Riportiamo di seguito il testo della lettera inviata da Aidap, Associazione 394, Altura, Istituto Pangea, WWF, Italia Nostra Roma, Federazione Nazionale Pro Natura e Associazione Sibilla Appenninica per la difesa e la valorizzazione dei Monti Sibillini ai componenti la Commissione Ambiente del Senato della Repubblica e all'On. Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, in merito all’appello per un effettivo confronto democratico sulla riforma della legge quadro 394/1991 sulle aree protette.
Proprio nell’anniversario dei vent’anni della legge quadro sulle aree protette, la 394 del 1991, sono ripresi i lavori della commissione Ambiente del Senato. Una serie di emendamenti e sub emendamenti al testo originario del disegno di legge D’Alì, Nuove disposizioni in materia di aree protette, non prefigura una manutenzione, ma un intervento profondo sull’impianto normativo della legge quadro.
Alcuni emendamenti paiono condivisibili, come quello in cui si reintroduce il diritto dei Presidenti ad una indennità (peraltro di entità modesta e tale da non mettere certamente in crisi le finanze dello Stato) che attualmente è stata eliminata a seguito di un'assurda interpretazione del D.L. 78/2010 secondo cui si tratterebbe di una carica onoraria.
Altri emendamenti, invece, destano notevole preoccupazione. Tra questi, particolarmente allarmanti appaiono quelli all'art. 16, i quali prevedono finanziamenti alle aree protette da parte dei gestori di impianti e attività, anche impattanti, come i grandi impianti energetici e le cave, realizzati all'interno delle stesse aree protette o nelle aree contigue. Le conseguenze di tale norma sarebbero fin troppo evidenti: perdita di autonomia degli Enti Parco e, inevitabilmente, di rigore e imparzialità, quali principi di valenza costituzionale, nei procedimenti di valutazione ambientale e di rilascio dei nulla osta. Verrebbe in pratica sovvertito il ruolo delle aree protette, in quanto “premiate” in relazione alla quantità di beni comuni (acqua, paesaggio, biodiversità, suolo, foreste) che lascerebbero sfruttare, e non a quelle che riuscirebbero a tutelare. Una ingerenza diretta da parte di lobby, quasi sempre private, nella gestione dei Parchi. Una proposta, quindi, in netto contrasto anche con la volontà che gli italiani hanno rivendicato dicendo no alla privatizzazione dell'acqua quale bene comune.
In questi vent’anni di vita, la 394 ha permesso all’Italia di costruire un sistema di aree naturali protette di tutto rispetto, nonostante la legge sia stata attuata solo in parte. Molte aree protette sono state istituite, rivitalizzando territori marginali. Ambiti di alta valenza naturalistica, ambientale e paesaggistica, sono stati preservati da scempi, purtroppo diffusi nel resto del territorio.
Certamente è necessario un bilancio dell’applicazione tecnica della legge. Un’analisi di come l’attuazione abbia contribuito alla tutela ambientale dei territori protetti, anche in termini di rispondenza alle norme internazionali e comunitarie sulla biodiversità. Una verifica degli effetti e dei contributi sulle economie locali e su quella nazionale darebbe, inoltre, dati confortanti, già noti, anche se riteniamo che lo scenario generale di crisi politica non sia favorevole ad una serena e approfondita riflessione in merito.
Si ascolti dunque Federparchi, che ben rappresenta i Presidenti e gli amministratori dei Parchi, ma si ascoltino anche le altre associazioni rappresentative di chi, impegnato ormai da molti lustri nel faticoso impegno gestionale dei Parchi, ha acquisito esperienze e professionalità che saranno certamente utili al legislatore per prendere decisioni che non risultino inefficaci o ancor peggio contrarie alle stesse finalità delle aree protette.
Non si è tenuto in debito conto delle molte anime che operano concretamente e quotidianamente per le finalità della Legge, delle associazioni professionali, ambientaliste e culturali che contribuiscono fattivamente alle finalità della legge. E soprattutto che conoscono a fondo i pregi e i difetti della 394.
La tutela della natura è un diritto fondamentale di tutti e non vogliamo credere che una legge cosi’ importante in campo ambientale, come la 394/1991, venga incisivamente e frettolosamente modificata, senza peraltro un adeguato processo partecipativo.
Pertanto, i sottoscrittori di questo appello chiedono con forza:
1. che in questo delicato momento per l'Italia, la legge 394/1991 – principale strumento di difesa dei beni comuni – non venga snaturata nel suo impianto originario e nelle finalità fondamentali;
2. che, in particolare, venga preservata l'autonomia e l'imparzialità degli enti gestori delle aree protette quale garanzia per la conservazione delle risorse naturali e dalla biodiversità;
3. che si svolga l’auspicata ed annunciata Terza conferenza delle aree protette, quale momento di confronto e di dibattito aperto, in cui sia possibile in maniera davvero democratica identificare i nodi da sciogliere e rendere pubbliche le motivazioni alla base delle modifiche che si vorrebbero introdurre alla 394;
4. che in ogni caso, venga garantita la più ampia partecipazione aperta, democratica e concreta, prima di una eventuale modifica della legge 394.
Aidap - Associazione italiana direttori e funzionari aree protette
394 - Associazione nazionale personale aree protette
Aigap - Associazione italiana Guardie dei Parchi e delle Aree Protette
Altura - Associazione per la tutela degli uccelli rapaci e dei loro ambienti
Istituto Pangea
WWF
Italia Nostra, Roma
Federazione Nazionale Pro Natura
Associazione Sibilla Appenninica per la difesa e la valorizzazione dei Monti Sibillini