald's proprio in località Pizzardeto) rinunciando alla lottizzazione e pensando ad un effettivo intervento di recupero conservativo della fornace con l’essiccatoio ed i suoi edifici storici, per un uso compatibile

-     alla Provincia di Ancona ed alla Regione Marche di verificare che la bonifica ambientale del 2007 in quei luoghi sia stata fatta nel pieno rispetto della L. 152/2006 e di esigere una VAS anche per tutte le modifiche urbanistiche portate avanti dal 2008 in poi nell'area di Montorso negando la necessaria autorizzazione idrogeologica.

Come si può ignorare che una area di tutela marina integrale venga trasformata in area di edilizia residenziale per oltre 30.000 metri cubi di cemento senza valutare le conseguenze sull'ambiente?

-      Alla Soprintendenza ai Beni Paesaggistici ed Architettonici ed alla Direzione Regionale Marche del Ministero per i Beni Culturali, di voler intervenire con un vincolo specifico sulla fornace Hoffmann e di negare la autorizzazione paesaggistica su una area che aveva ed ha tutt'altra vocazione, come rilevabile dal Piano Paesistico Ambientale Regionale e dal Piano Regolatore Generale, versione anno 2006

-      Al Corpo Forestale dello Stato di tutelare il bosco attualmente esistente nell'area ed evitarne la brutale l'eliminazione in favore della assurda cementificazione.

 

Basta consumare territorio!

 

Versione ufficiale in pdf allegata

Lettera aperta della Federazione Pro Natura al Prof. Mario Monti sul parere negativo alla candidatura italiana per le Olimpiadi 2020

 

Lettera aperta

al Presidente del Consiglio,

prof. Mario Monti

 

La Federazione nazionale Pro Natura giudica il parere negativo del Governo alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020 come una scelta opportuna e coraggiosa, presa tenendo nel giusto conto la situazione economica presente e futura del Paese, senza temere le reazioni demagogiche di chi ritiene questo tipo di manifestazione coma una opportunità di sviluppo.

La storia dei cosiddetti “Grandi eventi” sia in Italia che all’estero è una evidente dimostrazione che si tratta di manifestazioni dannose per il territorio, con ulteriori costruzioni che sottraggono aree agricole o verdi, e investimenti finanziari non necessari destinati unicamente a incrementare il debito pubblico.

La Federazione nazionale Pro Natura, che ebbe occasione di opporsi con numerose altre forze sociali alla candidatura di Roma per una precedente Olimpiade, ricorda gli sprechi causati dai Mondiali di calcio del 1990 con stadi costruiti e poi abbattuti dopo appena una quindicina di anni di utilizzo (Stadio delle Alpi di Torino), le ingenti spese connesse alle Olimpiadi dello sci del 2006, con opere costruite e oggi inutilizzate (trampolino di salto e pista di bob), grave danno al territorio montano e pesante deficit economico del comune di Torino, che oggi risulta essere una delle città italiane che ha il maggior debito pro-capite.

Roma ha una storia e un’immagine millenaria, con una ricchezza di monumenti e patrimoni artistici che costituiscono un richiamo continuo nel corso dell’anno per milioni di turisti che giungono da ogni parte del mondo; non ha quindi bisogno, come sostiene qualcuno, di una breve seppure importante manifestazione sportiva che comporterebbe solo ingenti investimenti e ulteriore dissesto di territorio. D’altra parte il dissesto della Grecia, conseguenza certa delle Olimpiadi precedenti, ne è una chiara dimostrazione.

Un plauso quindi, egregio prof. Monti, da parte della Federazione nazionale Pro Natura per una decisione frutto di onestà intellettuale e di evidente coraggio di governare nelle certezza di aver fatto una scelta giusta nell’interesse collettivo.

