La proposta di legge presentata dal Sen. Franco Orsi e ora in discussione presso la Commissione Territorio e Ambiente del Senato vanifica tutti i tentativi di avvicinamento tra alcuni settori del mondo ambientalista e quello della caccia. Più grave il fatto che, qualora malauguratamente questa proposta venisse convertita in legge, riporterebbe il nostro Paese indietro di molti decenni e ai margini della comunità internazionale per quanto riguarda la tutela e la gestione del patrimonio faunistico.
Più che una legge di regolamentazione della caccia, essa appare l’esatto contrario, una legge di de- regolamentazione della caccia.
Già nell’Art. 1 ci sono tutte le premesse delle nefandezze presenti nei successivi articoli. L’attuale legge, la 157 del 1992, recita che la “fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale.”, se venisse approvata questa legge si getterebbe a mare il principale caposaldo di tutela della fauna, inserendo il principio che il patrimonio faunistico non rientra più negli interesse dello Stato. Dall’eliminazione di questo principio basilare deriva un deciso ridimensionamento delle forme di tutela anche per quelle specie ormai ridotte a pochi esemplari. Specie che ora sono “particolarmente protette” come il Lupo, l’Orso, la Lince, il Gatto selvatico, la Foca monaca o tra gli uccelli l’Aquila reale passerebbero ad uno status di semplice protezione, modificando con ciò anche il regime penale e sanzionatorio nei confronti di coloro che uccidessero tali specie.
Certo, in un paese in cui il bracconaggio è una piaga, ancora estesa e radicata, si pensi alle continue uccisioni dei pochi orsi rimasti, o i decenni di battaglie per limitare le uccisioni di Pecchiaioli (adorni) sullo Stretto di Messina, questa norma appare quanto meno incomprensibile.
Con un colpo di spugna, di fatto, si accantona l’autorevolezza riconosciuta a livello internazionale di una delle poche strutture di ricerca faunistica operative in Italia l’ INFS ora ISPRA .
Questo istituto sarà relegato a semplice organo consultivo, per altro neppure difeso dall’avvocatura dello stato; al suo posto, sono previste strutture non ben definite a carattere regionali e provinciali. Appare smaccato il tentativo di riportare la ricerca scientifica sulla fauna all’interno di alvei facilmente controllabili.
Volendo continuare si può citare l’Articolo 10 che destina all’attività venatoria le aree demaniali, da sempre precluse alla caccia, o ancora la possibilità espressa nell’art. 21 di esercitare la caccia all’interno delle oasi di protezione, nelle citate aree demaniali e in altre aree protette.
Si autorizza la reintroduzione di una pratica che pensavamo definitivamente abbandonata, quella dell’uso di civette come zimbelli, che ci riporta indietro di decenni. Si può continuare ancora ricordando la completa liberalizzazione della tassidermia, così, qualsiasi cacciatore, circa settecentomila, potrebbe divenire un potenziale imbalsamatore.
Potrà essere esercitata la caccia anche in caso di condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli per gli animali; infatti, la proposta di legge Orsi autorizza la caccia all’interno di Aziende Faunistico Venatorie con tutte le condizioni ambientali, in terreni alluvionati, nei laghi ghiacciati e in terreni completamente coperti di neve. In queste condizioni, è facile prevedere vere e proprie ignobili mattanze nei confronti di organismi, già falcidiati dalla fame e/o dalle condizioni ambientali avverse.
Solo per citare altre intollerabili modifiche alla attuale normativa, ricordiamo quella che riduce il numero delle associazioni naturalistiche da quattro a tre all’interno del Comitato Tecnico Scientifico Venatorio, il depennamento dallo stesso organismo del Club Alpino Italiano e dell’Ente Nazionale per la Protezione Animale. La caccia agli ungulati potrà essere effettuata anche nei giorni di silenzio venatorio, offrendo, per altro, la facoltà alle regioni di ampliare il numero delle specie cacciabili nonostante le procedure di infrazione avviate dall’Unione Europea e che ci costano ingenti sanzioni, e molto altro ancora.
In questa sequenza negativa si può ancora ricordare l’allungamento fino a mezzora dopo il tramonto della caccia ai migratori, con il rischio, per la scarsità di luce, di abbattere specie protette. O ancora il ritorno ad un nomadismo venatorio senza più alcun legame tra cacciatore e il luogo di caccia.
A coronamento di tutto ciò, la proposta di legge offre la possibilità di cacciare anche a minorenni purché abbiano compiuto sedici anni; età questa in cui ancora non si ha diritto di voto, non si può guidare un’auto, ma, paradossalmente, si potrà imbracciare un’arma potenzialmente mortale.
Nonostante questa completa deregolamentazione, nel timore di qualche improbabile infrazione, si prevede di escludere dal servizio di vigilanza figure come guardie ecologiche, zoofile, guardie giurate comunali ecc.
Ciò che auspichiamo è che anche da parte delle Associazioni Venatorie più responsabili vi sia una presa di distanze da questa proposta di legge così da riprendere un percorso, seppure faticoso, di dialogo che possa emarginare i settori più integralisti del mondo venatorio che sostengono questa proposta di legge.