Membro di
Socia della

Pro Natura: richiesta di posticipare l'apertura dell'attività venatoria

La Federazione Nazionale  Pro Natura ha scritto in data odierna al Ministro alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Mario Catania, e al Ministro all’Ambiente e Tutela del Territorio, Corrado Clini, perché venga posticipata l’apertura dell’Attività venatoria a causa delle avverse condizioni climatiche.

Comunicato allegato.

 

Legge 394/91: le Associazioni Ambientaliste scrivono alla Commissione Ambiente del Senato

Le Associazioni Ambientaliste scrivono al Presidente e ai Senatori della Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali.

Ecco la lettera in allegato.

 

Nasce ‘Forum 394’, laboratorio per il rilancio della legge 394 sulle Aree Naturali Protette

L’annuncio delle sette associazioni oggi alla presenza dei rappresentanti di istituzioni, mondo scientifico e associativo contro la ‘riforma-lampo’ della legge 394/91 sui parchi

Le aree protette  in Italia – Cifre: 871 in totale, per 3.163.000 ettari a terra e oltre 2.800.000 a mare; 2.287 Siti d’Interesse Comunitario; 601 Zone di Protezione Speciale; (19% superficie nazionale)

Nasce il ‘Forum 394’, laboratorio per l’aggiornamento della Legge 394 del 1991 sulle aree naturali protette - la cui riforma è attualmente in discussione nella Commissione Ambiente in Senato - e il rilancio del ruolo dei parchi per la conservazione della biodiversità in Italia, promosso da FAI – Fondo Ambiente Italiano, Touring Club Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Pro natura, LIPU-BirdLife Italia e WWF e aperto a tutti i soggetti istituzionali, associativi, sociali ed economici protagonisti della missione della tutela e gestione del patrimonio naturale del Paese. Lo hanno annunciato oggi le sette associazioni ambientaliste in occasione dell’incontro “Parchi, patrimonio del Paese – Per il rilancio delle aree naturali protette e della Legge 394”, tenutosi a Roma alla Camera, alla presenza di diversi rappresentanti del mondo istituzionale, tra cui Renato Grimaldi, Direttore generale della Direzione per la protezione della natura e del mare del Ministero dell’Ambiente. Tra le altre associazioni intervenute, Federparchi, Associazione 394, Enpa e l’Associazione Italiana dei Direttori e dei funzionari delle Aree Protette (Aidap).

“E’ essenziale - affermano le sette sigle ambientaliste in una nota congiunta- riaprire la discussione ed il confronto sulle finalità e modalità di gestione delle aree naturali protette nel nostro Paese, condizione pregiudiziale ad ogni ipotesi di modifica della Legge 394 del 1991,  puntando non su una ‘riforma-lampo’ come quella discussa in Senato ma su un percorso partecipato, approfondito e condiviso. Solo in questo modo la normativa potrà essere efficacemente aggiornata sulla base del nuovo contesto socio-economico e dei nuovi strumenti introdotti dal ’91 ad oggi, sia a livello nazionale che internazionale, come la Strategia Nazionale Biodiversità, la Strategia UE 2020 per la Biodiversità e le conclusioni della COP 10 della Convenzione sulla Biodiversità Biologica”,

LA ROADMAP DEL FORUM 394: I TEMI PRINCIPALI. Tra i temi fondamentali che il ‘Forum 394’ affronterà in un percorso che, partendo da oggi si prolungherà fino alla prossima Legislatura, si evidenziano: la valutazione dell’applicazione della normativa attuale per evidenziarne pregi e difetti, l’analisi e le proposte operative riguardanti le relazioni tra strumenti di governo del territorio e parchi, la definizione di meccanismi per il riconoscimento economico dei servizi forniti dagli ecosistemi e le relazioni con il finanziamento delle attività dei parchi, nonché le relazioni con il patrimonio storico e culturale che caratterizza molte aree naturali protette con territori ricchi di beni culturali e archeologici.

Ma un ruolo centrale dei lavori sarà svolto dalla necessità di rilanciare una cultura delle aree protette, considerato che la sfida per il rilancio del ruolo dei parchi nel nostro Paese è essenzialmente culturale. In questo senso è necessario far crescere tra i decisori e nell’opinione pubblica la percezione del valore, non solo economico, del nostro patrimonio naturale e l’esigenza di avere per la sua tutela e valorizzazione Enti dedicati efficaci ed efficienti.