 

Il Presidente

Prof. Mauro Furlani

 

 

(lettera originale in allegato)

 

 

Il lupo: una risorsa straordinaria per le terre alte

La Federazione Nazionale Pro Natura contesta contenuti e forma dei recenti progetti di disinformazione attivati da associazioni e annuncia azioni a livello comunitario

 

“Quanto è stato riportato da numerosi media piemontesi in riferimento alla questione lupi in Piemonte oltre che mistificatorio, privo di qualsiasi fondamento e risibile dal punto di vista scientifico è anche estremamente infamante e offensivo nei confronti di coloro che in questi anni hanno cercato di portare avanti una corretta informazione e formazione sulla specie” - commenta il Prof. Mauro Furlani, Presidente della Federazione Nazionale Pro Natura.

L’esperienza condotta in questi anni dal Centro Grandi Carnivori – struttura che certi recenti interventi tendono evidentemente a ridicolizzare e a depotenziare – costituisce uno dei migliori esempi di intervento attivati in Europa per la gestione dei conflitti tra grandi carnivori e attività economiche locali.

Siamo certi che il Prof. Michele Corti e Luca Battaglini chiederanno una rettifica delle ridicole informazioni diffuse, altrimenti, parlando addirittura di migliaia di Lupi, evidenzierebbero una completa assenza delle più semplici e basilari conoscenze scientifiche.

Sostenere esplicitamente addirittura che il lupo non solo sia un pericolo per l’agricoltura, il bestiame e la fauna ma “soprattutto che sia un problema per quanti vogliono andare in montagna in tranquillità e che la presenza del lupo rappresenti una limitazione alla libertà delle persone di passeggiare senza il timore di venire attaccate” va invece ben al di la del buon senso e supera ampiamente il ridicolo.

In realtà è in atto da molto tempo il tentativo di strumentalizzare un malcontento reale - che si manifesta in una parte del mondo della pastorizia proprio grazie all’opera di disinformazione condotta da progetti come Pro Past - alimentandolo con notizie allarmanti e prive di fondamento diffuse grazie a risorse pubbliche.

La Federazione Nazionale Pro Natura annuncia azioni a tutto campo a livello comunitario, per informare la Commissione sia in relazione alle iniziative di disinformazione assunte da certe Associazioni a danno di una specie di interesse comunitario, sia in relazione al fatto che tale opera rende vani gli sforzi e gli stanziamenti concessi per tutelare il lupo alla Regione da parte dell’Unione Europea.

La diffusione di informazioni false sulla specie, infatti, aumenta i conflitti con le comunità locali, rischia di incrementare e legittimare il bracconaggio, e mette così a rischio la neopopolazione alpina che gioca un ruolo chiave per la conservazione della specie in Europa.

(Testo in pdf allegato)

Appello di ambientalisti e agricoltori alla Regione Marche:

Stop immediato alle autorizzazioni a impianti fotovoltaici sui terreni agricoli e alle pale eoliche. E’ la richiesta avanzata al Consiglio Regionale delle Marche dalle associazioni ambientaliste sottoscriventi e dalla Coldiretti, dopo che il Ministro alle Politiche agricole, Mario Catania, ha espresso la volontà di sbarrare la strada degli incentivi ai pannelli fotovoltaici collocati nei campi al posto delle colture. Un problema che nella nostra regione ha visto nel 2011 occupati ben 600 ettari di terreni, sottratti alla produzione alimentare con un vero e proprio scempio del paesaggio e lo sconvolgimento del mercato degli affitti. Le associazioni chiedono che, con la riduzione degli incentivi, si indirizzi la realizzazione del fotovoltaico esclusivamente alle aree industriali, sopra i tetti degli edifici recenti (non nei centri storici) e non su suolo agricolo o in zone di pregio bensì nelle aree degradate da recuperare. Si ribadisce altresì l’assoluta opportunità e legittimità di tagliare gli incentivi all'eolico dal momento che la ventosità in Italia si attesta in media sulle 1500 ore/anno, ben al di sotto delle 2000 ore/anno ritenute utili per una produzione competitiva. In Italia già nel 2007 era installato quasi il doppio della potenza elettrica massima richiesta nei momenti di picco (106 GW contro i 56,8 GW picco estate, fonte dati Terna 2007). Senza dimenticare il degrado causato da questo tipo di impianti ai crinali appenninici, alle colline, ai luoghi isolati di grande valore naturalistico, dove transitano gli uccelli migratori e si riproducono le specie faunistiche ormai rarissime. Un problema che nelle Marche sta mettendo a rischio diverse zone, tra cui a Monte Mezzano nei pressi di Sassoferrato, a Cagli, Piobbico, Urbania, Sant’Angelo in Vado, Apecchio, Frontone e Pergola, sulle montagne più incontaminate dell’appennino pesarese. Da qui la richiesta delle Associazioni ai consiglieri regionali di porre un freno alla deregolamentazione degli impianti fino ad 1 Megawatt di potenza, sulla scorta di quanto previsto dal decreto legislativo n.28/11, che ha recepito la nuova direttiva Ue, rispettando i beni culturali ed ambientali della nostra regione, cioè  “beni comuni” che il Piano Paesistico Ambientale Regionale ha inteso a suo tempo tutelare.

