Mauro Furlani
Il 7 aprile scorso, nella bellissima struttura della Corte di Giarola, presso Collecchio, all’interno del Parco Fluviale del Taro, si è svolta l’Assemblea annuale della Federazione Nazionale Pro Natura. Un ringraziamento per l’ospitalità va al Comune di Collecchio, alla Direzione del Parco e al Segretario dell’Organizzazione Regionale dell’Emilia Romagna Giuliano Cervi, che si è attivamente impegnato nell’organizzazione di questo evento.
L’Assemblea, per coloro che hanno potuto, è stata anticipata, il giorno precedente, da una escursione nella nostra Oasi di Monte Prinzera, inserita all’interno dell’omonima riserva naturale e ceduta in gestione alla Provincia di Parma. È stato un fine settimana denso di spunti e animato da una discussione che avrebbe richiesto tempi più lunghi per affrontarli adeguatamente.
Quanto non si è potuto in quella sede, dovrà essere oggetto di approfondimento in un prossimo futuro.
Sì è trattato di una assemblea elettiva e dunque si è provveduto ad eleggere il nuovo Consiglio direttivo che dovrà guidare la Federazione nel prossimo triennio; compito questo non semplice, visto il momento storico che stiamo vivendo e che sembra porci, in modo sempre più stringente e improrogabile, di fronte a scelte complesse. In primo luogo dovremmo fare uno sforzo per comprendere quanto sta accadendo. In questo contesto la sfida è di svolgere il nostro ruolo insieme a tutti i soggetti che cercano di conciliare la sostenibilità del mondo naturale con la convivenza tra le persone. Montagne quasi insuperabili, che tuttavia motivano il nostro impegno e quello di tante persone.
La consapevolezza dei problemi, il valore e l’estetica della natura, il rigore scientifico con cui ci si accosta ad essa, costituiscono un propulsore che muove le scelte quotidiane, il nostro impegno e la nostra ragion d’essere come Federazione.
Impegno che dovrebbe essere in grado di indirizzare, suggerire le scelte quotidiane individuali e gli indirizzi gestionali del territorio, rendendoli compatibili con i principi di ecologia. Ecologia che sempre più urgentemente dovrebbe coniugarsi con l’altro termine che con essa condivide la stessa etimologia: economia.
Il movimento di giovani che si è riunito attorno alla figura e alle provocazioni della giovanissima Greta Tumberg, per denunciare l’emergenza climatica, chiedere attenzione e scelte coerenti, ci pone di fronte ad alcuni interrogativi le cui risposte non sono più eludibili.
L’enfatizzazione e l’eco mediatica avuta dal movimento di opinione si sono alimentate sia per il protagonismo di una nuova generazione, di un nuovo soggetto sociale, facilitati anche dalla diffusione esponenziale offerta da strumenti mediatici. Il rischio concreto è che siano proprio gli stessi strumenti che hanno diffuso il fenomeno a fagocitare e metabolizzare quanto accaduto.
Malgrado questo rischio, la mobilitazione di centinaia di migliaia di giovani in tutto il mondo occidentale, intorno ad un tema globale come il clima, ci rimanda a quella globalità, non solo economica, ma ad un’altra, ben più grave, quella ecologica, denunciata anche da Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato sì.
Il sasso comunque è stato lanciato, e anche se del tutto prematuro, sembra emergere un nuovo soggetto sociale che usa strumenti mediatici e di condivisioni in gran parte estranei a noi adulti.
Sebbene molti siano rimasti sorpresi di quanto accaduto - si sono osservati i primi maldestri tentativi di cavalcare quest’onda inaspettata - credo, al contrario, che il fenomeno vada osservato e assunto con grande interesse e attenzione. Proprio per la sua peculiarità, anche anagrafica, esso va lasciato libero di muovere i suoi passi in modo del tutto autonomo e al di fuori di condizionamenti.
Al nostro interno, uno degli obiettivi, che personalmente ritengo importante e, almeno in parte, raggiunto, è stato quello di un forte rinnovamento del Consiglio Direttivo, con l’ingresso, oltre che di numerosi giovani, anche di una importante e qualificata rappresentanza femminile.