 

4 BUONI MOTIVI PER DIRE NO ALLA ‘RIFORMA-LAMPO’ DELLA 394. Le sette Associazioni ambientaliste non condividono le proposte di riforma della Legge 394/1991 in discussione alla Commissione Ambiente del Senato per almeno 4 motivi:

1. Rottura di equilibri tra pubblico e privato negli enti di gestione. Verrebbero rivisti gli equilibri tra coloro che rappresentano negli enti di gestione interessi nazionali generali e chi rappresenta interessi particolari e privati. Nessuno intende contrapporre i legittimi interessi delle comunità locali alle esigenze di tutela della natura ma è quanto mai opportuno nel nostro Paese assicurare il rispetto di quella gerarchia di valori ribadita in più occasioni dalla Corte Costituzionale per la quale la tutela dell’ambiente  deve prevalere sempre su qualunque interesse economico privato.

2. Rischio via libera ai cacciatori nelle aree naturali protette. E’ inefficace e piena d’insidie la proposta di controllo faunistico contenuta in uno degli emendamenti al disegno di legge, con cui si depotenzia l’approccio ecologico al controllo della fauna e si affida la soluzione del problema all’attività venatoria, in una sorta di via libera alla caccia nei parchi. Se si aggiunge che l’emendamento nemmeno prevede l’elementare misura del blocco di immissione di fauna problematica, tra cui ad esempio i cinghiali, è facile immaginare che verrà innescato un meccanismo vizioso di caccia che genererà altra caccia, con il paradossale risultato di un aggravio del problema del sovrappopolamento di talune specie faunistiche, anziché di una sua soluzione.

3. Nessun confronto sulla vera mission delle aree protette. Manca  inoltre, come indispensabile premessa ad ogni ipotesi di riforma della Legge attuale, una seria analisi dei problemi nella gestione dei parchi in relazione al ruolo centrale che dovrebbero svolgere per la tutela della natura. Risale infatti al 2002, cioè alla seconda Conferenza nazionale sulle aree naturali protette di Torino, l’ultima occasione di ampio confronto e dibattito sul nostro sistema nazionale di parchi e riserve naturali.

4. Una questione di poltrone ‘verdi’. C’è infine da rilevare che, in assenza di una seria valutazione sullo stato delle nostre aree naturali protette, le proposte di riforma della Legge entrano esclusivamente nel merito delle rappresentanze negli Enti di gestione, delle procedure di nomina di Presidenti e Direttori, di possibili meccanismi di finanziamento attraverso royalties che rischiano di determinare pesanti condizionamenti nella gestione delle risorse naturali dei territori protetti..

IL PIU’ GRANDE PATRIMONIO NATURALE D’EUROPA: L’ITALIA. Le sette Associazioni ambientaliste ricordano, infine, che l’Italia conserva il più grande patrimonio naturale d’Europacon un totale di 871 aree naturali protette, di cui oltre 3.163.000 ettari a terra e oltre 2.800.000 ettaria mare, 2.287 Siti d’Interesse Comunitario (SIC) e 601 Zone di Protezione Speciale (ZPS), contributo italiano alla rete europea Natura 2000, corrispondente complessivamente al 19% del territorio nazionale.

Roma, 20 giugno 2012

Gli Uffici Stampa

WWF Italia, 06 84497265/213, 349 1702762

FAI – Carta Stampata: 02 467615219; Radio e Tv: 06 32652596

Italia Nostra, cell.: 335 1282864

LIPU-BirdLife Italia, 340 3642091

Mountain Wilderness, cell.: 339 5013589

Federazione nazionale Pro Natura, tel. 011-5096618

Touring Club Italiano, tel. 02 8526214, cell.  349 3371029

Comunicato stampa pdf in allegato

 

La tutela dell’Ambiente rischia di essere cancellata dall’Agricoltura Europea

 UPBIO, l’Unione dei Produttori Biologici di Federbio, l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, il Fondo Ambiente Italiano, la LIPU, Italia Nostra, Pro Natura e il WWF insieme alla Società Italiana di Ecologia del Paesaggio lanciano l’allarme sulla riforma della Politica Agricola Comune dell’Unione Europea

