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La scomparsa di Alberto Silvestri

Alberto Silvestri, attuale presidente di Pro Natura Forlì e presidente della Federazione nazionale Pro Natura negli anni ’80 è scomparso domenica 13 gennaio 2008 all’età di 83 anni, a causa dell’età e della malattia. A rimpiangerlo, oltre la famiglia, c’è tutto il mondo dell’ambientalismo. Lascia la moglie Lea Enrica e i figli Paolo e Maria Pia.
Era considerato il “discepolo diretto” del naturalista Pietro Zangheri, nonché uno dei padri fondatori del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, il parco che si estende lungo tutto il crinale dell’Appennino forlivese. Autore di una copiosissima messe di libri, pubblicazioni, articoli inerenti la sua professione di veterinario, nonché riguardanti temi naturalistici, fu molto amico e discepolo del noto naturalista Pietro Zangheri, del quale si può ben dire che è stato indiscusso e degno erede morale nel raccogliere il “testimone” della causa della difesa e della conservazione della natura. Silvestri e Zangheri furono i primi anche se contrastati sostenitori dell’idea del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Silvestri si laureò in Medicina Veterinaria a Perugia nel 1947. Ha esercitato la professione a Portico, Castrocaro, Rimini e Forlì. Dal 1968 è veterinario capo del comune di Forlì e direttore del Foro Boario. Poi, dalla seconda metà degli anni ’70, con l’entrata in vigore della riforma sanitaria fu nominato dirigente dei servizi veterinari dell’Usi. E’ stato anche il fondatore della Scuola di Specializzazione in Legislazione Veterinaria, dove insegnò per un decennio. In pensione dall’ottobre del 1989 proseguì la sua mai interrotta attività di naturalista, studioso della sua disciplina in campo veterinario, nonché attivo nel tema della conservazione e tutela della natura.
Dal punto di vista politico è stato consigliere provinciale dei Verdi. E’ stato poi presidente della Federazione nazionale Pro Natura, fondatore e attuale presidente di Pro Natura Forlì e con Zangheri fu socio fondatore della sezione di Forlì di Italia Nostra. Sulla sua morte arriva anche il commiato delle associazioni ambientaliste Wwf, Italia Nostra e Lipu: “La scomparsa di Alberto Silvestri lascia un grande vuoto fra gli ambientalisti ma anche un insegnamento da raccogliere. Scompare inoltre un ambientalista ante-litteram, che dovrebbe essere d’esempio per tutti per l’impegno profuso nella difesa degli ambienti naturali del nostro territorio e per l’integrità morale e l’onestà politica che hanno sempre contraddistinto la sua azione nel corso della sua vita e quando fu rappresentante dei Verdi in Consiglio Provinciale. Saremo sempre grati ad Alberto per averci aiutato ad aprire gli occhi sui grandi scempi commessi contro la natura in Romagna”.

 

Celebrazioni del Sessantenario di Pro Natura

In occasione delle manifestazioni del sessantenario della nascita della Federazione, nella primavera 2008 verranno promosse dalla Federazione una serie di iniziative, tra le quali un momento di celebrazione storica presso il Castello di Sarre, in Valle d’Aosta, dove nel 1948 nacque il Movimento Italiano per la Protezione della Natura, e un successivo incontro allargato, da tenersi nel territorio del Parco del Gran Paradiso, per discutere di temi legati alla sostenibilità e alla politica ambientale. Gli eventi si terranno in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Paradiso e il COBAT – Consorzio Obbligatorio per le Batterie Usate, enti con i quali il segretario generale della Federazione, Corrado Maria Daclon, ha stipulato un accordo di partnership per tutta la durata del 2008 in occasione del sessantenario della Federazione. Saranno realizzate campagne di educazione ambientale, come ad esempio la raccolta di batterie e pile usate all’interno del Parco del Gran Paradiso tramite appositi cassonetti e raccoglitori, con iniziative di sensibilizzazione multimediali alla cittadinanza residente e ai turisti. Sarà la prima esperienza assoluta di recupero di pile e batterie all’interno di un parco nazionale italiano. Verrà inoltre realizzato da parte del COBAT, con la collaborazione della Federazione, un documentario sul Parco nel quale saranno illustrate, oltre alle caratteristiche ecologiche dell’area protetta e alla storia della Federazione, tutte le iniziative congiunte promosse nel 2008. Si prevede inoltre la realizzazione di vari strumenti didattici quali pieghevoli, locandine, spazi internet e inserti sulle rispettive riviste e bollettini.