Ciò non è avvenuto per assecondare la cosiddetta “quota rosa”, quanto piuttosto perché in molte realtà periferiche si sta affermando una propulsione femminile che doveva trovare espressione anche all’interno del nostro Direttivo. Il Consiglio Direttivo appena eletto ha colto l’importanza di aprirsi all’esterno, percependo l’arricchimento fondamentale che una visione femminile dell’impegno ambientalista porta con sé.
Abbiamo voluto anche ampliare il Consiglio direttivo fino al numero massimo che ci è concesso dallo statuto, undici Consiglieri, convinti che più numerose saranno le intelligenze, le sensibilità e più intenso potrà essere il confronto e le capacità della Federazione di intercettare le spinte e di affrontare i problemi. Dunque un grande augurio, innanzi tutto alle giovani donne che hanno accettato di far parte degli organi dirigenti: ad Alice Coppola, Erika Iacobucci e a Pierlisa Di Felice, che già da anni svolge, in qualità di Vicepresidente, un lavoro prezioso.
Un augurio di buon lavoro anche a Luca Cardello, Franco Rainini e Salvatore Caiazzo, nuovi entrati nel Direttivo.
Sono certo che si potrà costruire un gruppo propositivo, attento alle tematiche da affrontare e con le competenze all’altezza delle complessità che si hanno di fronte, in grado di consolidare un rapporto, anche umano, con le Federate sparse nel territorio, che sono la vera forza e motivo istitutivo della Federazione. Molti dei nuovi ingressi, come detto, sono giovani e con loro la Federazione potrà trovare non solo nuove spinte, ma anche prospettive per il futuro.
La globalità dei problemi richiede il coinvolgimento del maggior numero possibile di risorse nel territorio, per questo la Federazione dovrebbe riuscire ad estendere la sua presenza strutturata anche in quelle regioni in cui ora è più debole.
Mi riferisco in particolare ad alcune regioni del Nord Italia: Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, e ad alcune regioni del Sud Italia, in particolare Calabria, Basilicata, Sardegna e in parte la Sicilia.
Quest’ultima Regione, soprattutto a causa della difficoltà a costituire un coordinamento regionale, non trova la giusta espressione e il peso che potrebbe avere nel contesto nazionale.
Mi sia concesso di condividere una nota di grande tristezza per la scomparsa di una delle figure più rappresentative e limpide dell’ambientalismo in quella regione, Nuccia di Franco, consigliere della Federazione per anni, che, insieme al marito Luigi Lino, non ha mai fatto mancare la propria vicinanza alla Federazione, anche quando le difficoltà fisiche le impedivano un coinvolgimento diretto. Con grande malinconia ospitiamo, nelle pagine di questo numero della rivista, l’ultimo articolo che ci ha mandato solo poche settimane orsono.
Se una maggiore presenza nel territorio rimane un obiettivo strategico fondamentale, altrettanto importante, a mio parere, è lo sviluppo e il consolidamento di una rete di relazioni che vada al di là dei confini nazionali
Quando uscirà questo numero saranno da poco concluse le elezioni europee e il nuovo Parlamento, i nuovi Commissari dovranno confrontarsi con problemi talmente complessi che la voce delle Associazioni ambientaliste nazionali non potrà rimanerne esclusa. Sempre di più la politica ambientale si gioca e si confronta su più livelli: locale, regionale, nazionale, e sempre più spesso all’interno di una cornice normativa europea.
Forse è anche per questo parziale superamento del ruolo nazionale, che la politica europea in materia di ambiente subisce sbeffeggiamenti, è vista con fastidio, e delegittimata con sarcasmo.
Eppure essa ha prodotto norme importanti, divenute punto di riferimento non solo per l’Italia ma per tutti i paesi che fanno parte dell’Unione.
Non c’è settore - da quello agricolo, a quelli industriale, energetico e naturalistico - che non trovi nell’Europa il suo punto di riferimento.
D’altro canto, come detto in precedenza, è solo la sommatoria delle misure locali che può contribuire a modificare un contesto globale. Questo non limita il valore e il significato di misure locali, al contrario, le rende ancora più rilevanti soprattutto se inserite in un contesto più ampio.