 

Le Associazioni degli agricoltori biologici e biodinamici (UPBIO e Associazione per l’Agricoltura Biodinamica), le Associazioni ambientaliste (FAI, LIPU, WWF, Italia Nostra, Pro Natura) e la Società Italiana di Ecologia del Paesaggio hanno inviato al Ministro dell’Agricoltura, Mario Catania, all’Assessore della Regione Puglia, Dario Stefano, in qualità di rappresentante della Conferenza delle Regioni sul tema agricoltura ed ai parlamentari delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato e del Parlamento Europeo una lettera aperta nella quale esprimono la loro preoccupazione per l’andamento del dibattito sulla riforma della PAC.

 

Mentre a Rio de Janeiro si svolge il Summit mondiale dedicato alla green economy la riforma della Politica Agricola Comune (PAC) per il periodo 2014 – 2020 rischia di consegnarci un’agricoltura europea poco sostenibile per il clima e l’ambiente.

Le indicazioni del Consiglio Europeo dell’Agricoltura del 15 maggio scorso prevedono infatti una drastica riduzione dell’applicazione del “greening”, l’insieme delle pratiche agricole ritenute necessarie per assicurare la conservazione della biodiversità, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la tutela della qualità dell’acqua. Pratiche volontarie per le aziende agricole che, nella proposta della Commissione Europea, darebbero diritto per gli agricoltori virtuosi ad un premio economico supplementare del 30% del pagamento base previsto dal primo pilastro della PAC.

 

Con il “greening” – sottolineano le Associazioni - sarebbe finalmente introdotto nella PAC un riconoscimento economico direttamente connesso ai servizi ambientali che le aziende agricole possono fornire per la conservazione della natura e del paesaggio (premiando così, a differenza del passato, chi ha mantenuto siepi, stagni e filari), per la riduzione dell’inquinamento da pesticidi e nitrati, per aumentare la capacità di adattamento degli agroecosistemi agli eventi estremi, siccità ed alluvioni, causati dal cambiamento climatico in atto

Le Associazioni che hanno sottoscritto l’appello inviato al Governo, alle Regioni ed ai parlamentari sottolineano che, se saranno approvate le proposte del Consiglio Europeo sostenute anche dal Governo italiano su pressione delle maggiori Organizzazioni Agricole, le aziende sotto i 10 ettari (in Italia il 25% della SAU, quasi 3 milioni di ettari, e l’81% delle aziende) non avranno da osservare alcun impegno per rispettare le regole del greening. Se poi tutte le colture arboree saranno esentate (anche i meleti intensivi del Trentino ed i frutteti della pianura padana) poco rimarrà della componente ambientale più importante dell’attuale riforma della PAC.

Se si dovesse decidere inoltre di esentare le aziende fino a 15 ettari dalle rotazioni delle colture, la pratica agricola che prevede l’alternanza dei seminativi a cereali con le leguminose al fine di favorire una concimazione naturale dei suoli e ridurre l’utilizzo di concimi chimici, sarebbero escluse quasi il 90% delle aziende italiane da ogni obbligo ambientale. Se sarà infine approvato il criterio della rotazione tra due sole colture (pratica che sarebbe corretto chiamare avvicendamento piuttosto che rotazione delle colture) per le aziende fino a 50 ettari resterebbero solo il 3,5% delle aziende italiane a doversi impegnarsi realmente in azioni concrete per ottenere il premio previsto per le pratiche benefiche per il clima e per l'ambiente.

 

A rischio anche l’obbligo di destinare il 7% della superficie delle aziende agricole alle aree d’interesse ecologico, considerato un obiettivo troppo ambizioso. Tuttavia il parere delle maggiori autorità scientifiche europee suggerisce che abbiamo bisogno di dedicare un minimo del 10% dei terreni agricoli alle esigenze ecologiche se si vuole assicurare una adeguata connettività biologica e resilienza degli ecosistemi in grado di assicurare nel medio e lungo termine la conservazione della biodiversità. Prevedere meno del 7% sarebbe disastroso e garantirebbe il fallimento degli obiettivi 2020 definiti dalla nuova Strategia europea per la biodiversità approvata dallo stesso Parlamento Europeo. “Con queste prospettive – proseguono le associazioni - risulta evidente il tentativo, in nome della sicurezza alimentare e della semplificazione amministrativa e burocratica, di mantenere in realtà sussidi perversi per pratiche agricole e zootecniche che continuano ad inquinare l'ambiente, a consumare la sostanza organica del terreno, a ridurre la biodiversità naturale”

