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Su proposta del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio, Pecoraro Scanio, nel corso del Consiglio dei Ministri del 9 giugno è stato approvato il decreto presidenziale che istituisce il Parco nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegr

La modifica al codice ambientale, al quale l’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente) sta lavorando, risponde alla necessità di risolvere le due materie, acqua e rifiuti, che maggiormente rischiano la procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. Il primo decreto correttivo proroga le Autorità di Bacino fino alla riforma e si abroga l’Autorità di vigilanza su acque e rifiuti, organismo che avrebbe dovuto accorpare l’Osservatorio nazionale dei rifiuti e il Comitato per la vigilanza sull’uso delle risorse idriche. Nell’ambito di acqua e rifiuti, sono previsti altri due decreti correttivi.

La riforma di queste due materie è solo la prima delle due fasi previste per la modifica del codice ambientale, la quale passerà al vaglio anche gli altri argomenti della delega che vanno dalla Valutazione di Impatto Ambientale alla protezione dell’aria, fino al danno ambientale.

Il Direttore Generale dell’APAT, in occasione della riunione straordinaria del Consiglio Federale, ha ripercorso le fasi della modifica al decreto legislativo 152/2006, annunciando, tra le altre cose, il termine di fine settembre per consegnare le proposte alla Commissione di studio ad hoc istituita presso il Ministero dell’Ambiente sul secondo e terzo decreto correttivo.

Organismi geneticamente modificati

La Federazione Pro Natura ha aderito ad una petizione internazionale promossa da Greenpeace per denunciare una nuova e preoccupante contaminazione OGM, questa volta di provenienza cinese. Si tratta di riso transgenico (questa volta non sfuso, ma presente in prodotti lavorati destinati al circuito dei prodotti asiatici), modificato per essere reso resistente ad un insetto, ancora in fase di sperimentazione e quindi non autorizzato.

Questa volta la contaminazione è ancora più vicina a noi in quanto abbiamo trovato prodotti contaminati in Francia, in Germania e in Gran Bretagna (dettagli e foto sul sito internet di Greenpeace). La Commissione Europea ha già reagito chiedendo verifiche rigorose agli operatori ed importatori del settore. Essendo l\'Italia la maggiore produttrice europea di riso, siamo i più esposti non solo dal punto di vista "commerciale", per eventuali importazioni, ma ancor di più per i pericoli legati ad una possibile contaminazione diretta "in campo".

Salviamo Marettimo

Anche la Federazione nazionale Pro Natura ha aderito all’appello rivolto al presidente della Regione Sicilia per salvare Marettimo, una delle isole Egadi, dalla speculazione edilizia. Marettimo uno dei più belli ed incontaminati luoghi d’Italia e del Mediterraneo, meta di turisti da tutta l’Europa, rischia di ritrovarsi nelle mire di eventuali speculatori: ben 80 ettari acquistati anni or sono dalla società Parmatour (gruppo Parmalat) corrono il rischio di essere messi all’asta diventando il cavallo di Troia per la distruzione dell’isola. È di fondamentale importanza che questi terreni divengano proprietà della Regione Sicilia che già possiede la maggior parte del territorio dell’isola svolgendo un encomiabile ruolo di protezione e di valorizzazione della stessa.

L’area, di straordinario interesse paesaggistico e naturalistico, è oggi occupata in gran parte da pini di Aleppo che il forte vento che spira dal mare ha modellato con forme fantastiche e dalla macchia mediterranea, regno indiscusso di essenze rare che hanno fatto dell’isola il paradiso perduto degli amanti della natura.

L’associazione culturale, sportiva e ricreativa "Marittimo" si è fatta portavoce di una petizione popolare che fa appello al Presidente della Regione, affinché deliberi l’acquisizione dei suddetti terreni al Demanio Pubblico che già possiede circa 800 ettari dell’isola. Questo patrimonio naturalistico viene gestito egregiamente dal Corpo Forestale che da 15 anni dà lavoro a circa 40 giovani isolani, che attraverso questa attività hanno imparato ad amare e rispettare la natura "selvaggia" della loro isola, nonché a sviluppare preziose competenze specifiche.