Dalla Politica Agricola Comunitaria, alla Convenzione sul Paesaggio, alla Rete Natura 2000, fino all’adozione di una strategia per arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici, praticamente non c’è legge nazionale che non debba confrontarsi con le norme europee. All’interno di queste misure figurano quelle per il contenimento delle specie alloctone, le normative sulla biodiversità marina e lo sfruttamento delle risorse ittiche, la strategia europea per ridurre il consumo delle materie plastiche, ecc.
In questi ultimi anni, anche grazie al lavoro comune con altre Associazioni nazionali ed europee, siamo riusciti in alcune circostanze a superare i confini nazionali.
Il riferimento in particolare è alla politica Agricola Comunitaria, oppure alla campagna europea contro l’uso del glifosate in agricoltura, con la raccolta di un milione e trecentomila firme. Talvolta, noi stessi, ma anche alcune nostre Federate, hanno cercato nell’Europa un’ultima sponda per contrastare scelte gestionali italiane che non trovano, nel nostro paese, un confronto e interlocutori credibili e sensibili.
Nei prossimi anni si dovrà allacciare relazioni strette tra Associazioni europee, al fine di consolidare una rete in grado di interloquire direttamente con le istituzioni europee. In questo la Federazione mi sembra particolarmente adatta a perseguire questo obiettivo.
La Federazione appartiene da molti anni al EEB (European Environmental Bureau), rete internazionale di Associazioni che raccoglie oltre 140 Associazioni europee.
La sua stessa struttura federativa l’ha resa particolarmente predisposta ad interloquire con numerosi soggetti, con sensibilità diverse dalle proprie, valorizzando le differenze, purché animate dall’intento comune di ottenere risultati concreti in campo ambientale.
Rimanendo alle questioni nazionali, la Federazione è riuscita a mantenere una presenza costante nel panorama ambientalista nazionale. Lo abbiamo fatto per cercare di contrastare la riforma della Legge quadro sulle aree protette, così come sulle cosiddette grandi opere, a partire dal TAV e in numerose altre.
Purtroppo dobbiamo rilevare che troppo spesso l’agenda è stata dettata più dall’incombere delle circostanze e dalle emergenze che da noi stessi. Malgrado ciò, alcune circostanze, come la Proposta di legge sul consumo di suolo, avanzata dal Forum sul Paesaggio a cui la Federazione ha partecipato attivamente, costituiscono casi in cui la politica ha dovuto prendere atto e aggiornare la propria agenda.
All’interno di questo contesto propositivo va inserito il convegno voluto soprattutto dall’UBN (Unione Bolognesi Naturalisti) e a cui abbiamo partecipato, sul degrado di luoghi naturalistici rilevanti come la aree paludose nei pressi di Ravenna e di cui a breve usciranno gli atti, oppure il rilancio di una politica sul verde urbano portato avanti dal Gruppo Società e Ambiente di Senigallia. Lo stesso progetto Reforest degli Amici di Sempre Verde di Latina e molti altri ancora.
Non so dire se i diversi piani su cui dovrà operare nel prossimo futuro la Federazione potranno essere effettivamente portati avanti come si vorrebbe; tuttavia sono convinto che il nuovo Consiglio Direttivo abbia piena consapevolezza del suo ruolo e anche del momento storico che si sta attraversando.
Il 7 aprile scorso, in realtà, si sono tenute due assemblee: quella ordinaria ed una straordinaria.
Quest’ultima ha provveduto a modificare lo Statuto sociale, così come imposto a seguito dell’approvazione del Decreto Legislativo 117 del 2017 (Codice del Terzo Settore). Si tratta di modifiche espressamente previste dalla nuova normativa, che tuttavia non alterano in modo significativo né gli obiettivi e le finalità della Federazione, né le sue modalità organizzative. La nuova versione dello Statuto della Federazione Nazionale Pro Natura è consultabile al sito http://www.pro-natura.it/statuto.html.
L’Assemblea ordinaria, cui hanno partecipato – direttamente o tramite delega - 41 Associazioni delle 95 aventi titolo, ha invece provveduto ad effettuare le classiche adempienze previste in questi casi: approvazione dell’attività svolta e di quella in programma, nonché dei bilanci consuntivo 2018 e preventivo 2019.