Collaborazione con l’associazione “Keep it Wild”

La Federazione ha avviato, in occasione delle prossime iniziative per la celebrazione del sessantenario, una collaborazione con l’associazione italo-sudafricana "Keep it Wild", che si occupa principalmente di cura, riabilitazione e conservazione degli animali selvatici con particolare attenzione al continente africano. "Keep it Wild" è un'organizzazione indipendente e apartitica,riconosciuta dalle maggiori agenzie governative e da molti settori privati sia in Sud Africa che in Italia. Aderisce ai principi e agli obiettivi dell’IUCN e dell'International Wildlife Rehabilitation Council, al quale sono associati. Tra i progetti a cui si sta lavorando con la Federazione, una rivista sul settore della riabilitazione e conservazione della fauna selvatica a livello internazionale ed italiano, ed iniziative di educazione ambientale da realizzarsi nelle riserve naturali sudafricane. Per maggiori informazioni www.keepitwild-conservation.org

5 per mille del 2006: l’attesa si prolunga nel 2008

Da "Vita, no profit magazine" n. 48 del 30 novembre 2007 riportiamo un articolo di Gabriella Meroni con interessanti informazioni in merito alla erogazione del 5 per mille relativo all’anno 2006.

 

Chi sperava di trovare sotto l’albero una bella busta con i fondi del 5 per mille 2006 cambi la letterina a Babbo Natale. Quei soldi entro l’anno non li vedrà.

L’ennesima speranza tradita dal Ministero dell’Economia, in questa vicenda ormai infinita, riguarda infatti la scadenza "psicologica" del 31 dicembre 2007 come termine entro il quale sarebbero stati liquidati gli importi relativi alla prima edizione del 5 per mille. Non si potrà rispettare questo termine semplicemente perché la procedura di pagamento non è ancora iniziata. Proprio così: nei palazzi dell’amministrazione finanziaria, e anche dei tre ministeri coinvolti (Solidarietà sociale, Sanità e Ricerca) si sonnecchia beatamente, ignorando quanto disposto dal Dpcm del 20 gennaio 2006 (quasi due anni fa) sulle modalità di "corresponsione" delle quote del 5 per mille.

In sintesi, al comma 6 del decreto si diceva così: al termine delle verifiche (i primi di ottobre, n.d.r.), l’Agenzia delle entrate trasmette i dati ai ministeri e alla Ragioneria (passaggio inutile? Sì, ma dovuto), la quale emette un provvedimento che autorizza la spesa necessaria (328 milioni); i ministeri quindi corrispondono le somme che spettano a ciascuno. Ebbene, l’unico passaggio avvenuto, a oggi, è la trasmissione dei dati dall’Agenzia Entrate alla Ragioneria. Sul resto, buio fitto.

"Stiamo contattando i ministeri proprio in questi giorni", fanno sapere dalla Ragioneria, "per avere da loro gli elenchi degli aventi diritto. Poi predisporremo il decreto di variazione di bilancio". Quando? "A breve, ma non sappiamo quando". Ah, grazie. I ministeri però a quanto pare sono all’oscuro di tutto: lo è sicuramente il dicastero di Fabio Mussi, oltre 51 milioni di euro da distribuire a 406 enti: "Non sappiamo niente", comunicano, "forse bisogna chiedere al Tesoro…". Sì, vabbè. Proviamo con la Sanità, 46 milioni per 47 enti: "Gli uffici che se ne occupano non ci rispondono", si arrendono gli addetti all’ufficio stampa dopo due giorni di telefonate a vuoto. Ottimo. Ma il caso più clamoroso è quello del Ministero della Solidarietà sociale, un "topolino" quanto a dipendenti e staff rispetto agli altri due, che dovrebbe da solo far fronte al pagamento di circa 193 milioni di euro a quasi 21mila organizzazioni.

Come? Presumibilmente attraverso la solita prassi: invio di 21mila raccomandate con l’invito a trasmettere, sempre tramite raccomandata, le coordinate bancarie. Un compito immane. Come lo stanno affrontando i tecnici del ministro Ferrero? Per evadere una tale mole di lavoro, i collaboratori del direttore generale del Dipartimento per il volontariato, Nereo Zamaro, dovrebbero stare tutti pancia a terra e buste in mano e invece…

"Non so niente, deve chiedere al direttore", è il ritornello della segreteria di Zamaro. Il quale però è sempre in riunione. E intanto le onlus aspettano.