Il comunicato della Regione Sicilia.

In data 11 settembre 2006 la Regione Sicilia ha emanato il seguente comunicato.

La Regione formalizzerà domattina, con una nota del presidente Salvatore Cuffaro che sarà inviata al commissario straordinario di Parmatour Enrico Bondi, la volontà di acquisire i terreni di interessenaturalistico nelle due isole di Marettimo e Levanzo. Per il presidente Cuffaro, "dopo aver completato la verifica tecnica e gli aspetti amministrativi è stata messa a punto una strategia per giungere all’acquisizione di questi terreni". La decisione è stata formalizzata questa mattina nel corso della riunione che si è svolta a Palazzo d’Orleans. Oltre a manifestare la volontà di acquisire al proprio demanio regionale i terreni di proprietà Parmatour, nella nota "si precisa che le modalità di acquisto dei terreni dovranno essere effettuate secondo le regole imposte dal quadro normativo vigente nella Regione siciliana": si tratta, infatti, di terreni sottoposti a strettissimi vincoli naturalistici che si estendono per circa 80 ettari nelle isole dell’arcipelago delle Egadi e sono quasi integralmente, soprattutto per l’area di Marettimo, zone boschive.

Abruzzo: cemento e asfalto sulla Piana di Navelli

In Abruzzo, nella Piana di Navelli (Aquila), è previsto l’ampliamento della statale 17 che in alcuni tratti supera i 50 metri di larghezza. Il tracciato prevede svincoli sopraelevati, accerchiamenti stradali di chiese, viadotti e sbancamenti rocciosi che squarciano questo bellissimo pianoro. Si tratta di un intervento costoso e inutile che incide sul paesaggio e sul patrimonio archeologico in quanto questa intricata rete stradale sta cancellando uno dei paesaggi storici meglio conservati della Regione. L’opera è priva di valutazione di impatto ambientale, ma addirittura: «L’invio alla Direzione del progetto esecutivo non risulta essere stato approvato dalla Soprintendenza» scrive in una memoria il direttore generale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo. Il presidente dell’Organizzazione regionale Pro Natura Abruzzo, Domenico Savocchio, ha inviato in data 16 luglio 2006, un esposto alla Regione Abruzzo, alla Procura della Repubblica di L’Aquila, a vari Ministeri, ai presidenti delle competenti commissioni di Camera e Senato, al Parco nazionale del Gran Sasso, e ai comuni interessati. Ne riportiamo il testo.

OGGETTO: lavori SS. 17 – primo lotto – Piana di Navelli (Aq) – esposto

In relazione ai lavori in corso di cui all’oggetto, l’Associazione scrivente ha redatto un’analisi degli impatti ambientali dell’opera basata su autorevoli ricerche e studi scientifici pubblicati. Tale lavoro ha affrontato anche i risvolti connessi alla corretta applicazione delle normative nazionali ed internazionali poste a tutela della biodiversità (direttive europee e convenzioni internazionali).

Da tale approfondimento emerge chiaramente la necessità di assoggettare l’opera alla procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale secondo il Dpr.357/97 e successive modificazioni di recepimento della Direttiva 43/92/CEE "Habitat".

Mancando tale valutazione è necessario intervenire tempestivamente con l’immediato blocco dei lavori al fine di ristabilire il rispetto della normativa vigente (compresa quella di ratifica delle citate convenzione di Berna e Bonn), pena la violazione della normativa stessa, nonché l’avvio di una procedura di infrazione per violazione delle Direttive 409/79/CEE "Uccelli" e 43/92/CEE "Habitat".