Le Associazioni degli agricoltori biologici e biodinamici, le Associazioni ambientaliste e la Società Italiana di Ecologia del Paesaggio chiedono invece al Governo italiano, in particolare al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Mario Catania, ed ai parlamentari europei un impegno a sostenere con decisione e lungimiranza un “greening” autentico, che garantisca un premio economico adeguato alle  sole aziende che attuano realmente pratiche agricole sostenibili ed efficaci per la conservazione della biodiversità, la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione efficiente delle risorse idriche, per un’agricoltura moderna in grado di essere con autorevolezza e credibilità parte integrante della green economy europea.

Roma, 18 giugno 2012

 

UPBIO, Unione Nazionale Produttori Biologici e Biodinamici - FEDERBIO

Associazione per l’Agricoltura Biodinamica

Società Italiana di Ecologia del Paesaggio

Fondo per l’Ambiente Italiano

Italia Nostra

LIPU-BirdLife Italia

Federazione nazionale Pro Natura

WWF Italia

 

Comunicato Stampa pdf in allegato

La più grande e maestosa opera pubblica che si può concepire in Italia è quella della messa in sicurezza dei suoi cittadini, dei suoi manufatti storici e del territorio.

Lo abbiamo scritto più volte e non ci stancheremo di ripeterlo anche in occasione di questo tristissimo e drammatico avvenimento sismico, che ancora in queste ore sta mortificando il Territorio emiliano e le sue popolazioni, che la più grande e maestosa opera pubblica che si può concepire in Italia è quella della messa in sicurezza dei suoi cittadini, dei suoi manufatti storici e del territorio.

Solo per ricordare gli eventi recenti, lo abbiamo sostenuto a proposito del terremoto dell’Aquila, lo abbiamo ripetuto a seguito delle alluvioni in Liguria e lo vogliamo riaffermare oggi. Non è più tollerabile che numerose vite umane, immensi patrimoni storici e interi tessuti produttivi e sociali, vadano perduti senza che nulla venga fatto per scongiurare il loro ripetersi in luoghi diversi, per cause differenti, ma resi ogni volta drammatici dall’incuria del territorio e dei suoi manufatti.

Vogliamo credere, per l’inguaribile visione positiva che ci assiste, che le parole del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini possano essere assunte come impegno programmatico. Se, come egli afferma, sarebbero necessari 15 anni per la messa in sicurezza del territorio, questa dovrebbe rappresentare la vera emergenza da affrontare e su cui far convergere le energie economiche intellettuali e lavorative di questo Paese.

Come può essere tollerabile che in un territorio interamente sismico, a parte la Sardegna e poche altre aree, vi siano strutture come quelle scolastiche di cui appena il 10% sono costruite con criteri antisismici?

Se osserviamo la realtà con maggiore realismo, saremmo tentati di archiviare le pur apprezzabili parole del Ministro con le troppe che in circostanze analoghe abbiamo ascoltato in passato.

Pur avendo grande rispetto e stima del Ministro Clini, accoglieremmo con maggiore fiducia le sue parole se questi impegni verbali fossero accompagnati da fatti concreti come quello di individuare delle priorità a discapito di altre.

Non possiamo certo considerare priorità le cosiddette grandi opere pubbliche, a partire dalla linea ad alta velocità Torino-Lione in Val di Susa, oppure il Ponte sullo Stretto di Messina che ancora incombe e drena risorse economiche ingenti, fino all’autostrada Orte-Mestre e molte altre.

Le parole del Ministro le accoglieremmo con ben altra fiducia se ad esse seguissero impegni concreti da parte del Governo in grado di distogliere fondi, ora impegnati in opere che riteniamo inutili, osteggiate dalle popolazioni locali oltre che devastanti dal punto di vista ambientale, destinando gli stessi fondi a quel risanamento ambientale e abitativo, di cui egli giustamente parla.