FIRMATO DA :
COLDIRETTI MARCHE
COMITATO S. AMICO MORRO D’ALBA
COMITATO TERRITORIO SOSTENIBILE
COMITATO TUTELA SALUTE E AMBIENTE VALLESINA
FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA MARCHE
FORUM PAESAGGIO MARCHE
ITALIA NOSTRA MARCHE
LUPUS IN FABULA
TERRA MATER
WWF MARCHE

Orso marsicano in pericolo

 

Strano ma vero. L’orso marsicano, specie protetta e a rischio estinzione, va salvato non tanto dai fucili dei cacciatori quanto dalle decisioni della Regione Abruzzo.

L'amministrazione regionale prima avrebbe sottoscritto l’accordo Patom inserito nella legge quadro dei parchi 394/91 (che fornisce indicazioni chiare, basate sui risultati di rigorose ricerche scientifiche, su quello che si può fare e non si può fare, nel Parco nazionale e nelle zone circostanti a protezione degli orsi ed) e poi avrebbe chiesto al Comitato Via (Valutazione di impatto ambientale) che venisse cancellata la precedente decisione del 3 agosto di evitare la caccia nella zona più importante per l’orso fino al 1° novembre.

Ora, dopo la diffida del Wwf, è il consigliere Maurizio Acerbo a chiedere al presidente della Giunta Regionale Chiodi, in un’interrogazione a risposta scritta il 29 settembre scorso, quali misure intenda prendere per tutelare adeguatamente i pochi orsi marsicani rimasti, in un periodo delicato. Gli orsi che in autunno devono accumulare notevoli scorte di grasso per superare il difficile periodo invernale, sono sottoposti da una pressione venatoria intensa che provoca notevoli disturbi e interferenze in zone particolarmente ricche di risorse alimentari, ma purtroppo fuori dal Parco nazionale d’Abruzzo. Basti pensare che le femmine gravide devono accumulare risorse tali da poter partorire in pieno inverno ed allattare nella tana fino ad Aprile inoltrato. La presenza di cacciatori e gli spari conseguenti, quindi, possono rappresentare un disturbo dannoso. Senza contare il grave e costante pericolo di uccisioni di orsi scambiati per cinghiali, nonché di altre specie rare e protette.

«La Regione non considera minimamente tutto questo», dicono Stefano Allavena, delegato Lipu per l’Abruzzo, Daniele Valfrè, delegato Altura per l’Abruzzo, Pietro Matta, responsabile Pro Natura Abruzzo, «per presumibili quanto miopi calcoli di ritorno elettorale l’assessorato all’agricoltura non ha esitato a spingere sul Comitato Via affinchè venisse cancellata la precedente decisione del 3 agosto di evitare la caccia nella zona più importante per l’orso fino al 1° novembre.

E il Comitato che non ha esitato ad annullare la precedente decisione, ha autorizzato interventi che sono fonte di notevole disturbo per l’orso ed altre specie di mammiferi o di uccelli, di importanza prioritaria a livello comunitario. Si tratta di una situazione chiaramente insostenibile. Ammettano chiaramente i competenti organi regionali di non avere alcuna intenzione di fare qualche cosa di concreto per evitare l’estinzione dell’orso marsicano e pesanti impatti su altre specie di grande importanza».

(Tratto dal Quotidiano Online "PrimaDaNoi.it)