Infine si palesa un grave danno economico in quanto il progetto in esecuzione è del tutto in contrasto con i risultati del progetto LIFE "ECONET" (dei quali è possibile fornirvi su CD i risultati conclusivi vistati dalla stessa Regione Abruzzo) per i quali l’Unione Europea e la Regione Abruzzo hanno investito somme considerevoli.

In caso di mancato intervento l’Associazione scrivente si riserva di inoltrare l’esposto alla Corte dei Conti, alla Commissione Europea e ai segretariati internazionali delle Convenzioni di Bonn e Berna.

Certi di un Vostro sollecito intervento rimaniamo a Vostra completa disposizione per qualsiasi chiarimento e cogliamo l’occasione per porgere i nostri migliori saluti.

Dr. Domenico Savocchi (Coordinatore Regionale)

Dove i motori devono tacere

Interessante presa di posizione assunta dal Comitato Centrale di indirizzo e controllo del CAI, che lo scorso 15 luglio ha approvato all’unanimità un documento che ribadisce la contrarietà del Club Alpino Italiano al libero accesso dei mezzi meccanici (auto fuoristrada, trial, motocross, quad, motoslitte, elicotteri) nell’ambiente montano.

Il documento è stato elaborato da quattro consiglieri centrali: Flaminio Benetti, Luca Frezzini, Vittorio Pacati e Albino Scarinzi.

Le premesse per il documento sono derivate dalla Proposta di Legge presentata in Senato il 16 giugno 2004 relativa alla disciplina della circolazione motorizzata su strade a fondo naturale e fuoristrada. Stralciamo alcuni passi del documento: "Il problema però è molto più generale e richiama alla necessità che il CAI assuma una posizione precisa, non solo teorica, ma che possa concretizzarsi in precise norme delle leggi nazionali e regionali. L’ambiente delle montagne è stato costruito, nel tempo, dall’evoluzione geologica e naturale, ma anche, forse in misura comparabile, dall’attività dell’uomo che, all’inizio, le ha esplorate per farle diventare man mano luogo di vita e di lavoro. I segni di questa presenza sono assenti solo alle alte quote dove vengono a mancare le condizioni di vita."

Pur ammettendo che l’evoluzione dei tempi comporta aperture a nuovi modi di vedere le situazioni, evitando atteggiamenti di chiusura, soprattutto avendo attenzione a migliorare le condizioni di vita degli abitanti, il documento rileva che "la montagna va vissuta in maniera diretta, va percorsa a piedi, per godere a pieno di tutto il benessere fisico e spirituale che ci trasmette. Può essere accettato che i rumori della natura siano accompagnati da quelli del lavoro, il trattore che sale all’alpeggio, la falciatrice o la motosega; anzi, questi rumori possono essere addirittura un segno positivo, ma non è tollerabile che si rivendichi il diritto di occupare questi spazi con mezzi potenti con il solo fine del divertimento."

Su questi principi la Federazione nazionale Pro Natura continuerà ad agire in collaborazione con il CAI e con altre associazioni, come ha fatto per la presentazione della Proposta di Legge di cui parlavamo all’inizio.

 

Il pipistrello nel Parco d’Abruzzo

Il 18 agosto 2006 a Villavallelonga, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, sono stati presentati i primi risultati di una ricerca condotta da Danilo Russo dell’Università di Napoli sulla presenza della chirotterofauna nel territorio del Parco.

Lo studio, che procede da cinque anni, ha riportato dati molto significativi. Sono state censite ben venticinque specie sulle trenta presenti in Italia; in particolare nell’area di Villavallelonga è stata identificata la presenza del Vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii), di cui si erano perse le tracce dagli anni Venti del secolo scorso. Si tratta di una specie che costruisce la propria tana negli alberi marcescenti, molto rara sul territorio nazionale e quasi del tutto sconosciuta per la regione mediterranea.