 

Registro per la gestione di rifiuti elettrici ed elettronici

Si stima che in Italia ogni abitante produca oltre 14 kg l’anno di rifiuti elettrici ed elettronici, per un totale nazionale di circa 850 mila tonnellate. Attualmente, secondo il rapporto dell’APAT 2006 (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), vengono gestiti e recuperati circa 67 mila tonnellate di RAEE (Rifiuti Apparecchiature Elettriche Elettroniche) all’anno, circa 1 kg l’anno per abitante.

L’obiettivo, stabilito dal decreto legislativo n. 151/2005, è quello di raggiungere, entro il 31 dicembre 2008, la raccolta media pro-capite di 4 kg l’anno (circa 240 mila tonnellate). La nuova normativa si basa sul sistema multi-consortile, fortemente voluto dall’Unione Europea, grazie al quale i responsabili della gestione dei rifiuti non saranno più i Comuni, ma i produttori delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Tenuto conto di ciò, il Ministero dell’Ambiente, coerentemente con la direttiva europea e in attuazione del decreto legislativo n. 151/2005, ha emanato il 25 settembre scorso il decreto n. 185, che istituisce il registro nazionale dei soggetti tenuti al finanziamento dei sistemi di gestione dei rifiuti RAEE. Nel decreto sono dunque definite le modalità di iscrizione e di funzionamento del registro, nonché le modalità di costituzione e di funzionamento del centro di coordinamento e l’istituzione del comitato d’indirizzo sulla gestione dei RAEE. Il decreto 185/2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 novembre 2007, è già entrato in vigore.

Riconoscimento UNESCO alla Federparchi

Dall’UNESCO arriva un importante riconoscimento alla Federparchi per il suo impegno sul fronte dell’educazione alla sostenibilità. L’agenzia dell’ONU infatti ha inserito i progetti di educazione ambientale della Federazione "Vividaria" e "Cittadini del Parco" nella lista di progetti che possono esporre il logo del Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS), che è un’ambiziosa campagna globale promossa dalle Nazioni Unite e dall’UNESCO con lo scopo di valorizzare il ruolo di tutti gli strumenti educativi nella promozione di conoscenze e stili di vita coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile. E’ indirizzata a bambini, giovani e adulti e si articola nel decennio 2005 - 2014 includendo iniziative realizzate in ogni parte del mondo.

La Commissione Nazionale Italiana UNESCO e il Comitato Scientifico del Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile si sono trovati d’accordo sul fatto che "Cittadini del Parco" e "Vividaria" diano un contributo significativo al Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile e hanno inserito i progetti nella lista delle iniziative patrocinate.

Matteo Fusilli, presidente della Federparchi, ha espresso la sua soddisfazione dicendo che la decisione dell’UNESCO rappresenta un importante riconoscimento del ruolo che la Federparchi, ma soprattutto le aree protette, svolgono sul tema dell’educazione alla sostenibilità, dal momento che sono iniziative come queste a costituire il maggior investimento dei Parchi per il futuro del nostro Paese.

Istituto Nazionale Fauna Selvatica

Silvano Toso, Direttore dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico e ciò ha avuto come conseguenze il blocco dei pagamenti degli stipendi di personale dipendente e precario, fornitori e ogni altra attività di consulenza e di ricerca dell’Istituto.

La decisione è causata dalla drammatica situazione finanziaria dell’Ente e dalla scarsa funzionalità del Consiglio di Amministrazione, nonostante l’On. Alfonso Pecoraro Scanio, Ministro dell’Ambiente, recentemente, durante una visita all’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, avesse dichiarato la sua volontà di supportarlo economicamente e funzionalmente.

Il finanziamento attuale dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica copre solamente l’80% degli stipendi e l’Ente ha accumulato un debito enorme con le banche perché negli anni scorsi non sono stati erogati fondi.

Il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, che è stato nominato durante la precedente legislatura, oggi risulta illegittimo a causa della mancanza del numero minimo di consiglieri. Il Presidente attuale e il Consiglio di Amministrazione non sono stati in grado in questi anni di risolvere i gravi problemi che da tempo affliggono l’Ente.

Il blocco dell’attività dell’Ente comporta gravi conseguenze in materia di conservazione della natura, controllo ai danni dell’agricoltura, della caccia, ecc… Inoltre aumenta anche il rischio di sanzioni economiche all’Italia da parte dell’UE, essendo oggetto di infrazioni in campo faunistico – ambientale.

I dipendenti dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica appoggiano pienamente la decisione del Direttore e chiedono al Ministro dell’Ambiente di mantenere la parola data rinnovando completamente il Consiglio di Amministrazione e di fornire all’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica il supporto finanziario per svolgere i compiti affidatigli dalla legge italiana.