Dopo attenta visione della documentazione presentata e sentite, ove presenti, le Organizzazioni Regionali competenti per territorio, ha inoltre approvato l’ammissione alla Federazione delle seguenti Associazioni, tutte con la qualifica di Federata:
- Gruppo Emergenza Radio Volontari – Pro Natura Cosenza
- Oasicostiera di Cesenatico
- Maremma Pro Natura di Grosseto
Ha poi preso atto della cessazione di attività da parte delle Associazioni:
- Nuovo Domani di Fiumicino
- Uomo e Territorio Pro Natura di Saronno
- Associazione Nazionale Polizia di Stato di Pisa
- Volontari per l’Ordine Teutonico di Roma
e ne ha disposto la radiazione anche per morosità.
L’Assemblea ha infine provveduto al rinnovo del Consiglio Direttivo per il triennio 2019-2021.
Sono risultati eletti:
- Belletti Piero (Pro Natura Torino)
- Caiazzo Salvatore (Amici del Parco di Monteveglio, Valsamoggia)
- Cardello Luca (Sempre Verde Latina)
- Coppola Alice; (Roma Pro Natura)
- Di Felice Pierlisa (Pro Natura Aterno)
- Furlani Mauro (Associazione Argonauta, Fano)
- Iacobucci Erika (Escursionisti Scontrone)
- Marucelli Gianni (Pro Natura Firenze)
- Pulvirenti Emiliano (Roma Pro Natura)
- Rainini Franco (Vivai Pro Natura)
- Rizzi Vincenzo (Centro Studi Natura, Foggia)
Hanno anche ottenuto voti: Mauro Sasso, Gianfranco Kolletzek, Paolo Nunzio Belfiore, Ezio Fonio.
I componenti del Collegio dei Revisori dei Conti sono stati eletti per acclamazione, nelle persone di Pietro Gallo, Francesco Lazzarotto e Domenico Sanino. Paolo Pupillo è stato designato in qualità di supplente.
Successivamente, il neo insediato Consiglio Direttivo ha poi provveduto al rinnovo delle cariche sociali, che risultano essere le seguenti:
Presidente: Mauro Furlani
Vice Presidenti: Pierlisa Di Felice e Vincenzo Rizzi
Segretario: Piero Belletti
Tesoriere: Lorenzo Marangon
Mauro Furlani
Il 7 aprile scorso, nella bellissima struttura della Corte di Giarola, presso Collecchio, all’interno del Parco Fluviale del Taro, si è svolta l’Assemblea annuale della Federazione Nazionale Pro Natura. Un ringraziamento per l’ospitalità va al Comune di Collecchio, alla Direzione del Parco e al Segretario dell’Organizzazione Regionale dell’Emilia Romagna Giuliano Cervi, che si è attivamente impegnato nell’organizzazione di questo evento.
L’Assemblea, per coloro che hanno potuto, è stata anticipata, il giorno precedente, da una escursione nella nostra Oasi di Monte Prinzera, inserita all’interno dell’omonima riserva naturale e ceduta in gestione alla Provincia di Parma. È stato un fine settimana denso di spunti e animato da una discussione che avrebbe richiesto tempi più lunghi per affrontarli adeguatamente.
Quanto non si è potuto in quella sede, dovrà essere oggetto di approfondimento in un prossimo futuro.
Sì è trattato di una assemblea elettiva e dunque si è provveduto ad eleggere il nuovo Consiglio direttivo che dovrà guidare la Federazione nel prossimo triennio; compito questo non semplice, visto il momento storico che stiamo vivendo e che sembra porci, in modo sempre più stringente e improrogabile, di fronte a scelte complesse. In primo luogo dovremmo fare uno sforzo per comprendere quanto sta accadendo. In questo contesto la sfida è di svolgere il nostro ruolo insieme a tutti i soggetti che cercano di conciliare la sostenibilità del mondo naturale con la convivenza tra le persone. Montagne quasi insuperabili, che tuttavia motivano il nostro impegno e quello di tante persone.
La consapevolezza dei problemi, il valore e l’estetica della natura, il rigore scientifico con cui ci si accosta ad essa, costituiscono un propulsore che muove le scelte quotidiane, il nostro impegno e la nostra ragion d’essere come Federazione.
Impegno che dovrebbe essere in grado di indirizzare, suggerire le scelte quotidiane individuali e gli indirizzi gestionali del territorio, rendendoli compatibili con i principi di ecologia. Ecologia che sempre più urgentemente dovrebbe coniugarsi con l’altro termine che con essa condivide la stessa etimologia: economia.