La presenza del Vespertilio e del Barbastella barbastellus indica l’elevata qualità ambientale della vegetazione forestale nella zona compresa tra Villavallelonga e Pescasseroli, interessata dalla presenza dei piccoli mammiferi protetti dalla Direttiva Habitat 92/43.

Dalle analisi degli escrementi è risultato che un pipistrello mangia ogni notte mille zanzare, che costituiscono il 70% della sua dieta; forse questa funzione di "pesticida naturale" libererà i chirotteri dalla cattiva fama che essi evocano nell’immaginario collettivo.

La ricerca proseguirà nei prossimi anni con lo scopo di documentare le puntuali localizzazioni dei siti arborei di svernamento e riproduzione dei pipistrelli e avrà come prima conseguenza quella di orientare maggiormente le strategie di gestione delle foreste verso la conservazione dei boschi vetusti come quelli della Val Cervara, dove sono stati documentati faggi di 400 e 500 anni di età.

Decima Fiera della Città Possibile

L’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, l’associazione VeneziAmbiente e la rete dei Gaia Club organizzano nei giorni 29 e 30 settembre e domenica 1 ottobre a Mestre la decima "Fiera della Città Possibile", che da quest’anno prende il nome di "Gaia". Lo scorso anno la Fiera ha avuto un notevole successo di pubblico, con almeno duemila persone che hanno partecipato alle varie iniziative.

Lo spirito della fiera "Gaia" è quello di far conoscere i tantissimi esempi di buone pratiche e tecnologie sostenibili presenti nel Nord Est, a partire dal Veneto. Negli ultimi anni, infatti, di fronte all’acutizzarsi dei problemi ambientali, locali e globali, sono nate iniziative in molti casi positive e portatrici di speranza. Troppo spesso, però, i cittadini non sanno che alcune scelte nella direzione della sostenibilità sono possibili.

Il programma prevede così due giornate di dibattiti, iniziative culturali e di svago e una terza giornata, quella di domenica 1 ottobre, nella quale saranno allestiti spazi espositivi e di presentazione e vendita da parte di aziende e associazioni. I temi dell’esposizione sono molto ampi: dalle tecnologie solari, alla bioedilizia, dalla mobilità sostenibile all’agricoltura biologica e commercio equo, dall’artigianato all’editoria soprattutto ambientale. Nel pomeriggio della domenica inoltre si svolgeranno degli incontri con esponenti del mondo ambientalista e pacifista, tra i quali Edo Ronchi, già Ministro per l’Ambiente, Rosa Amorevole, coordinatrice nazionale della Rete delle Banche del Tempo, don Albino Bizzotto, dell’associazione Beati i Costruttori di Pace, e Livio Giuliani, esperto nazionale in materia di elettrosmog.

Il programma della Fiera prevede anche la premiazione del concorso nazionale per tesi di laurea dedicato a Laura Conti e del concorso fotografico "Alberi in Città". Non mancheranno poi concerti, spettacoli teatrali, giochi e laboratori per i bambini.

Per partecipare alla Fiera o per avere maggiori informazioni, si può contattare l’Ecoistituto del Veneto al numero 041.935666 o all’indirizzo info@ecoistituto.veneto.it. Il sito web è www.ecoistituto-italia.org.

Amianto l’emergenza non è terminata

Benchè l’Italia, sin dal 1992, abbia proibito l’importazione, l’estrazione e la lavorazione dell’amianto ancora oggi ci coabitiamo: ospedali, treni, immobili, scuole, fabbriche.... Anche una modesta esposizione potrebbe essere pericolosa sia per i lavoratori che per le persone che l’hanno respirato nell’ambiente.

Occorre bonificare l’ambiente e occorre, prima di tutto, affrontare in modo adeguato i tanti drammi delle vittime e dei loro familiari.