Per il recupero del vetro

Il Co. Re. Ve. (Consorzio Recupero Vetro) è stato creato nel 1997 da tutte le aziende vetrarie italiane per far crescere il riciclo del vetro proveniente dalla raccolta differenziata, attivata grazie alla collaborazione di tutti i cittadini.

Il ruolo di Co. Re. Ve. è quello di organizzare e promuovere le operazioni e le informazioni che riguardano la raccolta, il recupero del vetro e il successivo avvio alle vetrerie che, attraverso il riciclo, lo trasformano in un nuovo prodotto.

Predispone inoltre il Programma Specifico di Prevenzione che trasmette al CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) le informazioni per l’elaborazione delle linee guida da seguire su tutto il territorio nazionale.

Co. Re. Ve. è un’azienda moderna, alla ricerca di continue soluzioni innovative che possano migliorare l’informazione e ottimizzare la catena di raccolta, riciclaggio e trasformazione del rottame di vetro. Questa catena oggi è formata dai seguenti anelli:

il consumatore,

la pubblica amministrazione,

il consorzio Co. Re. Ve

la vetreria

Con il percorso di riciclo il vetro torna a "vivere" sotto forma di nuovi contenitori pronti per essere riutilizzati dalle varie aziende alimentari. In Italia la maggior parte delle bottiglie utilizzate viene prodotta a partire da vetro riciclato, offrendo così risparmio delle materie prime, riduzione dei consumi energetici e dei rifiuti solidi urbani. La miscela vetrosa, infatti, è composta da silice, soda, carbonati: essa è l’unica il cui riciclo è praticabile all’infinito e non necessita di alcuno reintegro di materie prime vergini.

Per ulteriori informazioni consultare il sito www.coreve.it.

, punto conclusivo di questo percorso che, attraverso impianti all’avanguardia e nuovi processi produttivi, rende possibile il compimento del ciclo-riciclo del vetro, restituendolo a nuova "vita".., indispensabile elemento di raccordo tra i diversi protagonisti di questo settore, che opera il ritiro del vetro raccolto per il successivo recupero;che ha il compito di effettuare la raccolta fornendo le struttureadeguate (campane stradali e contenitori condominiali);che è il primo fondamentale anello, grazie a cui è possibileil recupero degli imballaggi;

A Mestre il bosco urbano più grande d’Italia

Le fabbriche chimiche che circondano la città-industria di Mestre lasceranno il posto a un bosco esteso quanto 2.800 campi da calcio. Il sogno della Venezia di terraferma si fa realtà a partire dal primo di ottobre, con l’inaugurazione di uno spicchio del futuro Bosco di Mestre: un’area verde cittadina che nei prossimi anni diventerà la più vasta d’Italia. 1.400 ettari - previsti nel Piano regolatore - tra querce, frassini, olmi e noccioli che trasformeranno la città in un polmone sano inserito tra autostrada, ferrovia e aeroporto. A regime sono previsti circa 75 metri quadrati di macchia verde per ciascuno dei 186.000 abitanti di Mestre: un’enormità, rispetto ai 13 metri quadrati di Milano e ai 14 di Roma. E una vera e propria rivoluzione per la città, a partire dai suoi aspetti ecologici, sociali e paesaggistici.

Il valore sociale del bosco supera gli aspetti ludico-didattici, se rapportato alle priorità ambientali di una città dove le auto in circolazione sono quasi una ogni 2 abitanti, le emissioni di CO dovute al traffico ammontano a 16.589 t/anno e il limite di legge per le PM10 viene superato 158 giorni/anno.

Inoltre c’è il problema della laguna, soggetta ad inquinamento (azoto e fosforo) causato soprattutto dall’attività agricola: il bacino scolante in laguna occupa un territorio di quasi 200.000 ettari.

Su questi fronti la parola d’ordine del bosco è sequestrare le emissioni di carbonio, che in seguito a Kyoto costano al Paese oltre 10 euro ogni tonnellata prodotta, ma anche tamponare di circa la metà i carichi di azoto disciolti in laguna attraverso la fitodepurazione dell’acqua svolta dagli alberi, che sono più efficaci ed economici di un depuratore.

Si calcola che, a progetto concluso, il bosco urbano di Mestre potrà garantire l’equilibrio sostenibile a un’area di oltre 150.000 persone trattenendo, ad esempio, quasi 100.000 tonnellate di CO2 all’anno: circa 6 volte le emissioni di carbonio rilasciate ogni anno dal traffico veicolare.