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La storia

Alle origini dell'ambientalismo italiano

L'alba dell'ambientalismo in Italia sorgeva nel giugno del 1948.

In Valle d'Aosta veniva fondato il Movimento Italiano Protezione della Natura (oggi Federazione Pro Natura), mentre con il Congresso Internazionale di Fontainebleau, a ottobre, vedeva la luce l'IUCN, di cui Pro Natura è stato socio fondatore.
In quello stesso momento storico la Costituzione Repubblicana balbettava ancora di natura e di paesaggio intesi come quadri soggettivi di una non meglio precisata "bellezza", con l'art. 9 della Costituzione e con la precedente legge n. 1497 del 1939.
I gruppi attenti alle componenti naturali del pianeta, operanti sino ad allora, erano indirizzati più allo studio scientifico e agli aspetti culturali che a un vero e proprio indirizzo politico verso un impegno a tutela dell'ecosistema.
Così era per le associazione con radici ottocentesche come la Società Zoofila Piemontese, la Società Botanica Italiana, l'Unione Zoologica Italiana, il Club Alpino Italiano, il Touring Club Ciclistico, la Societè de la Flore Valdôtaine, la Pro Montibus et Silvis, il Gruppo Naturalistico Ragazzoni, l'Associazione per i paesaggi e i monumenti pittoreschi d'Italia, la Lega Nazionale per la Protezione dei monumenti naturali, come per quelle nate l'indomani del secondo conflitto mondiale quali l'Unione Italiana Naturalisti o la Società Naturalisti Veronesi.

«L'idea di radunare in Italia alcuni fra i rari e sparsi uomini che sono valorose e appassionate forze nel campo della protezione della natura (...) mi è nato dopo aver visto e constatato come all'estero, in questo campo, si sia tanto lavorato e raccolto e come troppo poco sia stato fatto in Italia. (...) In pratica, è tre anni che cerco i più disparati aiuti umani per poter così salvare l'esistenza del Parco nazionale Gran Paradiso. (...) L'esperienza secondo me dimostra che le troppo cerebrali, troppo scientifiche società naturalistiche, non sono riuscite e non potevano certo raggiungere nemmeno parzialmente questi scopi. Sono convinto che il cuore pulsante, può essere un ben diretto Parco di protezione della Natura. Attorno a una realtà visibile, a bellezze rare e solitarie, di monti, di alberi, di fauna, si devono raccogliere le migliori umane forze operanti, non rese limbo da un sublimato ed astratto pensiero scientifico, ma rese nobile vita da una creativa interpretazione poetica, dei fatti misteriosi del mondo naturale, che ci è diventato soffocante solo perché troppo artefatto anche dall'arroganza dell'umanità. (...)
In quest'Italia che ha dato tante persone valorose nel campo naturalistico operante, non ci dobbiamo scoraggiare. Dobbiamo almeno tentare, dobbiamo trovarci per discutere, alla buona, litigarci da amici, se necessita, ma senza ordini del giorno, ma senza sperperi né di quattrini né di energie per il superfluo e per la forma. (...) questa nostra discussione preliminare è urgente e serve anche per la probabile Conferenza internazionale di Parigi, sotto l'egida dell'Unesco».
Era almeno un anno che queste idee maturavano nella mente di un gruppo di persone lungimiranti in contatto tra loro da Trento, Milano e Torino.
Alla testa Renzo Videsott, già grande alpinista dolomitico poi giunto a Torino per assumere incarichi universitari alla Facoltà di veterinaria e direttore soprintendente del Parco Nazionale Gran Paradiso, dopo che nel periodo bellico aveva contribuito in maniera decisiva alla salvezza degli ultimi esemplari di stambecco delle Alpi. Tra i suoi principali interlocutori il compagno di tante strepitose salite dolomitiche Domenico Rudatis, e il Conte Gian Giacomo Gallarati Scotti studioso e protettore degli ultimi orsi bruni delle Alpi e promotore del parco Adamello-Brenta-Stelvio.
Fu proprio nella villa di quest'ultimo, a Oreno di Vimercate, che fu tessuto il primo filo di quella che sarebbe diventata la capostipite delle associazioni ambientaliste del nostro paese, quella Pro Natura che ha sicuramente svolto un ruolo di primo piano nella maturazione di una coscienza collettiva verso i problemi ambientali.