 

Il Presidente

Mauro Furlani

Grave ingerenza politica sulla Centrale eolica di Camerino

Abbiamo appreso con stupore, dal sito di “radio C1 in blu”, che il Consiglio dei Ministri avrebbe deciso di autorizzare la Regione Marche alla realizzazione della grande centrale eolica della Comunità montana di Camerino. Una notizia che, se confermata, significherebbe l'installazione, in una delle aree più integre e suggestive dell’Appennino umbro-marchigiano, di 17 gigantesche torri eoliche alte, comprese le pale, circa 120 metri, cioè come grattacieli di 40 piani, a cui si aggiungerebbero le opere riguardanti le strade e le linee elettriche.

L’area è paesaggisticamente vincolata ed è situata, tra 1000 e oltre 1300 metri di quota, tra la Riserva Naturale di Torricchio e il Parco Regionale di Colfiorito. Gli impianti risulterebbero quindi ben visibili dai rilievi circostanti dell’Umbria e delle Marche, nonché dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini.  Proprio per tali ragioni, nel 2008 il progetto era stato doverosamente bocciato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio delle Marche, in fase di valutazione di impatto ambientale. Molte associazioni ambientaliste e comitati, tra i quali il CAI, Mountain Wilderness, Italia Nostra e la LIPU, avevano inoltre nello stesso anno manifestato contro questo devastante progetto, difendendo l'operato della Soprintendenza, duramente e ingiustamente contestato da alcuni rappresentati della Regione Marche e della Comunità Montana di Camerino.

Ora, e dopo alcune azioni legali tentate dalla Regione, si apprende addirittura che il via libera del Consiglio dei Ministri sarebbe arrivato grazie alle azioni politiche intraprese dal consigliere regionale Angelo Sciapichetti e dall'on. Mario Cavallaro, il quale si sarebbe fatto portavoce in Parlamento e a livello governativo con i ministri competenti per una “positiva soluzione della vicenda”. Manifestiamo quindi tutta la nostra indignazione per questi fatti, che consideriamo un grave atto di ingerenza politica tesa ad interferire con il normale corso della procedura di valutazione di impatto ambientale, che dovrebbe invece attenersi ad argomenti strettamente tecnici. Una ennesima dimostrazione di arroganza da parte di una classe di amministratori abituata ad utilizzare il potere politico  per il raggiungimento dei loro scopi, anche a costo di passare sopra i disposti normativi.

Nella convinzione che gli obiettivi di riduzione di “gas serra” possano essere raggiunti principalmente mediante una seria politica di risparmio e di autoproduzione e senza dover sacrificare gli angoli ancora incontaminati dell’Appennino, ci appelliamo alla Regione Marche affinché ponga immediato rimedio agli altissimi rischi ambientali dell’eolico selvaggio, innanzitutto attraverso il leale riconoscimento e il rispetto del ruolo di altre autorevoli istituzioni, come le Soprintendenze, preposte alla tutela di fondamentali beni comuni, come il paesaggio e l'ambiente.

 

Associazione Sibilla Appenninica

Altura

Federazione Nazionale Pro Natura

WWF Marche

Mountain Wilderness

Italia Nostra onlus Umbria

Nostra onlus Sezione di Spoleto

Comitato Difesa Monte Mezzano

 

Tolentino (MC) - Inaugurata l'Oasi Faunistica delle Grazie

Sabato 21 aprile si è inaugurata ufficialmente l’Oasi Faunistica delle Grazie, affidata in gestione alla Federazione Nazionale Pro Natura dalla Provincia di Macerata.

Al mattino bambini e ragazzi delle Scuole di Tolentino, città in cui l’area di 167 ettari ricade, sono arrivati all’Oasi con i mezzi messi a disposizione dell’Azienda ASSM, oppure in bicicletta insieme agli insegnanti e a molti loro genitori. Ad attenderli vi erano le guide dell’Associazione “il Pettirosso” e altre che hanno accompagnato i ragazzi lungo il percorso illustrando le caratteristiche naturalistiche dell’area.

Il pomeriggio la visita era riservata alla cittadinanza. Seppure quasi tutte le persone fossero di Tolentino, poche in realtà conoscevano l’area, a dimostrazione di come talvolta significativi ambienti naturali si possono trovare a poca distanza da casa propria. Ai visitatori sono stati offerti piccoli spuntini gentilmente messi a disposizione da produttori agricoli locali.