Il movimento di giovani che si è riunito attorno alla figura e alle provocazioni della giovanissima Greta Tumberg, per denunciare l’emergenza climatica, chiedere attenzione e scelte coerenti, ci pone di fronte ad alcuni interrogativi le cui risposte non sono più eludibili.
L’enfatizzazione e l’eco mediatica avuta dal movimento di opinione si sono alimentate sia per il protagonismo di una nuova generazione, di un nuovo soggetto sociale, facilitati anche dalla diffusione esponenziale offerta da strumenti mediatici. Il rischio concreto è che siano proprio gli stessi strumenti che hanno diffuso il fenomeno a fagocitare e metabolizzare quanto accaduto.
Malgrado questo rischio, la mobilitazione di centinaia di migliaia di giovani in tutto il mondo occidentale, intorno ad un tema globale come il clima, ci rimanda a quella globalità, non solo economica, ma ad un’altra, ben più grave, quella ecologica, denunciata anche da Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato sì.
Il sasso comunque è stato lanciato, e anche se del tutto prematuro, sembra emergere un nuovo soggetto sociale che usa strumenti mediatici e di condivisioni in gran parte estranei a noi adulti.
Sebbene molti siano rimasti sorpresi di quanto accaduto - si sono osservati i primi maldestri tentativi di cavalcare quest’onda inaspettata - credo, al contrario, che il fenomeno vada osservato e assunto con grande interesse e attenzione. Proprio per la sua peculiarità, anche anagrafica, esso va lasciato libero di muovere i suoi passi in modo del tutto autonomo e al di fuori di condizionamenti.
Al nostro interno, uno degli obiettivi, che personalmente ritengo importante e, almeno in parte, raggiunto, è stato quello di un forte rinnovamento del Consiglio Direttivo, con l’ingresso, oltre che di numerosi giovani, anche di una importante e qualificata rappresentanza femminile.
Ciò non è avvenuto per assecondare la cosiddetta “quota rosa”, quanto piuttosto perché in molte realtà periferiche si sta affermando una propulsione femminile che doveva trovare espressione anche all’interno del nostro Direttivo. Il Consiglio Direttivo appena eletto ha colto l’importanza di aprirsi all’esterno, percependo l’arricchimento fondamentale che una visione femminile dell’impegno ambientalista porta con sé.
Abbiamo voluto anche ampliare il Consiglio direttivo fino al numero massimo che ci è concesso dallo statuto, undici Consiglieri, convinti che più numerose saranno le intelligenze, le sensibilità e più intenso potrà essere il confronto e le capacità della Federazione di intercettare le spinte e di affrontare i problemi. Dunque un grande augurio, innanzi tutto alle giovani donne che hanno accettato di far parte degli organi dirigenti: ad Alice Coppola, Erika Iacobucci e a Pierlisa Di Felice, che già da anni svolge, in qualità di Vicepresidente, un lavoro prezioso.
Un augurio di buon lavoro anche a Luca Cardello, Franco Rainini e Salvatore Caiazzo, nuovi entrati nel Direttivo.
Sono certo che si potrà costruire un gruppo propositivo, attento alle tematiche da affrontare e con le competenze all’altezza delle complessità che si hanno di fronte, in grado di consolidare un rapporto, anche umano, con le Federate sparse nel territorio, che sono la vera forza e motivo istitutivo della Federazione. Molti dei nuovi ingressi, come detto, sono giovani e con loro la Federazione potrà trovare non solo nuove spinte, ma anche prospettive per il futuro.
La globalità dei problemi richiede il coinvolgimento del maggior numero possibile di risorse nel territorio, per questo la Federazione dovrebbe riuscire ad estendere la sua presenza strutturata anche in quelle regioni in cui ora è più debole.
Mi riferisco in particolare ad alcune regioni del Nord Italia: Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, e ad alcune regioni del Sud Italia, in particolare Calabria, Basilicata, Sardegna e in parte la Sicilia.
Quest’ultima Regione, soprattutto a causa della difficoltà a costituire un coordinamento regionale, non trova la giusta espressione e il peso che potrebbe avere nel contesto nazionale.