L'occasione dell'incontro fu creata dalla lettera di Renzo Videsott di cui abbiamo riportato alcuni stralci. Tra i partecipanti alla riunione, in veste di cronista amico del padrone di casa, Dino Buzzati che ne scrisse sulle colonne del Corriere della Sera: «Ci pare molto civile che nell'anno 1948 ci sia ancora qualcuno che si interessi sinceramente di queste cose. Di fronte alla natura, se si riesce a guardarla con animo sincero, le miserie si sciolgono, gli uomini si ritrovano l'un l'altro dimenticando di avere questo o quel colore; (...) Ma che importa -dirà qualcuno- se l'orso scomparisse dalle Alpi? E' un po' come chiedere perché sarebbe un guaio se il "Cenacolo" di Leonardo andasse in polvere. Sarebbe un incanto spezzato senza rimedio, una nuova sconfitta della già mortificatissima natura...».
Il giorno successivo, trasferimento a Torino e quindi a Sarre (Valle d'Aosta) alle porte del Gran Paradiso. Fu lì che Il 25 giugno 1948 Renzo Videsott, il fratello Paolo, i fratelli Bruno e Nino Betta, Fausto Stefenelli, Benedetto Bonapace, Raffaello Prati, Fausto Penati, Alberto Deffeyes, Mario Stevenin, Giulio Brocherel e Alberto Durandi fondarono, nelle sale del castello che raccoglie i trofei di caccia dei Savoia, la prima associazione ambientalista del nostro paese, il Movimento Italiano per la Protezione della Natura, che assunse poi il nome di Pro Natura Italica e che oggi è attiva come Federazione Nazionale Pro Natura, con oltre 120 sedi in tutta la penisola.
Ma il programma di Videsott non si fermava lì. Degna conclusione la salita alle amate praterie del parco «fusi nella vita ammonitrice e incitatrice dei monti». Affinché fosse cementata nella natura «questa presa di contatto tra gli uomini di buona volontà, che vogliono generosamente impegnarsi, se occorre, battersi ad ogni modo collaborare, pur di realizzare una vitale protezione della Natura». Nei giorni successivi vennero coinvolti altri personaggi e l'idea del MIPN venne presentata alla stampa in una conferenza tenutasi a Torino presso la sede provvisoria del MIPN a Palazzo Cisterna, sede della Provincia di Torino, e del Parco Nazionale Gran Paradiso.
Un Comitato Direttivo provvisorio, provvide a stilare un primo statuto la cui introduzione contiene concetti ancora attuali: «Il MIPN nutre la certezza che, se la sua opera troverà il consenso e l'appoggio che merita, si formerà anche in Italia una coscienza naturalistica su un piano pratico, popolare, attivo. Esso infatti, contrariamente alla facile e ristretta interpretazione sentimentale dei suoi scopi, intende esercitare un'azione pratica di vasta portata, per riattuare l'equilibrio fra uomo e natura, equilibrio rotto da una violazione continua ed oggi particolarmente pericolosa. Lo sfruttamento irrazionale del suolo, depauperandolo dei suoi fattori chimici, il disboscamento, la persecuzione di specie utili all'uomo, l'alterazione perfino dei cicli idrologici ecc fanno pesare su di noi e sulle generazioni future un terribile conto da pagare. Basti pensare che per la sola erosione del suolo, causata o aggravata dall'ignoranza dell'opera dell'uomo il pianeta perde 20.000 ettari di terra coltivata ogni 24 ore. La popolazione del globo si accresce invece di 35.000 creature al giorno ! Se spetta ormai ad organismi tecnici e di governo attuare le misure necessarie per far fronte al pericolo che sovrasta le generazioni future, spetta a noi convincere l'opinione pubblica a crearsi una nuova coscienza della natura. Noi dobbiamo intraprendere dunque una battaglia per educare a un riequilibrio e al rispetto delle condizioni vitali per l'uomo, non misconoscendo le sue necessità economiche ma armonizzandole e coordinandole ai bisogni futuri, per non lasciar creare, con l'egoismo utilitaristico immediato, irrimediabili conseguenze.
Nello stesso tempo otterremo che, mediante una più viva conoscenza, un diretto contatto, un rinnovato amore della natura, l'uomo attinga una spiritualità più elevata, nuovi valori morali, educativi, estetici. Si attende a questo fine il concorso delle scienze naturali, di quelle filosofiche e sociali, dei movimenti artistici, della scuola, del turismo, dello sport venatorio, dell'alpinismo».