La gestione da parte della Federazione Pro Natura per l’anno in corso ha comportato la riprogettazione e la stesura dei testi di tutte le bacheche, la piantumazione di numerose essenze arbustive per schermare il sentiero, la risistemazione di tutta l’area oltre che, previsto per legge, i monitoraggi della fauna omeoterma presente nell’area. A questo proposito verrà aperto uno spazio in cui sarà possibile avere un aggiornamento dei monitoraggi e le foto scattate con foto trappole sia di uccelli che di mammiferi.

 

In allegato alcune foto della giornata.

15 associazioni unite per denunciare gli impatti delle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi nel Mediterraneo

15 Associazioni per la difesa dell'ambiente marino e degli animali, si uniscono per denunciare gli impatti delle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi nel Mar Mediterraneo.

Oltre alla Federazione nazionale Pro Natura e alla federata Pro Natura Mare Nostrum, troviamo le principali associazioni animaliste ed ambientaliste italiane, come ENPA, Animalisti Italiani, LIDA, Comitato Parchi Italia, ed anche importanti enti che si occupano di ricerca sull'ecosistema marino e sui Cetacei, come il Centro Studi Cetacei, Ketos, Aeolian Dolphin Research, Centro Ricerca Cetacei, Bottlenose Dolphin Research Institute, Istituto per gli Studi sul Mare. Inoltre sottoscrivono il documento alcune delle più note associazioni internazionali sempre in prima linea con le loro campagne di attivismo per la protezione e conservazione della Biodiversità marina, come Oceana, Sea Shepherd Conservation Society e The Black Fish.

Da questo fronte comune è nato un documento che spiega in dettaglio le ragioni del dissenso. All'inizio viene illustrato l'impatto delle attività di ricerca, estrazione e coltivazione di idrocarburi sull'ecosistema marino con particolare attenzione verso i Cetacei. Questi mammiferi marini, occupando il vertice della catena trofica, rappresentano una specie sentinella della salute del mare. Attraverso il bioaccumulo e la magnificazione concentrano nei loro tessuti tutti gli inquinanti presenti nel mare i quali, nella maggior parte degli episodi di spiaggiamento, rappresentano una costante concausa di morte. Infatti dall'iniziale attività di prospezione, attraverso tecniche ad alto impatto acustico che disturbato il particolare sistema uditivo e di orientamento dei delfini e delle balene, fino all'attività estrattiva vera e propria da una piattaforma permanete, con sversamento a mare e in atmosfera di inquinanti, queste attività sono la causa di danni irreversibili a breve e soprattutto a lungo termine, che pagheremo caro anche sulla nostra pelle. Per queste ragioni a questa specie di particolare rilevanza biologica, come previsto dalla normativa nazionale e comunitaria, si deve offrire tutta la tutela e la salvaguardia necessarie a favorire un monitoraggio costante per la conservazione dell'intero ecosistema marino come fonte di salute e benessere del cittadino e fattore centrale dell'economia del turismo e della pesca.

Il testo prosegue con l'elenco di una serie di considerazioni per mostrare come negli Studi di Impatto Ambientale delle Società Petrolifere proponenti i progetti di ricerca di petrolio e gas, siano svalutati o assenti alcuni aspetti fondamentali alla sicurezza dello svolgimento dell'attività per evitare, in linea con un principio precauzionale, quegli impatti che vanno a danneggiare l'ambiente, considerato nella sua globalità. Tra queste considerazioni troviamo: l'assenza della trasparenza e cronologia delle operazioni, l'assenza di una attenta e approfondita valutazione di tutti gli impatti ambientali (chimico, atmosferico, acustico etc. etc.), l'assenza di studi approfonditi sulla presenza di Cetacei nelle aree oggetto dei progetti di ricerca, l'assenza della valutazione di tutta la regolamentazione che tutela e protegge l'ecosistema marino e i Cetacei etc. etc.