Mi sia concesso di condividere una nota di grande tristezza per la scomparsa di una delle figure più rappresentative e limpide dell’ambientalismo in quella regione, Nuccia di Franco, consigliere della Federazione per anni, che, insieme al marito Luigi Lino, non ha mai fatto mancare la propria vicinanza alla Federazione, anche quando le difficoltà fisiche le impedivano un coinvolgimento diretto. Con grande malinconia ospitiamo, nelle pagine di questo numero della rivista, l’ultimo articolo che ci ha mandato solo poche settimane orsono.
Se una maggiore presenza nel territorio rimane un obiettivo strategico fondamentale, altrettanto importante, a mio parere, è lo sviluppo e il consolidamento di una rete di relazioni che vada al di là dei confini nazionali
Quando uscirà questo numero saranno da poco concluse le elezioni europee e il nuovo Parlamento, i nuovi Commissari dovranno confrontarsi con problemi talmente complessi che la voce delle Associazioni ambientaliste nazionali non potrà rimanerne esclusa. Sempre di più la politica ambientale si gioca e si confronta su più livelli: locale, regionale, nazionale, e sempre più spesso all’interno di una cornice normativa europea.
Forse è anche per questo parziale superamento del ruolo nazionale, che la politica europea in materia di ambiente subisce sbeffeggiamenti, è vista con fastidio, e delegittimata con sarcasmo.
Eppure essa ha prodotto norme importanti, divenute punto di riferimento non solo per l’Italia ma per tutti i paesi che fanno parte dell’Unione.
Non c’è settore - da quello agricolo, a quelli industriale, energetico e naturalistico - che non trovi nell’Europa il suo punto di riferimento.
D’altro canto, come detto in precedenza, è solo la sommatoria delle misure locali che può contribuire a modificare un contesto globale. Questo non limita il valore e il significato di misure locali, al contrario, le rende ancora più rilevanti soprattutto se inserite in un contesto più ampio.
Dalla Politica Agricola Comunitaria, alla Convenzione sul Paesaggio, alla Rete Natura 2000, fino all’adozione di una strategia per arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici, praticamente non c’è legge nazionale che non debba confrontarsi con le norme europee. All’interno di queste misure figurano quelle per il contenimento delle specie alloctone, le normative sulla biodiversità marina e lo sfruttamento delle risorse ittiche, la strategia europea per ridurre il consumo delle materie plastiche, ecc.
In questi ultimi anni, anche grazie al lavoro comune con altre Associazioni nazionali ed europee, siamo riusciti in alcune circostanze a superare i confini nazionali.
Il riferimento in particolare è alla politica Agricola Comunitaria, oppure alla campagna europea contro l’uso del glifosate in agricoltura, con la raccolta di un milione e trecentomila firme. Talvolta, noi stessi, ma anche alcune nostre Federate, hanno cercato nell’Europa un’ultima sponda per contrastare scelte gestionali italiane che non trovano, nel nostro paese, un confronto e interlocutori credibili e sensibili.
Nei prossimi anni si dovrà allacciare relazioni strette tra Associazioni europee, al fine di consolidare una rete in grado di interloquire direttamente con le istituzioni europee. In questo la Federazione mi sembra particolarmente adatta a perseguire questo obiettivo.
La Federazione appartiene da molti anni al EEB (European Environmental Bureau), rete internazionale di Associazioni che raccoglie oltre 140 Associazioni europee.
La sua stessa struttura federativa l’ha resa particolarmente predisposta ad interloquire con numerosi soggetti, con sensibilità diverse dalle proprie, valorizzando le differenze, purché animate dall’intento comune di ottenere risultati concreti in campo ambientale.
Rimanendo alle questioni nazionali, la Federazione è riuscita a mantenere una presenza costante nel panorama ambientalista nazionale. Lo abbiamo fatto per cercare di contrastare la riforma della Legge quadro sulle aree protette, così come sulle cosiddette grandi opere, a partire dal TAV e in numerose altre.
Purtroppo dobbiamo rilevare che troppo spesso l’agenda è stata dettata più dall’incombere delle circostanze e dalle emergenze che da noi stessi. Malgrado ciò, alcune circostanze, come la Proposta di legge sul consumo di suolo, avanzata dal Forum sul Paesaggio a cui la Federazione ha partecipato attivamente, costituiscono casi in cui la politica ha dovuto prendere atto e aggiornare la propria agenda.