Il problema dell’amianto investe pesantemente il futuro del nostro Paese: 1.000.000 sono i lavoratori esposti; 32 milioni le tonnellate presenti (di cui 8 milioni negli ambienti di lavoro), quasi 500 chilogrammi a testa!! 11.000 i nuovi casi di mesotelioma attesi nei prossimi 10 anni; 300.000 i lavoratori che hanno chiesto il riconoscimento di avvenuta esposizione lavorativa (più di 10 anni di contatto con l’amianto); 4000 morti ogni anno da collegarsi a questa fibra killer devono farci riflettere. E’ per questo che "Medicina democratica", movimento di lotta per la salute, ha indetto una raccolta firme per sollecitare il Parlamento ad una rapida discussione ed approvazione della proposta di legge "Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all’amianto e dei loro famigliari".

Ecco alcuni dei punti più significativi del disegno di legge:

- persone a rischio sono considerate anche coloro che, pur non manipolando l’amianto, ne vengono a contatto per motivi abitativi, familiari o ambientali;

- istituzioni di un Fondo nazionale per la bonifica;

- attivazione dell’opera di bonifica su tutto il territorio nazionale e agevolazioni per l’eliminazione dell’amianto dagli edifici;

- modalità di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto;

- realizzazione del Fondo nazionale vittime dell’amianto;

- assicurare agli esposti ed ex esposti amianto gratuitamente attraverso le ASL forme di monitoraggio, di sorveglianza sanitaria e diagnosi precoce per rendere più efficace l’intervento terapeutico;

- estensione dei benefici previdenziali ai soggetti esposti od ex esposti anche per un periodo inferiore ai 10 anni e riapertura con scadenza 31/12/2006 dei termini per il riconoscimento dei benefici previdenziali;

- assistenza legale gratuita agli affetti da malattie causate dall’esposizione all’amianto.

Come sottoscrivere la petizione:

- inviando un messaggio all’indirizzo e-mail petizione@medicinademocratica.org indicando nome, cognome e indirizzo di residenza e riportando "sottoscrivo la petizione ai presidenti di Camera e Senato"

- attraverso il sito www.medicinademocratica.org

Una banale battuta di caccia abbatte “Bruno” l’orso trentino

"E’ incomprensibile e sconcertante la decisione delle autorità bavaresi di eliminare il problema dell’orso bruno attraverso una banale battuta di caccia!" Secco e perentorio il pensiero del Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Aldo Di Benedetto. "E pensare che nel nostro territorio, proprio per salvare gli orsi in pericolo di estinzione – continua il Direttore – investiamo risorse finanziarie, mezzi e addestriamo squadre specializzate per il controllo, le eventuali catture e per indennizzare i danni agli agricoltori e allevatori procurati dai plantigradi."

Ricordiamo che l’Ente Parco aveva offerto la propria collaborazione per controllare e catturare l’animale, così come il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e la Provincia di Trento. Tutto inutile! Malauguratamente si è scelta la strada più sbrigativa per eliminare l’animale ritenuto a torto pericoloso. Le ricerche per riportare Jj1 (così veniva identificato l’orso) sul territorio italiano sembravano difficili e faticose, ma, una volta interrotte, l’animale è stato avvistato e con rapidità abbattuto, questa mattina alle 4.50.

"Ma come si può enfatizzare il pericolo quando, proprio in un centro abitato del Parco – prosegue il Direttore – semplici cittadini si sono organizzati in associazioni e offrono la loro collaborazione nel controllo degli spostamenti degli animali?"

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise conserva da secoli questi animali. Le catture per installare i radiocollari sono una pratica comune eseguita da squadre specializzate; gli animali vengono seguiti a distanza e le popolazioni vengono costantemente informate e sensibilizzate.

"Abbiamo in corso un progetto di ricerca sui grandi carnivori selvatici, il lupo e l’orso; un progetto – conclude il Direttore – finanziato con fondi pubblici e sponsorizzato persino da privati d’oltre oceano. Facciamo questo perché riteniamo che una società civile debba imparare a convivere con gli animali selvatici che rappresentano un patrimonio di tutta la collettività mondiale."