Questo testo è stato inviato ai Ministeri della Repubblica Italiana e ai principali Enti preposti al monitoraggio e al controllo di queste attività e dei loro impatti (ISPRA, ARPA, Comando Generale delle Capitanerie di Porto etc. etc.), per richiedere di valutare attentamente e di analizzare con accuratezza questi aspetti prima di rilasciare i permessi di ricerca ed estrazione. Solo operando in linea con tali considerazioni e rispettando un principio precauzionale si potrà assicurare la salvaguardia di una Biodiversità marina, sempre più minacciata, la tutela dell'ecosistema marino, il rispetto delle attività legate al turismo e alla pesca, fulcro dell'economia marittima italiana, e naturalmente la difesa della salute pubblica. Di fatti viene sottolineato come rilasciare autorizzazioni alle Compagnie petrolifere, senza valutare attentamente tutti questi dati, significa giocare pericolosamente d'azzardo contro un ecosistema in cui i Cetacei vivono da sempre e con danni annunciati che si rifletteranno inevitabilmente sulla vita di tutti i cittadini che vivono nel Mediterraneo.

Il testo rappresenta un piccolo passo verso un reale e concreto impegno da parte delle Istituzioni edelle Autorità per la protezione dell'ecosistema marino e conservazione della Biodiversità, spesso tutelati solo sulla carta. L'Italia e l'intero bacino Mediterraneo possiedono un patrimonio naturalistico UNICO, che deve essere conservato e salvaguardato come risorsa inestimabile di vita, salute e sviluppo ecosostenibile.

Se qualche Associazione volesse unirsi nel firmare il documento e nel partecipare a questa campagna, in linea con le tematiche sopra descritte, può comunicarlo mettendosi in contatto a questo indirizzo mail: docdolittle@hotmail.it

Si ringraziano Giuseppe Notarbartolo di Sciara, Marco Affronte, Maddalena Jahoda, Giovanni Di Guardo, Giovanni Bearzi, Sandro Mazzariol, Gianni Pavan, Franco Tassi, Carmelo Nicoloso, Ilaria Giangrande e Fabrizia Arduini.

 

Comunicato in allegato

Montorso di Loreto: No alla lottizzazione, Sì al recupero della fornace Hoffmann

Comunicato Stampa

 

Nell’anno 2012 che senso ha prevedere a Montorso di Loreto, vicino a quella spianata nota alla gran parte degli italiani come la “spianata del Papa”, in un comune che non ha bisogni abitativi, una nuova lottizzazione di circa 30.000 metri cubi in una area prevista atutela marina integrale ai sensi degli artt. 31 e 32 delle norme tecniche di attuazione del Piano Paesistico Ambientale Regionale fatte proprie dal PRG, nell’area della ex fornace Hoffmann, riconosciuto esempio di archeologia industriale?

 

Questa è la domanda che si sono poste le sette principali associazioni ambientaliste delle Marche (a cui si è aggiunta anche la Polis Nova di Recanati) che le ha portate a richiedere per iscritto:

-     al Comune di Loreto di porre fine alla cementificazione del territorio di Montorso (dove, ultima notizia, è previsto anche l'arrivo di un McDonald's proprio in località Pizzardeto) rinunciando alla lottizzazione e pensando ad un effettivo intervento di recupero conservativo della fornace con l’essiccatoio ed i suoi edifici storici, per un uso compatibile

-     alla Provincia di Ancona ed alla Regione Marche di verificare che la bonifica ambientale del 2007 in quei luoghi sia stata fatta nel pieno rispetto della L. 152/2006 e di esigere una VAS anche per tutte le modifiche urbanistiche portate avanti dal 2008 in poi nell'area di Montorso negando la necessaria autorizzazione idrogeologica.

Come si può ignorare che una area di tutela marina integrale venga trasformata in area di edilizia residenziale per oltre 30.000 metri cubi di cemento senza valutare le conseguenze sull'ambiente?

-      Alla Soprintendenza ai Beni Paesaggistici ed Architettonici ed alla Direzione Regionale Marche del Ministero per i Beni Culturali, di voler intervenire con un vincolo specifico sulla fornace Hoffmann e di negare la autorizzazione paesaggistica su una area che aveva ed ha tutt'altra vocazione, come rilevabile dal Piano Paesistico Ambientale Regionale e dal Piano Regolatore Generale, versione anno 2006

-      Al Corpo Forestale dello Stato di tutelare il bosco attualmente esistente nell'area ed evitarne la brutale l'eliminazione in favore della assurda cementificazione.

 

Basta consumare territorio!

 

Versione ufficiale in pdf allegata