L'ambientalismo italiano spiccava il volo, segnando il passaggio dall'attenzione scientifica verso le singole componenti delle natura e del paesaggio, all'impegno per la loro tutela e conservazione a beneficio delle future generazioni. Non più solo una visone naturalistica e naturofila dell'ambiente, ma la richiesta di una politica che tenesse in debito conto il valore delle risorse naturali del pianeta, contro gli sprechi e il rapido consumo e contro la loro compromissione da parte degli inquinamenti prodotti dall'attività umana. Erano le stesse motivazioni che pochi mesi dopo avrebbero portato alla fondazione, a Fontainebleau, dell'Unione Internazionale per la Protezione della Natura (denominazione mutata, dal 1956, in Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Anche in quella occasione, a rappresentare l'Italia alla conferenza internazionale Renzo Videsott come esponente del Parco Nazionale Gran Paradiso e dell'Associazione Nazionale per i Paesaggi ed i Monumenti Pittoreschi d'Italia, mentre il MIPN fu rappresentato dal fratello Paolo e dalla signora Antonia Pruner, e lo stato italiano dall'alto funzionario Michele De Tomasso. L'atto costitutivo della più importante organizzazione internazionale di tutela dell'ambiente reca le firme dei delegati di 18 governi, di 7 organizzazioni internazionali e 107 associazioni nazionali impegnate nella protezione della natura. Era il 5 ottobre 1948 e il MIPN venne ufficialmente riconosciuto quale membro fondatore dell'UIPN. Renzo Videsott fu chiamato a far parte del Comitato esecutivo. Il 1948 segnò dunque un momento di straordinaria importanza per un movimento ambientalista, che ha contribuito a far sì che gradualmente si affermasse e si rafforzasse una coscienza internazionale delle responsabilità dell'uomo nei confronti del pianeta.

Le federate
La composizione in un grande arcipelago di federate con propri statuti, atti costitutivi e attività sono un altro elemento di diversità distingue la Federazione nazionale Pro Natura da tutte le altre associazioni. Una scelta praticata e perseguita sin dall’inizio, con il rifiuto di un centralismo che ne avrebbe forse rafforzato il ruolo nazionale, ma avrebbe tolto respiro e autonomia alle decine di realtà locali che, con le loro battaglie concrete, hanno fatto e fanno la storia della Federazione nazionale Pro Natura, che mai ha ceduto alle tentazioni di divenire lobby affaristica o fiancheggiatrice dei gruppi di potere politico o economico. Nessuna forzatura e a volte artificiosa presenza decentrata, ma una casa comune nazionale pronta ad accogliere le realtà vive che di volta in volta, magari su battaglie ed esigenze specifiche di determinati territori, si coagulavano trovando un riferimento forte, anche se organizzativamente leggero, nella Federazione nazionale.
Anche così si spiega il ricambio che l’associazione ha registrato accanto alla presenza radicata di molte associazioni maggiori, strutturate in maniera più consistente. Un segnale di vivacità, di adattabilità, di elasticità per una realtà federativa che rimane tutt’oggi presente in gran parte del Paese, con circa un centinaio di gruppi attivi.

La partecipazione
La Federazione nazionale Pro Natura è stata all’inizio della sua storia, come MIPN, tra i fondatori (Fontainebleau, ottobre 1948) dell’UICN (Unione Internazionale Conservazione della Natura).
Oltre all’UICN aderisce al BEE (Bureau Europeen de l’Environnement) e ha fatto parte dell’Assisi Nature Council, del Comitato Permanente Internazionale Terra Mother e del Comitato Parchi Nazionali Italiani e Riserve Analoghe. Riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente con D.M. del 20 febbraio 1987, ha partecipato con i suoi rappresentanti alle Consulte regionali e provinciali per l’applicazione delle leggi per la tutela della fauna e l’esercizio venatorio (facoltà che, a seguito delle battaglie degli anni Settanta, le venne riconosciuta per prima con il testo unico sulla caccia del 1967, che ne sanciva il ruolo di rappresentanza del mondo ambientalista), al Comitato Tecnico Venatorio Nazionale, alla Consulta per la Difesa del Mare, al Consiglio Nazionale per l’Ambiente.