All’interno di questo contesto propositivo va inserito il convegno voluto soprattutto dall’UBN (Unione Bolognesi Naturalisti) e a cui abbiamo partecipato, sul degrado di luoghi naturalistici rilevanti come la aree paludose nei pressi di Ravenna e di cui a breve usciranno gli atti, oppure il rilancio di una politica sul verde urbano portato avanti dal Gruppo Società e Ambiente di Senigallia. Lo stesso progetto Reforest degli Amici di Sempre Verde di Latina e molti altri ancora.
Non so dire se i diversi piani su cui dovrà operare nel prossimo futuro la Federazione potranno essere effettivamente portati avanti come si vorrebbe; tuttavia sono convinto che il nuovo Consiglio Direttivo abbia piena consapevolezza del suo ruolo e anche del momento storico che si sta attraversando.
Il 7 aprile scorso, in realtà, si sono tenute due assemblee: quella ordinaria ed una straordinaria.
Quest’ultima ha provveduto a modificare lo Statuto sociale, così come imposto a seguito dell’approvazione del Decreto Legislativo 117 del 2017 (Codice del Terzo Settore). Si tratta di modifiche espressamente previste dalla nuova normativa, che tuttavia non alterano in modo significativo né gli obiettivi e le finalità della Federazione, né le sue modalità organizzative. La nuova versione dello Statuto della Federazione Nazionale Pro Natura è consultabile al sito http://www.pro-natura.it/statuto.html.
L’Assemblea ordinaria, cui hanno partecipato – direttamente o tramite delega - 41 Associazioni delle 95 aventi titolo, ha invece provveduto ad effettuare le classiche adempienze previste in questi casi: approvazione dell’attività svolta e di quella in programma, nonché dei bilanci consuntivo 2018 e preventivo 2019.
Dopo attenta visione della documentazione presentata e sentite, ove presenti, le Organizzazioni Regionali competenti per territorio, ha inoltre approvato l’ammissione alla Federazione delle seguenti Associazioni, tutte con la qualifica di Federata:
Gruppo Emergenza Radio Volontari – Pro Natura Cosenza
Oasicostiera di Cesenatico
Maremma Pro Natura di Grosseto
Ha poi preso atto della cessazione di attività da parte delle Associazioni:
Nuovo Domani di Fiumicino
Uomo e Territorio Pro Natura di Saronno
Associazione Nazionale Polizia di Stato di Pisa
Volontari per l’Ordine Teutonico di Roma
e ne ha disposto la radiazione anche per morosità.
L’Assemblea ha infine provveduto al rinnovo del Consiglio Direttivo per il triennio 2019-2021.
Sono risultati eletti:
- Belletti Piero (Pro Natura Torino)
- Caiazzo Salvatore (Amici del Parco di Monteveglio, Valsamoggia)
- Cardello Luca (Sempre Verde Latina)
- Coppola Alice; (Roma Pro Natura)
- Di Felice Pierlisa (Pro Natura Aterno)
- Furlani Mauro (Associazione Argonauta, Fano)
- Iacobucci Erika (Escursionisti Scontrone)
- Marucelli Gianni (Pro Natura Firenze)
- Pulvirenti Emiliano (Roma Pro Natura)
- Rainini Franco (Vivai Pro Natura)
- Rizzi Vincenzo (Centro Studi Natura, Foggia)
Hanno anche ottenuto voti: Mauro Sasso, Gianfranco Kolletzek, Paolo Nunzio Belfiore, Ezio Fonio.
I componenti del Collegio dei Revisori dei Conti sono stati eletti per acclamazione, nelle persone di Pietro Gallo, Francesco Lazzarotto e Domenico Sanino. Paolo Pupillo è stato designato in qualità di supplente.
Successivamente, il neo insediato Consiglio Direttivo ha poi provveduto al rinnovo delle cariche sociali, che risultano essere le seguenti:
Presidente: Mauro Furlani
Vice Presidenti: Pierlisa Di Felice e Vincenzo Rizzi
Segretario: Piero Belletti
Tesoriere: Lorenzo Marangon